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Autore Discussione: GIANLUCA LUZI. Il no dell'Europa e le incertezze dell'Italia  (Letto 1440 volte)
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« inserito:: Luglio 04, 2017, 05:39:20 pm »

Migranti

Il no dell'Europa e le incertezze dell'Italia

Di GIANLUCA LUZI

Una settimana di vertici internazionali che si concluderà con quello di Tallin, Estonia, non porterà a sostanziali progressi per trovare una soluzione all’emergenza migranti. Al di là dei commenti e dei comunicati ufficiali non ci saranno progressi veri soprattutto per l’Italia che è in assoluto il Paese che sopporta il peso maggiore nell’accoglienza dei disperati che arrivano dall’Africa. Il vertice a tre con Francia e Germania ha portato a qualche risultato per quanto riguarda i rapporti con le Ong che non potranno più andare a prendere i migranti vicino alle coste libiche, ma nulla di fatto per quanto riguarda la questione più importante: nessuno vuole aprire i porti alle navi che trasportano migranti. Ha detto no Marsiglia, e così anche Barcellona. La posizione di chiusura della Francia è stata ribadita dal presidente Macron, e anche se l’Unione europea minaccerà sanzioni a chi non si prenderà le quote di profughi, tutto resterà come prima. Perché il punto è proprio quello: si può imporre ai vari Paesi di accogliere non solo i profughi che scappano dalle guerre ma anche i migranti economici, cioè i disperati che fuggono dalla fame? La Francia dice di no, e il caso di Ventimiglia è lì a dimostrarlo, e praticamente anche gli altri Paesi dell’Unione sono sulla stessa linea. Quindi l’Itala è l’unico Paese europeo ad accogliere tutti. Ma adesso non ce la fa più e il governo Gentiloni e il presidente Mattarella cominciano a rendersi conto che la situazione può degenerare, può sfuggire di mano. E il razzismo comincia a manifestarsi sempre più spesso: nei piccoli centri del Nord ma anche nelle periferie delle grandi città. Servirebbe una linea condivisa dalla maggioranza e un governo in grado di imporla. Ma il centrosinistra è diviso come sempre e di conseguenza il governo non ha la forza per portare avanti una linea condivisa e seria. La stessa vicenda della chiusura dei porti alle navi straniere (mai attuata) dopo mesi di accoglienza indiscriminata, lo dimostra. Un drastico cambio di rotta che però è rimasto al livello di minaccia.

DA - http://www.repubblica.it/politica/
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