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Autore Discussione: M. ZATTERIN Bombassei Subito un patto per l’industria tra Roma, Parigi e Berlino  (Letto 1719 volte)
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« inserito:: Agosto 27, 2017, 09:06:35 pm »

Bombassei: “Subito un patto per l’industria tra Roma, Parigi e Berlino”
Bisogna coordinare gli aiuti a imprese e lavoro

Pubblicato il 26/08/2017 - Ultima modifica il 26/08/2017 alle ore 07:28

MARCO ZATTERIN
INVIATO A RIMINI

Per semplificare, Alberto Bombassei dice che «servirebbe un ministero dell’Industria europeo». In realtà, la suggestione è meno complessa e burocratica. I governi di Italia, Francia e Germania - ovvero le tre principali economie manifatturiere del continente - dovrebbero organizzarsi in «una cabina di regia» e «coordinare i finanziamenti nazionali e Ue per le imprese, come pure le iniziative di defiscalizzazione e di sostegno all’occupazione». La formula del patron Brembo è che il dialogo a tre permetterebbe di «crescere di peso a livello mondiale e affrontare meglio le insidie del mercato e le sfide asiatiche». In effetti, «se ci facciamo guidare da ragionamenti collettivi siamo più forti».
 
Presidente, l’economia va meglio, ma l’Ue è lontana. È il caso di far festa? 
«Il dato più positivo è che per la prima volta ci siamo sbagliati, la realtà ha superato le previsioni. L’azione del governo ha funzionato: non avevamo mai visto una sensibilità così spiccata per il manifatturiero senza discriminare fra grandi e piccoli. Ha consentito di riprendere lena. Detto ciò, né Calenda né Gentiloni hanno ceduto a trionfalismi preelettorali. È la buona strada, ma il cammino resta lungo».
 
Come si avanza? 
«Prolungando la strategia applicata sinora insieme con gli sgravi fiscali per i giovani. Permetterebbe di ridurre il divario con gli altri e avrebbe effetti sul recupero dell’occupazione, soprattutto giovanile, che è la più tragica».
 
C’è chi ha perso la fiducia. 
«E’ comprensibile. Però con i giusti requisiti e l’impegno adeguato si possono avere delle opportunità. Noi abbiamo assunto quasi 400 persone quest’anno, in prevalenza giovani, e non siamo l’eccezione. La realtà è anzi che cominciamo a fare fatica a trovare i profili che ci servono. Vuol dire che chi ha un mestiere, la volontà e la grinta può farcela».
 
Ci attendono turbolenze politiche e la fine il sostegno della Bce. I tassi potrebbero aumentare. Preoccupato? 
«No. Nel 2018, se si faranno le cose dette, l’Italia dovrebbe progredire ancora, almeno un poco».
 
E la politica di Draghi? 
«L’uscita dal Qe sarà più graduale di quanto si pensa». 
 
Veniamo al tridente, alla dimensione europea. Come si fa? 
«Si deve fare squadra. In questa stagione di grandi acquisizioni, cinesi e no, dobbiamo metterci d’accordo su misure condivise perché la crescita industriale sia attivata congiuntamente. Bisogna essere consapevoli del nostro potenziale, che c’è. E agire di conseguenza a livello politico».
 
In che modo? 
«Il nostro governo insegue politiche condivise. È cruciale lavorare sugli investimenti, finanziandoli a livello europeo e nazionale, focalizzandoli su esigenze e obiettivi comuni».
 
Ecco «il ministero dell’Industria Ue» le sembra facile? 
«Molte delle misure necessarie, a partire dalla ricerca, sono cofinanziate con fondi europei. Se fossero pilotate da un ragionamento collettivo potrebbero essere più efficaci. Non è così difficile. Si tratterebbe di favorire del leggi rigorose e rigide per far crescere la competitività».
 
I tedeschi accetteranno? 
«Bisogna andare oltre quel diffuso timore psicologico che si ha nei confronti dell’industria tedesca. Tre anni fa un ambasciatore tedesco è venuto da me a dire “attenti, l’industria 4.0 da noi è partita e ora tocca a voi!”. Sanno bene cosa vuol dire essere europei. E’ un modo per difendersi».
 
E ci fidiamo dei francesi dopo Saint-Nazaire? 
«La considero una scivolata. Ma c’è sempre l’occasione di rialzarci. C’è sempre un possibile insegnamento in un errore».
 
C’è anche la questione di Vivendi, Telecom, Mediaset. 
«Non sono bei segni. Però, in linea generale, è sbagliato rispondere alle fesserie con le fesserie. Bisogna essere rigorosi e lungimiranti».
 
In quale settori la cabina potrebbe operare? 
«I grandi cambiamenti verranno dai trasporti. Come sarà l’automobile del futuro? Ibrida, elettrica? Con guidatore o senza? Un cervello comune aiuterebbe. Anche nelle merci, nei treni, i mezzi pesanti, l’aviazione. Sono i settori in cui l’Europa dovrebbe funzionare come soggetto unico».
 
E poi? 
«Sulla ricerca si fa già abbastanza. Per quella medica esistono centri di coordinamento molto attivi e dunque si tratta di dare ulteriori incentivi. In terza battuta, c’è l’informatica. E’ un limite preciso l’assenza di un progetto comune, che si dipenda dalle decisioni degli americani. Servono alternative anche agli Over the Top. l mondo va in quella direzione e non possiamo rimanere sudditi di qualcuno che decide dall’altra parte dell’Atlantico».
 
Mica facile. Dovete vedervela con Amazon e Google. 
«Sono aziende che, in certi casi, hanno cominciato in un garage. Da noi ci sono tante piccole aziende che costituiscono una eccellenza. Sarebbe bene che facessero rete. Collaborassero per obiettivi comuni sfruttando finanziamenti pubblici coordinati che le aiutino a crescere ed impedissero la fuga dei cervelli fuori del continente».

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Da - http://www.lastampa.it/2017/08/26/economia/bombassei-subito-un-patto-per-lindustria-tra-roma-parigi-e-berlino-uwrwdAuDsZciL0Mv1msoCM/pagina.html
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