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Autore Discussione: Emilia PATTA. La partita per l’Ema a Milano rivela il metodo politico che ...  (Letto 2022 volte)
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« inserito:: Luglio 30, 2017, 06:12:56 pm »

La partita per l’Ema a Milano rivela il metodo politico che Gentiloni vuole allargare

Di Emilia Patta

Tra le varie conseguenze della decisione della Gran Bretagna di uscire dall’Unione Europea vi è anche la necessità, come è noto, di spostare da Londra sul territorio comunitario le due istituzioni comunitarie che hanno sede nella capitale britannica: l’Autorità bancaria europea (Eba) e l’Agenzia europea per i medicinali (Ema). L’Italia, con la città di Milano, si è già candidata a ospitare l’Ema e il Sole 24 Ore segue con attenzione la pratica da mesi: ora siamo al tornate decisivo, dal momento che entro il 31 luglio i Paesi interessati a ospitare una delle due istituzioni devono presentare atto formale di candidatura (il voto finale ci sarà a novembre). Già domani il premier Paolo Gentiloni sarà a Milano con il sindaco Giuseppe Sala e il governatore Roberto Maroni per partecipare alla presentazione del dossier sulla candidatura del capoluogo lombardo a ospitare l’Ema.

Anche la decisione, presa al summit Ue di fine giugno, di votare a maggioranza invece che all'unanimità come proposto dal presidente del Consiglio europeo Donald Tusk e dal presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker, potrebbe rappresentare una opportunità in più per il nostro Paese e per Milano.

    L’agenzia Ue del farmaco 23 luglio 2017

Gentiloni al Sole 24 Ore: «Ecco perché l’Ema a Milano è la scelta migliore per l’Europa»

L’Italia è il secondo produttore farmaceutico dell’Unione europea, con trenta miliardi di euro di produzione e 2,6 miliardi di investimento, e Milano - anche grazie al successo dell’Expo – è la città ideale per accogliere personale e strutture. Il primo dei criteri messi a punto dai due presidenti Ue per la scelta è la rapidità con la quale la nuova sede potrà essere operativa e, come ha ricordato il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni nel suo articolo-appello pubblicato sulle colonne del Sole 24 ore, l’Italia e la Lombardia hanno già messo a disposizione il grattacelo Pirelli, uno dei simboli della modernità del nostro Paese.

Gentiloni sottolinea giustamente il lavoro di squadra svolto dal governo e dai sui ministri (in prima fila Maurizio Martina, già accanto a Sala per l’Expo) da una parte e dall’altra dalle istituzioni locali: il sindaco di Milano, eletto dal Pd e dal centrosinistra, e il governatore leghista della Lombardia. Il dossier della candidatura di Ema e la qualità del lavoro tecnico che ha comportato «mostra - nota il premier - anche a quali risultati siamo in grado di aspirare quando lavoriamo insieme. Con il sindaco Sala e con il presidente Maroni abbiamo fatto un’ottima squadra e ora ci giochiamo la partita».

    Le agenzie europee verso il trasloco 20 giugno 2017

Milano si propone come sede dell’Ema. E ha ottime ragioni per farlo

Le città che aspirano a ospitare l'Ema sono 20, tra cui alcune importanti capitali europee, e nonostante le ottime chances di Milano naturalmente la partita è apertissima. Ma quello che qui vogliamo portare all’attenzione è un metodo di lavoro quando sono in ballo interessi strategici del Paese: la collaborazione tra partiti (su questo punto l’attività del M5S non è pervenuta) e tra istituzioni. E anche, aggiungiamo, tra i partiti, le istituzioni e l’informazione di qualità. Troppo spesso i giornali insistono sulle cose che dividono un Paese politicamente già troppo diviso, dimenticando che tra i compiti della buona informazione c'è anche quello di “costruire” l'unità attorno agli interesse del Paese. Come scrive Gentiloni concludendo il suo intervento sul Sole 24 Ore, «la decisione finale dipenderà da molti fattori, e non saremo in grado di influenzarli tutti» ma «non c'è dubbio che questa candidatura, portata avanti con questa coralità e con una città che è una delle capitali internazionali d'Europa, è già un successo che deve ispirare tutto il Paese per le sue prossime scelte».

© Riproduzione riservata

Da - http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2017-07-23/la-partita-l-ema-milano-rivela-metodo-politico-che-gentiloni-vuole-allargare--142140.shtml?uuid=AEO9pq1B
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« Risposta #1 inserito:: Agosto 16, 2017, 04:10:31 pm »

Partito il tiro alla fune sulle Politiche 2018

Di Emilia Patta

«Con la legge di stabilità, a dicembre, la legislatura è finita». «No, ci sono ancora tre o quattro mesi per lavorare a provvedimenti importanti». Una volta chiusa la finestra per andare al voto anticipato a settembre, come era nelle intenzioni del leader del Pd Matteo Renzi, il dibattito nel maggior partito di governo sembra essersi spostato più prosaicamente sulla data delle prossime elezioni politiche. Perché è vero che la legge prevede che la legislatura finisca esattamente il 15 marzo, giorno in cui cinque anni fa si riunirono per la prima volta le nuove Camere dopo le elezioni politiche del 23 febbraio, ma è anche vero che governo e Quirinale hanno un certo margine d flessibilità per decidere data dello scioglimento delle Camere e data delle elezioni.

Finestre di voto
È possibile sciogliere le Camere prima del termine, come d'altra parte è accaduto la volta scorsa, in modo da andare al voto a febbraio-marzo. In questo caso il rompete le righe dovrebbe arrivare a gennaio. Sciogliendo invece le Camere attorno al 15 marzo si arriverebbe al voto a fine maggio. E a quel punto il governo potrebbe optare per l'election day assieme alle comunali, che per legge devono tenersi tra il 15 aprile e il 15 giugno, scavallando addirittura il mese di maggio.

Le due linee del Pd
Insomma, si fa presto a dire fine legislatura. Tre mesi sono un margine non banale su cui non a caso nel Pd sono cominciati i posizionamenti. Con il capogruppo alla Camera Ettore Rosato da una parte che ha già indicato nell'approvazione della legge di bilancio a fine dicembre l'ultimo atto della legislatura e con il suo collega del Senato Luigi Zanda dall'altra che sostiene che la legislatura deve andare avanti altri due o tre mesi nel 2018 per approvate altre leggi in sospeso tra cui lo ius soli e il biotestamento.

Tiro alla fune
Va da sé che dietro queste divisioni che si cominciano a intravvedere nel Pd e nella maggioranza ci sono interessi politici. Tre mesi non sono pochi, soprattutto per chi come Renzi avrebbe voluto andare al voto subito dopo la sconfitta referendaria del 4 dicembre scorso. E i suoi nemici interni ed esterni puntano sulla possibile sconfitta del candidato del Pd in Sicilia (ancora da trovare) alle elezioni regionali del 5 novembre per logorarne la leadership in modo da imporre un altro candidato premier del centrosinistra alle politiche del 2018. Senza contare l'interesse di Silvio Berlusconi a prolungare il più possibile la legislatura in modo da poter tornare candidabile (tra marzo e aprile, appunto). Insomma, il gioco del tiro alla fune è iniziato. E la decisione dell'arbitro, ossia il Capo dello Stato Sergio Mattarella, si conoscerà solo dopo che il Parlamento avrà messo in sicurezza i conti pubblici con l'approvazione della legge di bilancio 2107.

© Riproduzione riservata

Da - http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2017-08-16/partito-tiro-fune-politiche-2018--080525.shtml?uuid=AEVoyUDC
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