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Autore Discussione: Un attentato, due chiavi di lettura  (Letto 1414 volte)
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« inserito:: Novembre 25, 2017, 06:07:42 pm »

Un attentato, due chiavi di lettura
L’attentato alla moschea di al-Rawdah, a Bir al-Abed, nel governatorato del Nord Sinai, testimonia ancora una volta come il contenimento della minaccia jihadista portata da Wilayat Sinai – Ws, la cellula locale dello Stato islamico – sia ben lungi dall’essere debellata.

Nonostante le operazioni continue, gli arresti e le uccisioni di importanti leader dell’insurrezione islamista nell’area da parte delle forze di sicurezza egiziane, il Sinai si conferma un eccezionale incubatore di violenze.
Rispetto agli ultimi attentati mediaticamente più rilevanti, che hanno coinvolto in particolare i cristiani copti, Ws è tornata a colpire con violenza estrema (si parla di oltre 230 morti) la popolazione locale musulmana. L’attacco non rappresenta una novità per quanto riguarda il bersaglio: i sufi – una branca mistica e considerata apostata dai gruppi estremisti – sono costantemente nel mirino dello stragismo di qualsiasi organizzazione jihadista in Nord Africa e in particolare in Egitto, dove si trova una delle comunità più numerose dell’area.
Sono però possibili due ulteriori letture.

Una prima riguarda l’inadeguatezza e incapacità delle Forze armate egiziane e del regime del Cairo nel contenimento del fenomeno terroristico. Colpendo e punendo la popolazione si mira a indebolire lo Stato egiziano stesso, facendo assumere al messaggio una valenza politica.
In secondo luogo, l’attentato potrebbe rappresentare un messaggio intimidatorio nei confronti della popolazione beduina locale che per anni ha fornito assistenza e protezione ai gruppi jihadisti attivi in loco. L’attacco potrebbe cioè essere mirato a impaurire e a sfavorire azioni contro la bayah (un patto di fedeltà) ancora forte tra jihadisti e tribù beduine, rivendicando la propria autorità sui territori sinaitici.

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