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Autore Discussione: DR.SSA ILARIA CADORIN - IN OGNI DONNA C’È UNA PROSTITUTA  (Letto 1553 volte)
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« inserito:: Novembre 18, 2017, 05:33:10 pm »


Ilaria Cadorin | 12 novembre 2017 | Articoli, News | Nessun commento

In questi giorni hanno fatto scalpore le parole del Dr. Morelli, psichiatra e psicoterapeuta, riportate dal programma Le Iene sul tema delle molestie sessuali di cui è stato accusato il produttore cinematografico Harvey Weinstein (ed ad altri produttori e registi) e della rivelazione da parte di molte attrici di essere state vittima di molestie, pressioni, proposte indecenti e abusi taciuti fino a quel momento.
Le polemiche alle parole del Dr. Morelli sono state tantissime e, proprio per questo ho voluto guardarmi l’intervento de Le Iene per intero. La cosa che mi ha stupita è che ho condiviso tutto ciò che lui ha detto e non ho trovato nulla per cui colpevolizzarlo.

Come mai, allora, ci si è scagliati contro di lui? Cosa hanno scatenato le sue parole nelle persone?

COSA HA MOSSO IL SENTIR DIRE CHE “IN OGNI DONNA C’È UNA PROSTITUTA”?
 Nella mia pagina Facebook (“Dr.ssa Ilaria Cadorin Training Autogeno “) ho chiesto qualche parere e le risposte sono tate divere. Probabilmente la lettura che, a differenza di altri, sono riuscita a fare delle parole di Morelli prevede una costruzione mentale di nozioni e informazioni psicologiche accumulate nel tempo, che non si può pensare abbia la persona media, non “addetta ai lavori”, cosa che potrebbe giustificare l’aver mal compreso quanto detto dallo psichiatra.
 
Oltre a questo credo che giochi sempre l’influenza del “pensiero comune “. Mi mostrano il video di una persona facendolo passare (questo fanno Le Iene) per qualcosa di sbagliato? Allora io lo interpreto sbagliato. Le altre persone dicono che è “sconvolgente” quanto lo psichiatra ha detto? Allora io penso che è sconvolgente il video di Morell, senza essermi lasciato/a il tempo per una minima e profonda analisi personale di ciò che ho ascoltato.

Ho deciso quindi di riportare parola per parola quanto detto nel video per ri-leggerlo insieme.

I punti nodali che lo psichiatra ha sottolineato sono questi.

NON C’È UNO STUPRATORE MA UN DOMINATORE
il dominatore] nasconde una profonda tristezza […] E guardi le donne che aveva vicino: o ridevano di circostanza, o avevano il gelo dentro gli occhi, la paura. E tu come fai a vivere in un mondo a cui fai paura! Vuol dire che dentro di te la paura è talmente forte che tu non esisti, quindi stai coltivando un personaggio che sta uccidendo la tua affettività, la tenerezza, la dolcezza. Se non puoi concederti uno spazio neanche nell’amore, pensa che tormento dentro devi avere! […] Uno come Weinstein dovrebbe andare da qualcuno bravo, dove impara a conoscersi, impara a vedere questo lato malvagio, distruttore, come una presenza costante nella sua esistenza e impara a vederlo come parte di se”.

LETTURA:
Lo psichiatra presenta il quadro del “carnefice”, che non è lo stupratore o violentatore di cui raccontano i giornali di cronaca, ma è un uomo che si relaziona con gli altri, in questo caso le attrici a cui propone le parti nei film, utilizzando la chiave del dominio sessuale. Stiamo parlando ovviamente di un uomo non sano, che vive delle profonde angosce, tali da impedirgli di vivere persino il momento sessuale (che Morelli descrive come trasformativo per l’essere umano) in maniera libera e autentica. Il sesso non è un atto volto al godimento e non ha nemmeno una connotazione affettiva (Morelli infatti sottolinea che il dominatore non si innamora, non sa amare), ma è un’azione che ha come fine ultimo il dominare e umiliare l’altro.

DOVE C’È UN DOMINATORE/CARNEFICE, C’E’ UNA VITTIMA/CONSENZIENTE
“Molte donne che hanno fatto tutto questo con il produttore, ritenevano di condurre loro la danza… ritenevano di concedersi a modo loro, magari di fingere degli orgasmi… ma si sono trovate in contatto con un uomo che non è uno stupratore ma è un dominatore… che incalza con meccanismi che tu non conosci… Teniamo presente che le persone come il produttore hanno tutte una caratteristica: sono molti acuti nel cogliere le debolezze dell’altro… so cosa ti indebolisce, so cosa ti rende fragile e allora arriva quella frase che ti rende fragile, per un attimo ti commuovi e quando sei commossa le tue difese diminuiscono”. Chiede l’intervistatore al Dr. Morelli: “Questa violenza è lecita?” e il dr. Morelli risponde: “La giustizia punisce quando c’è la violenza sessuale e giustamente la punisce duramente, ma se noi dovessimo portare in tribunale la violenza psicologica noi porteremo in tribunale il 90% del Paese. Provi a pensarci: quante volte ha detto un sì ad un capo e avrebbe voluto dire no, e quante volte ha dovuto recitare. Chi di noi non l’ha fatto? Non possiamo pensare di portare in tribunale le nostre accondiscendenze. […]”.

LETTURA:
Prostituta Ribadisco che in questa situazione non si tratta di un abuso o di una violenza subita, ad esempio, da parte di un uomo in una stazione dei treni. Stiamo parlando di una violenza subìta in maniera consenziente al fine di ottenere un vantaggio. Come ben spiega Morelli, le donne che sono entrate nel gioco del produttore-dominatore erano convinte di poter gestire ciò che stavano accettando, una sorta di “pegno” da pagare per raggiungere i propri obiettivi, in questo caso di fama e di successo. Questa è una situazione estremamente diversa sia dalla violenza “di strada” sia dal mobbing. Il mobbing sessuale, per lo specifico, riguarda l’insieme di comportamenti e atteggiamenti, ripetuti nel tempo, di violenze psicologiche, fisiche e/o verbali da una persona che ricopre un ruolo di autorità verso un’altra o altre a lui dipendenti, atte a denigrare, umiliare, screditare l’altro, compromettendone la salute psichica e fisica, la professionalità e la dignità.

MOBBING E “PROSTITUZIONE”
Per distinguere fra cosa è mobbing e cosa invece rientra nel caso descritto da Morelli, vi faccio questo esempio. Immaginiamo una giovane donna che lavora come segretaria per un dirigente d’azienda. Per motivi personali, questa donna valuta l’ipotesi di non rimanere in quel posto di lavoro e il suo titolare, per tenerla con sé, comincia a farle regali e a presentarle aumenti extra busta paga. Niente si fa gratuitamente, per cui il prezzo da pagare per i regali e gli aumenti non è il rimanere a lavoro, ma il cedere a “baci e carezze”. Se la segretaria fosse attratta dai soldi e dai regali, potrebbe accettare consenzientemente le avance dell’uomo e non si potrebbe parlare di mobbing ma di “prostituzione” (come la intende qui Morelli). Se invece, questa donna non avesse voluto andare via da lavoro e si fosse trovata costretta a cedere alla avance e alle pressioni dell’uomo, sul ricatto di veder rovinata la propria reputazione e di non trovare altro lavoro al di fuori di quello, si potrebbe parlare di mobbing.

Ritornando al caso del produttore Weinstein e delle attrici, rientriamo nel primo esempio: donne che hanno consenzientemente accettato avance, proposte indecenti e molestie al fine di raggiungere un obiettivo che si erano prefissate: fare quel certo film, prendere quella parte, diventare famose.

IL BISOGNO DI FARE PACE CON LA PARTE “NERA” DI SÉ
Dice Morelli: “Cosa succede quando una donna a distanza di anni parla del suo essersi prostituita con un uomo, per esempio per il successo? Succede che si sente sporca. Nel sentirti sporca però in qualche modo stai facendo la pace con te stessa perché ti accorgi che dentro di te ci sono altre qualità, altre donne. Nella vita non bisogna migliorare, non devo diventare più brava, devo completarmi. E come ti completi? Portando con te le tue contraddizioni. Portando con te, insieme alla donna pura, la prostituta, perché in ogni donna sono presenti ambedue i volti […].”

LETTURA:
Questo è un concetto centrale che rimanda anche alla Psicologia di Jung, ma anche alla Psicoanalisi di Freud e, ancora più indietro nel tempo, alla tradizione alchemica. Per Jung, il compito fondamentale (se non addirittura un vero e proprio “dovere morale”) per ciascun essere umano è di giungere ad una realizzazione piena che non riguarda tanto l’ambito professionale, familiare o sociale, bensì quello personale (che di conseguenza si riflette negli altri ambiti della vita). Jung parlava di “Processo di Individuazione” come un cammino, molto duro e doloroso che prevede delle tappe da affrontate per passare alla fase successiva. La prima di queste tappe riguarda proprio il conoscere la propria Ombra. L’Ombra è la nostra “sorella oscura” che comprende gli aspetti della personalità condannati, negati o rifiutati dalla coscienza, perché ritenuti non eticamente accettabili; è la propria immagine interiore, scrostata dalle maschere che si indossano perché approvate dal mondo esterno e da se stessi; comprende gli aspetti scarsamente sviluppati, rimasti quindi in uno stato infantile, goffo, inadatto; i complessi psichici, i più profondi incubi, le più grandi paure e i limiti maggiormente paralizzanti della persona. L’Ombra comprende tutti i nostri opposti (le nostre “contraddizioni”) non vissuti, non illuminati, non guardati e non accolti. Noi, infatti, siamo come dei diamanti, composti da infinite facce ma di noi, conosciamo solo una piccolissima parte e rifiutiamo e rigettiamo, consapevolmente e inconsciamente, ciò che è Ombra, ciò che è scuro, sporco, non conosciuto.


ACCETTARE L’OMBRA
La maggioranza delle persone, ignora la propria Ombra, nell’illusione di poter rimanere libera e pulita dal fango che essa porta con sé, senza rendersi conto che quest’energia sotterranea non riconosciuta, invade lo spazio della coscienza e viene a galla attraverso le proiezioni. Riconoscere la natura interna, e non esterna dei propri nemici, porta al ritiro delle proiezioni e si concretizza, ad esempio, nella consapevolezza che le persone o situazioni che “danno fastidio” sono tali proprio perché fungono da specchio a qualcosa che si deve ancora riconoscere, ammettere e integrare dentro di sé. La nostra parte Ombra non è però qualcosa di negativo ma va considerata anche per la sua valenza positiva perché le qualità che essa contiene sono anche ciò che renderebbe l’esistenza umana più vivace e giocosa. In quest’ottica, l’Ombra può rivelarsi una grandissima risorsa, sempre a patto che venga conosciuta. Ritornando alle parole di Morelli, conoscere il proprio lato-prostituta, ovvero il proprio potere seduttivo allo scopo di ottenere vantaggi, permette alla persona di poterlo gestire e contenere. Scappa dal mio potere ciò che di me non conosco. Tanto più la nostra Ombra è affollata da scomodi e sconosciuti contenuti inerenti la vita e la storia personale, tanto più sarà difficile potersi sviluppare nel processo di individuazione, quello che Morelli definisce “di realizzazione e di completamento” di sé.

LA PROSTITUZIONE NON È SOLO QUELLA DI STRADA
“In ogni donna c’è una prostituta. Nella mamma, nella moglie, nelle figlie, nelle sorelle, dappertutto. In ogni donna è presente, sempre il fatto di poter usare la seduzione per ottenere un vantaggio. Possiamo dire che è una prostituta? NO. Però possiamo dire che oltre un certo un limite, dentro quella seduzione per ottenere un vantaggio, c’è la prostituzione. Quindi ogni donna può diventare una prostituta, ogni donna può agirla oppure tenerla sullo sfondo. Nella stragrande maggioranza delle donne può essere capitato che una volta abbiano agito prostituendosi per ottenere dei vantaggi. Perché non c’è soltanto la prostituta di strada che è legata ai contanti. Quando una donna sta con un uomo e a quest’uomo gli dà il corpo per avere un vantaggio o più vantaggi, si sta prostituendo. Bisogna chiamare le cose con il proprio nome. I vantaggi non sono soltanto vantaggi economici o di successo, sono anche vantaggi affettivi”. Quando si chiede a una bambina di 6 anni di dare un bacio anche se non vuole e le si dice “in cambio ti dò qualcosa”, già in quel caso, dice Morelli, “stiamo seminando l’idea che l’affettività è legata a dei vantaggi. […]. È evidente che a 21-22-23 anni (età in cui le ragazze hanno permesso queste violenze) tu sei dentro una psicologia sognante, diventare la grande attrice, diventar la grande modella, il successo, ma in questo stato sei più facilmente preda dell’uomo dominatore. Che cosa devi sapere, e devi averlo ben chiaro? Che qualsiasi successo tu voglia raggiungere deve basarsi prima di tutto e più di tutto, su delle tue capacità.”

LETTURA:
IN OGNI DONNA C'È UNA PROSTITUTA Il verbo “sedurre” deriva dal latino sedùcere che significa condurre-via, ovvero portare a sé, togliere dalla “retta” vita. Biologicamente le femmine animale sono state create per sedurre e attrarre il maschio a sé al fine di accoppiarsi e assicurarsi così la continuazione della specie. Psicologicamente la seduzione ha a che fare con la libido, ovvero con l’energia sessuale, con il “calore” animale. Ogni donna sa come essere seduttiva, non è questione del “come è” ma del “come si pone”. Lo sappiamo tutte. Anche Bridget Jones, sapeva bene cos’era la seduzione (ma lei non riusciva a tirarla fuori Occhiolino). Non dobbiamo sconvolgerci all’idea che la donna sappia usare quest’arma così come l’uomo usa da sempre la forza, il mostrarsi potente, di successo, per attrarre.

Il mondo di Venere, femminile, contro la dimensione di Marte, maschile.

Di nuovo, Morelli ribadisce l’aspetto consenziente e cosciente di questa situazione. Ad un certo punto dell’intervista lui dice: “Come fai a denunciare quando sei stata consensualmente a letto con lui… Che cosa denunci?”. Conosco donne che cercano attorno a loro uomini ricchi e “in” per godere del vantaggio sociale ed economico che stare con questi dà loro. Ovviamente “ci sta” anche andarci a letto… ci sta persino innamorarsi, da quanto si è ammaliate dai vantaggi che quel tipo di relazione può offrire. Fa un certo effetto pensare che queste donne, che anche voi probabilmente avete avuto modo di conoscere, siano delle “prostitute”, ma di questo stiamo parlando. Di donne che scelgono di scendere sessualmente a compromessi, per ottenere dei vantaggi. Non stanno subendo violenze e molestie. Le stanno accettando per il raggiungimento di un loro traguardo. Ma anche uscendo dall’ottica sessuale, quante volte ci è capitato di accondiscendere alle richieste di qualcuno per ottenere qualcosa? Entro certi limiti è naturale. “Oltre” si può parlare di prostituzione (nel libro dello psicologo Giulio Cesare Giacobbe “Come diventare bella, ricca e stronza!” si parla proprio di questo tipo di donne).

IL POTERE DEL SILENZIO – L’ACCETTAZIONE E IL PERDONO
All’inizio Morelli, alla domanda “E queste donne dovrebbero farsene una ragione?” risponde: “Non solo farsene una ragione ma dovrebbero avere cura e trattare come una sorella quella donna che si è prostituita perché se la trattano come una nemica o la mettono sullo sfondo, può fare danni”. Successivamente, ritorna a dire che l’unica cosa che possono fare queste donne è: “Perdonarsi. Perdonarsi più e più volte”.

LETTURA:
Questo concetto rientra nel conoscere, integrare e accogliere la propria Ombra, i propri errori, le proprie fragilità. Ciò che non conosco e che nego di me, rischia di prendere il sopravvento. Sempre.

E bisogna parlarne o no? Morelli dice: “Qualcosa di positivo c’è stato perché è venuto fuori che il tema riguarda molte più donne di quello che si pensi, che vi sono uomini che sono lì soltanto per far sì che tu ti disprezzi e che da quelli uomini devi stare alla larga e abbiamo imparato un’altra cosa, che il successo viene molto più facilmente dalla spontaneità e dalla naturalezza, e non dall’esibizionismo. In molte di queste attrici che parlano c’è tanto esibizionismo. In altre c’è il dolore puro, cioè il dolore di chi si sente sporca perché ha fatto qualcosa che pensa gli abbia rovinato la vita. Si fa bene a parlarne per posizionare bene il problema…] la perdita d’identità”).

Non si cresce se non si sbaglia mai.
Non si impara a camminare se non si è caduti mille volte.
Non si può evolvere e completarsi se non si è sbagliato, se non ci si è persi e se, infine, non ci si è ritrovati.

© DR.SSA ILARIA CADORIN
Psicologa n°9570 Albo Psicologi del Veneto

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