La partita per l’Ema a Milano rivela il metodo politico che Gentiloni vuole allargare
Di Emilia Patta
Tra le varie conseguenze della decisione della Gran Bretagna di uscire dall’Unione Europea vi è anche la necessità, come è noto, di spostare da Londra sul territorio comunitario le due istituzioni comunitarie che hanno sede nella capitale britannica: l’Autorità bancaria europea (Eba) e l’Agenzia europea per i medicinali (Ema). L’Italia, con la città di Milano, si è già candidata a ospitare l’Ema e il Sole 24 Ore segue con attenzione la pratica da mesi: ora siamo al tornate decisivo, dal momento che entro il 31 luglio i Paesi interessati a ospitare una delle due istituzioni devono presentare atto formale di candidatura (il voto finale ci sarà a novembre). Già domani il premier Paolo Gentiloni sarà a Milano con il sindaco Giuseppe Sala e il governatore Roberto Maroni per partecipare alla presentazione del dossier sulla candidatura del capoluogo lombardo a ospitare l’Ema.
Anche la decisione, presa al summit Ue di fine giugno, di votare a maggioranza invece che all'unanimità come proposto dal presidente del Consiglio europeo Donald Tusk e dal presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker, potrebbe rappresentare una opportunità in più per il nostro Paese e per Milano.
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L’Italia è il secondo produttore farmaceutico dell’Unione europea, con trenta miliardi di euro di produzione e 2,6 miliardi di investimento, e Milano - anche grazie al successo dell’Expo – è la città ideale per accogliere personale e strutture. Il primo dei criteri messi a punto dai due presidenti Ue per la scelta è la rapidità con la quale la nuova sede potrà essere operativa e, come ha ricordato il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni nel suo articolo-appello pubblicato sulle colonne del Sole 24 ore, l’Italia e la Lombardia hanno già messo a disposizione il grattacelo Pirelli, uno dei simboli della modernità del nostro Paese.
Gentiloni sottolinea giustamente il lavoro di squadra svolto dal governo e dai sui ministri (in prima fila Maurizio Martina, già accanto a Sala per l’Expo) da una parte e dall’altra dalle istituzioni locali: il sindaco di Milano, eletto dal Pd e dal centrosinistra, e il governatore leghista della Lombardia. Il dossier della candidatura di Ema e la qualità del lavoro tecnico che ha comportato «mostra - nota il premier - anche a quali risultati siamo in grado di aspirare quando lavoriamo insieme. Con il sindaco Sala e con il presidente Maroni abbiamo fatto un’ottima squadra e ora ci giochiamo la partita».
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Milano si propone come sede dell’Ema. E ha ottime ragioni per farlo
Le città che aspirano a ospitare l'Ema sono 20, tra cui alcune importanti capitali europee, e nonostante le ottime chances di Milano naturalmente la partita è apertissima. Ma quello che qui vogliamo portare all’attenzione è un metodo di lavoro quando sono in ballo interessi strategici del Paese: la collaborazione tra partiti (su questo punto l’attività del M5S non è pervenuta) e tra istituzioni. E anche, aggiungiamo, tra i partiti, le istituzioni e l’informazione di qualità. Troppo spesso i giornali insistono sulle cose che dividono un Paese politicamente già troppo diviso, dimenticando che tra i compiti della buona informazione c'è anche quello di “costruire” l'unità attorno agli interesse del Paese. Come scrive Gentiloni concludendo il suo intervento sul Sole 24 Ore, «la decisione finale dipenderà da molti fattori, e non saremo in grado di influenzarli tutti» ma «non c'è dubbio che questa candidatura, portata avanti con questa coralità e con una città che è una delle capitali internazionali d'Europa, è già un successo che deve ispirare tutto il Paese per le sue prossime scelte».
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