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« inserito:: Novembre 20, 2017, 05:58:16 pm »

Riina, caccia al tesoro. “Il figlio conosce i segreti stia lontano da Corleone”
Le intercettazioni del Ros sul patrimonio nascosto dal padrino Per i pm l’erede Salvo è ancora pericoloso: no al ritorno in Sicilia

Dal nostro inviato SALVO PALAZZOLO
19 novembre 2017

CORLEONE. Ora che Totò Riina è morto, i suoi fedelissimi in libertà aspettano che in paese torni presto Salvuccio. Così lo chiamano il terzogenito del capo dei capi, in segno di affetto e di rispetto. Ma Salvuccio, Giuseppe Salvatore Riina, quarant’anni di cui otto passati in carcere per mafia, non potrà tornare a Corleone. Almeno per un altro anno. Le indagini della procura di Palermo dicono che resta in una situazione di «persistente pericolosità sociale», nonostante lui scriva su Facebook di essere soltanto uno scrittore (di un solo libro, una biografia alquanto addolcita).

Salvuccio dovrà restare ancora a Padova in libertà vigilata: non può allontanarsi dalla città, deve rientrare a casa entro le otto di sera e non può uscire prima delle otto del mattino. Perché Salvuccio Riina, l’erede, custodisce molti dei segreti del padre. Uno soprattutto, quello che interessa di più alla famiglia. Il segreto del tesoro. Case, terreni, aziende, conti correnti e forse pure una misteriosa cassetta di sicurezza custodita chissà dove all’estero.

Diceva Totò Riina in carcere, intercettato dai pubblici ministeri del processo Trattativa Stato-mafia: «Se recupero pure un terzo di quello che ho, sono sempre ricco». Eccola, la parola chiave. «Recuperare» il tesoro. Magari per aumentare i dividendi mensili che arrivano periodicamente a Corleone. O per fare nuovi investimenti. Un’indagine dei carabinieri del Ros, coordinata dalla procura di Francesco Lo Voi, sta cercando il tesoro di Riina.

La forza delle relazioni
Non è solo la caccia a un patrimonio, è un’inchiesta delicatissima sulle relazioni fra Cosa nostra e una rete di insospettabili professionisti. Le relazioni, il vero patrimonio della mafia siciliana. Perché solo buone relazioni possono far scomparire dalla contabilità della Curia di Monreale il milione e 100 mila euro di contributi inviato dall’Agea, l’agenzia per le erogazioni in agricoltura, all’azienda “Santuario Maria santissima del Rosario di Tagliavia”. Per anni, i terreni della Curia sono stati feudo personale di Totò Riina: 155 ettari di potere e di rispetto, tra la Ficuzza e Corleone, annaffiati con cospicui fondi europei. Unico dipendente, il figlio dell’autista di casa Riina. Adesso, l’azienda della Curia è sotto amministrazione giudiziaria e come primo atto il dipendente è stato licenziato.

Il professore insospettabile
Qualche anno fa, Salvuccio rassicurava un anziano professore in pensione, e non sospettava di essere intercettato: «Pure che ti fermano con 100 milioni in tasca, è normale, è regolare». Il professore era diventato un insospettabile intermediario, per fare arrivare in tempi brevi i soldi necessari alla famiglia. Per questo è stato arrestato, anni fa. Adesso, passeggia tranquillamente per la piazza Falcone e Borsellino. Alle nove e mezza del mattino, è seduto a un tavolino del Bar York e sfoglia il Giornale di Sicilia, poi all’improvviso si alza e si allontana velocemente. Come se fosse in ritardo a un appuntamento. Intanto, donna Ninetta, la moglie di Riina, è già partita con il genero Giuseppe Bellomo, il marito di Lucia, per l’aeroporto Falcone e Borsellino. Destinazione, Parma, dove sono arrivati Salvuccio da Padova e l’altra figlia, Maria Concetta, da San Pancrazio Salentino.

I colloqui registrati
I carabinieri del Ros e della Compagnia di Corleone stanno esaminando tutte le ultime intercettazioni del Capo dei capi in carcere e in ospedale. Soprattutto, le registrazioni dei colloqui con la moglie e i figli. A caccia di qualche ultima disposizione. Magari per quei beni che rischiano di andare persi. È il capitolo più singolare di questa storia. Negli ultimi tempi, Riina era preoccupato per «quelli che hanno i beni miei e se li tengono, se li godono». Il segno dei tempi, in una stagione in cui Cosa nostra non è più forte come prima. E può accadere che persino il Capo dei capi venga truffato o che perda i contatti con i vecchi prestanome. C’era, ad esempio, una farmacia che il padrino voleva recuperare a tutti i costi. «Era intestata a uno, a sua volta questo l’ha intestata a sua madre... io sto rimanendo un poco male... perché gli ho messo i soldi. Ci ho infilato qualche duecentocinquanta milioni».

L’attività di volontariato
Salvo Riina potrà accompagnare con un permesso la salma del padre a Corleone. Al ritorno, continuerà ad essere ospitato in un appartamento dell’Associazione “Noi famiglie padovane contro l’emarginazione” e a lavorare alla Cooperativa Diogene. «È addetto alla segreteria a tempo parziale», ricordano i giudici, che annotano pure: «In ambito lavorativo è riferito un comportamento corretto e rispettoso. Riina svolge attività di volontariato nella distribuzione dei viveri a famiglie indigenti». Mentre continua a scrivere su Facebook, osannato da centinaia di like.

© Riproduzione riservata 19 novembre 2017

Da - http://www.repubblica.it/cronaca/2017/11/19/news/riina_caccia_al_tesoro_il_figlio_conosce_i_segreti_stia_lontano_da_corleone_-181493143/?ref=RHPPLF-BH-I0-C8-P5-S1.8-T1
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