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Autore Discussione: Adriana Marmiroli - Marco Paolini: “Un’estate da nomade per testare sul palco...  (Letto 2220 volte)
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« inserito:: Luglio 16, 2017, 01:39:07 pm »


Marco Paolini: “Un’estate da nomade per testare sul palco la forza delle parole”
In tour nei festival di provincia. “Alterno monologhi e studio dal vivo le reazioni”

Pubblicato il 15/07/2017 - Ultima modifica il 15/07/2017 alle ore 07:35

Adriana Marmiroli
Milano

L’estate è per Marco Paolini stagione di esperimenti e studi. Cittadine di provincia e piccoli festival locali: ogni situazione è buona per incontrare un pubblico diverso da quello teatrale solito. «Per saggiarne le reazioni ai miei monologhi», spiega. Un calendario fitto e nomade in cui alterna titoli diversi, non di “repertorio”: letture e non spettacoli strutturati. «Mancano corpo e movimento, che sono ciò che fa la differenza. Qui invece sono ancora alla ricerca delle parole». 

Due i titoli che interpreta in questi giorni Tecno-Filò. Technology and Me, che è in una fase più avanzata, e U. Piccola Odissea tascabile che sta muovendo i primi passi. 

Protagonista Ulisse, il profugo per antonomasia, Piccola Odissea tascabile «non è un instant book», non è testo nato sull’onda della cronaca, ma ha una quindicina di anni. Paolini lo aveva interpretato accompagnato da Uri Caine e Giorgio Gaslini (oggi con lui c’è Lorenzo Monguzzi, voce e chitarra). Poi lo aveva accantonato. «Aveva uno stile che sentivo trash e di cui non ero sicuro». Un anno fa lo ha ritrovato in uno dei grossi quaderni in cui conserva tutto il proprio lavoro, pensieri, spunti, spettacoli. «E ne ho riscoperto la forza». Anche il linguaggio non gli è parso più così estremo. «Citazioni da Calvino, Zanzotto e London. Con la contaminazione di elementi cinematografici e televisivi». 

Il pubblico ride per i riferimenti “bassi”: Ulisse.it (come Itaca), Penelope che fa Cruz di cognome. I Proci che si fanno uccidere perché il racconto su Calypso e Circe è intrigante e parla di sesso. Paolini prende l’Odissea e la «manomette per farne un racconto pop». 

Il ventennale viaggio di Ulisse verso Itaca è sintetizzato in poco più di un’ora. Ma dentro ci sono anche le immortali terzine dantesche, «tanto pericolose per noi attori, se non siamo Vittorio Sermonti». E un fulminante epilogo mutuato da Martin Eden. E c’è persino Ulisse che in tanto peregrinare incrocia Enea: profughi entrambi ma con destini opposti. Il vincitore che diventa sconfitto e viceversa. «Prendo lo slancio da 3000 anni fa per dire che noi siamo i fortunati: noi, stirpe di Enea. Accennare a questi due destini paralleli mi intrigava». Qui la scintilla è stata la scritta su un muro romano. «Noi siamo i figli di Enea: fuori gli invasori». «Dobbiamo scegliere un punto di vista. E non credo che quello giusto sia la “sindrome dell’assediato”». 

«U» non sarà pronto prima di un anno, però. Il lungo stand by è dovuto all’affollarsi di altri progetti e interessi «paralleli». Il film di Andrea Segre, L’ordine delle cose, con Paolo Pierobon e Giuseppe Battiston, prodotto dalla sua JoleFilm. E il progetto lirico per Palermo: «Non opera tradizionale ma melologo: voce recitante con musiche di Mauro Montalbetti».

E poi c’è Tecno-Filò. Technology and Me, l’altro work-in-progress di questa estate. Figlio di riflessioni sulla scienza nate ai tempi di ITIS Galileo che lo stanno appassionando, fa parte di un vero e proprio “filone” sul rapporto tra uomo e tecnologia. 

«La tecnologia sta cambiando tutti i nostri riferimenti culturali. È la nostra rivoluzione copernicana». Ma, uomo di montagna e terra, che ama camminare nelle sue valli e perdersi nei boschi, Paolini ha un rapporto controverso con i ritrovati di cui la scienza ha riempito la nostra vita. «Uso il computer per navigare. Ma per scrivere preferisco ancora carta e penna». «Parafrasando il Nobel per la fisica Feynman: non riesco a capire ciò che mi accade attorno se prima non lo traduco in racconto». E allora eccolo usare il pubblico «come cavia». 

A Tecno-Filò sono un paio di anni che lavora. «A primavera sarà pronto». Quasi assieme al misterioso Antropocene che debutterà a maggio a Torino. Mentre è «spettacolo finito» Numero Primo, che porterà a Monforte d’Alba il 1° settembre. «Romanzo di formazione di un figlio e di un padre. È il mio contributo alla fantascienza». 

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Da - http://www.lastampa.it/2017/07/15/spettacoli/palcoscenico/unestate-da-nomade-per-testare-sul-palco-la-forza-delle-parole-tpUdt3fKApTHJmmVGkbTYO/pagina.html
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