Relazione sullo stato dell'ambiente, i due volti dell'Italia
Sono 893 pagine scritte sotto la direzione del segretario generale del ministero e il supporto scientifico di sei professori di università ed enti scientifici: disegnano un paese diviso tra il consumo del suolo (e le frane conseguenti), la desertificazione a sud, la produzione chimica, ma anche l'avanzata delle terre coltivate a biologico e l'ottimo indice di balneazione
Di CORRADO ZUNINO
20 luglio 2017
ROMA - Un ministero dell'Ambiente che produce molti e corposi dossier, dopo otto anni firma la nuova "Relazione sullo stato dell'ambiente" (2016) e la deposita in Parlamento (lo scorso 6 luglio). E' recente il primo rapporto sul capitale naturale e ora sono pronte alla consultazione - non si sa per quali scelte, seguendo l'introduzione neutra del ministro Gian Luca Galletti - le 893 pagine scritte sotto la direzione del segretario generale del ministero e il supporto scientifico di sei professori di università ed enti scientifici. Scrive il ministro Galletti: "Siamo gli unici tra i grandi in Europa a non avere il nucleare, abbiamo un'alta efficienza energetica e rappresentiamo un'avanguardia a livello mondiale sulle energie rinnovabili".
Un paese che frana. E' lo stesso ministro a ricordare che oltre il 60 per cento delle frane che si registrano nel continente europeo si producono in Italia: 600 mila delle 900 mila censite in Europa. E' un dato che basta a segnalare la fragilità, e la cattiva manutenzione, del nostro territorio. Le aree a pericolosità idraulica, in Italia, sono il 4 per cento del totale con l'Emilia Romagna in testa. Le aree a "pericolosità media" sono l'8,1 per cento. Il consumo di suolo è il più alto in Europa, nonostante le molte colline e le molte montagne presenti "che avrebbero dovuto evitare l'espansione urbana". In termini assoluti, si stima che il consumo di suolo abbia intaccato, dato del 2014, 21.000 chilometri quadrati del territorio, il 7 per cento della superficie nazionale.
La desertificazione del Sud. L'Italia presenta il tasso di perdita di suolo più alto d'Europa, con valori di 8,46 tonnellate per ettaro l'anno, spiegabili con la cementificazione, le elevate pendenze dei terreni, la forza erosiva delle piogge, soprattutto quando sono successive a lunghi periodi di siccità. Altre cause di degrado sono la salinizzazione, la compattazione, la contaminazione, soprattutto la desertificazione, fenomeno che sta diventando preoccupante. Da questo punto di vista, il 10 per cento del territorio nazionale è molto vulnerabile, il 49,2 per cento ha una vulnerabilità media e solo il 26 per cento bassa o nulla. In Sicilia è a rischio il 42,9 per cento della superficie regionale, in Molise il 24,4, in Puglia il 15,4 e in Basilicata il 24,2.
Le terre bio e lo sviluppo chimico. In un paese con 60,7 milioni di residenti, nel 2014 l'agricoltura biologica occupava 1.387.913 ettari di territorio (+5,8 per cento rispetto al 2013) e 55.433 produttori dedicati al bio. L'Italia è leader europeo del settore, sia per il numero di imprese sia per l'estensione delle aree, ed è tra i primi produttori al mondo di agrumi, olive e frutta privi di chimica. Questi dati convivono, segno di un Paese che in queste stagioni non ha scelto la sua chiave di sviluppo, con il fatto che, con 52 miliardi di euro di fatturato sempre nel 2014, siamo il terzo produttore chimico in Europa e il decimo a livello mondiale. Fabbrichiamo chimica di base (petroli, cloro, soda, acido solforico), chimica specialistica (vernici e inchiostri, fitosanitari, coloranti), chimica destinata al consumatore finale (detergenti, cosmetici, pitture).
Depurazione totale. Già nel 2012 tre regioni - Piemonte, Liguria e Sardegna - e la Provincia autonoma di Trento avevano raggiunto una depurazione pari al 100 per cento del "carico organico". Nel 2015, invece, la percentuale di raccolta differenziata si è attestata al 47,5 per cento della produzione nazionale facendo rilevare una crescita di 2,3 punti rispetto al 2014 (i target Ue, tuttavia, indicano il 65 per cento come valore da raggiungere). La crescita di raccolta differenziata si è riscontrata anche nel Mezzogiorno: più 211 mila tonnellate, +7,3 per cento.
Relazione sullo stato dell'ambiente, i due volti dell'Italia
Balneazione e petroliere. Delle 5.511 acque di balneazione - 644 interne, 4.867 marine - l'82 per cento è di classe "eccellente". Ma il Rapporto evidenzia l'alto rischio di inquinamento per il Mar Mediterraneo derivante dall'intenso e quotidiano traffico di petroliere. In questo mare transita una percentuale tra il 25 e il 30 per cento del movimento mondiale di idrocarburi, petrolio e derivati: sono 400 milioni di tonnellate l'anno con oltre 250 petroliere di passaggio ogni giorno. Ben 125 milioni di tonnellate di idrocarburi vengono movimentate, ogni stagione, nei porti italiani: oltre 80 milioni di tonnellate rappresentano la nostra importazione per esigenze energetiche nazionali. Il 70 per cento degli idrocarburi si concentra in quattro porti: Trieste (36 milioni di tonnellate), Augusta e Priolo (25 milioni), Cagliari (13 milioni) e Genova (13 milioni).
Chiude il ministro Galletti, commentando la Relazione sullo stato dell'ambiente: "L'Italia che emerge da questa disamina è un Paese saldamente incardinato nel sistema di tutele ambientali definito dall'Unione europea, probabilmente il più attento e completo del mondo. E le città, che producono il 70 per cento dei gas serra, sono il banco di ogni politica di sostenibilità".
© Riproduzione riservata 20 luglio 2017
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