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Autore Discussione: Laura Di Pillo Calenda a Confesercenti: priorità taglio tasse a imprese, non...  (Letto 1551 volte)
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« inserito:: Giugno 19, 2017, 05:30:20 pm »


Patrizia de Luise nuovo presidente Confesercenti

Calenda a Confesercenti: priorità taglio tasse a imprese, non Irpef

  di Laura Di Pillo 19 giugno 2017

«La priorità è abbattere il carico fiscale sulle imprese, che costa immensamente meno rispetto al taglio dell'Irpef». Parola del ministro dello Sviluppo economico, Carlo Calenda intervenuto stamattina all'assemblea annuale di Confesercenti. «La diminuzione delle tasse deve essere una diminuzione delle tasse sulle imprese e non generalizzata» ha spiegato raccogliendo l'applauso della platea. Anche perché, ha aggiunto, «non siamo in grado di fare un taglio gigantesco sull'Irpef», che sarebbe «la via maestra».

«Su Industria 4.0 sono stato strigliato da Sangalli - ha detto Calenda - il nome lo correggiamo insieme: si chiamerà Impresa 4.0. Ma il naming non conta niente, conta quello che ci mettiamo dentro». A settembre ha annunciato il ministro «facciamo la seconda riunione di Impresa 4.0. Io non faccio bandi per incentivi fiscali, invece di un fondo rotativo proponete quali sono le defiscalizzazioni su cui volete investire. Usciamo con qualcosa di concreto».

Sullo sfondo, la crescita dell’Italia ancora «insufficiente per sostenere il debito, il welfare o lo sviluppo» ha detto Calenda. Non aiuta quindi «fare una discussione, tra il ridicolo e il tragico, sul fatto che sia positivo o meno che il Pil sia a 1,2%, a 1,3% o a 0,9%, sia un risultato positivo o meno, se siamo usciti dalla recessione o no». Questo perché, «il nostro lavoro non cambia, occorre recuperare 50 miliardi di euro» ha aggiunto riferendosi ai 47 miliardi di consumi persi in dieci anni citati dalla neo presidente di Confesercenti.

E poi aggiunge: «Non ho mai pensato per un secondo che questo Paese possa essere governato senza i corpi intermedi. L'Italia ha un sistema produttivo variegato e per affrontare le sfide bisogna lavorare tutti insieme. Da parte mia c’è la massima volontà di lavorare insieme all'intero sistema delle imprese».

Vi fanno fessi da 30 anni

«Io sono un politico pro tempore - ha poi detto alla platea - come mi viene spesso ricordato da tutte le parti e quindi lo posso dire con libertà: dire che ci sarà un tavolo, una legge o uno statuto è il modo in cui vi fanno fessi da 30 anni. Perchè riempie lo spazio di una bellissima press conference, riempie un sacco di agende di tutti noi, anche della rappresentanza. E il risultato non arriva».

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Intanto, in mattinata la proposta che Confesercenti ha lanciato al Governo e che riguarda un patto per i salari che permetta di applicare ai futuri incrementi retributivi contrattuali la detassazione attualmente riconosciuta ai premi di produttività. «Un intervento - spiegano - che, a regime, ci farebbe guadagnare mezzo punto di crescita dei consumi e di Pil in più all'anno. E senza incidere sull'equilibrio dei conti pubblici, perché la detassazione insisterebbe su un gettito fiscale che deve ancora essere messo a bilancio, essendo legato ad incrementi retributivi futuri».

Secondo le simulazioni condotte da Cer Eures per Confesercenti, l'estensione della detassazione permetterebbe alle famiglie, a fronte di ogni incremento aggiuntivo della retribuzione dell'2% in termini reali, di recuperare 10 miliardi di reddito disponibile, con effetti positivi sulla crescita, sul tessuto imprenditoriale e sull'occupazione: permetterebbe infatti la nascita di 5mila imprese del commercio in più e la creazione di 60mila posti di lavoro. Una proposta, dice la Confesercenti, che mira a ridare centralità ai consumi.

De Luise, peso fisco su Pmi sfiora 65%
«Nel 2016, il peso della tassazione di una Pmi italiana si è attestato al 64,8%», ovvero «10 punti in più di un omologo imprenditore dell'area Unione europea» ha rimarcato la neo presidente di Confesercenti, Patrizia De Luise. Invece, ha proseguito, «saluto con grande soddisfazione la recente iniziativa adottata dalla Guardia di Finanza. Un bel messaggio. Più controlli agli abusivi e meno rigidità sugli scontrini fiscali». Una scelta che, ha sottolineato, «apprezziamo e che ci avvicina ancora di più alle istituzioni».

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Mattarella, priorità crescita, lavoro. Avanti riforme
In un messaggio giunto all’Assemblea il Capo dello Stato ha sottolineato come sia « prioritario rafforzare la crescita, l'aumento dell'occupazione e delle retribuzioni per sostenere la fiducia delle famiglie e la domanda interna. Allo stesso tempo è necessario proseguire con le riforme per modernizzare e semplificare il nostro sistema rendendolo più efficiente e competitivo». Sergio Mattarella, ha osservato che quest'anno si evidenzia «una fase di ripresa, sostenuta dai consumi pur in presenza di redditi disponibili ancora al di sotto dei livelli precedenti la crisi».

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La crisi ha spazzato via 600mila imprenditori
I dieci anni di crisi hanno lasciato vistose tracce sul mercato interno, incidendo sul tessuto imprenditoriale italiano di tutti i settori. Escludendo le libere professioni, dal 2007 ad oggi, imprenditori, lavoratori in proprio e collaboratori familiari sono passati da 4,3 milioni a 3,7, con una perdita secca superiore alle 600mila unità. Nello specifico, abbiamo perso 81mila imprenditori in senso stretto, 78mila lavoratori in proprio con dipendenti, 336mila senza dipendenti e 108mila coadiuvanti familiari. Dati che emergono dalla ricerca Eures-Cer . La crisi ha colpito soprattutto le Pmi del commercio, che sono state letteralmente decimate. Tra il 2011 Ed il 2016, ci sono state ben 267mila chiusure, in media 122 al giorno. Fa eccezione il franchising, che trova affermazione nella grande distribuzione ma anche e soprattutto tra i piccoli commercianti. E che ha realizzato un fatturato complessivo che nel 2016 si attesta a oltre 24 miliardi di euro, registrando una crescita del +0,5% sul 2015. Il settore conta ben 54 mila punti vendita e circa 200mila addetti.

Invece, ci sono le ottime ragioni sociali ed economiche per sostenere il tessuto di piccole e medie imprese della distribuzione commerciale tradizionale. Le piccole attività infatti, sono caratterizzate da un'intensità occupazionale maggiore della GDO, evidenzia la ricerca presentata oggi all'assemblea generale dell'associazione. Secondo le rilevazioni di Cer-Eures, le Pmi commerciali con un fatturato entro un milione di euro occupano in media 12,9 dipendenti, oltre il doppio dei 5,9 dipendenti per milione di euro di fatturato impiegato in media dalle imprese del settore.

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Subito un piano per stimolare i consumi
Una differenza significativa, soprattutto nel caso si predisponesse un piano di stimolo per l'aumento dei consumi. L'incremento di un miliardo di euro di fatturato nel commercio tradizionale determinerebbe infatti 13mila nuovi posti di lavoro, mentre lo stesso aumento del volume delle vendite nella Gdo porterebbe a 3.500 nuovi occupati, con una differenza di 9.500 unità. Le Pmi sono più interessanti della Gdo anche per l'erario: l'incremento di un miliardo di euro di fatturato determinerebbe un incremento di gettito fiscale di 78 milioni di euro, mentre lo stesso aumento del volume di vendite nella grande distribuzione organizzata porterebbe maggiori introiti per il fisco di soli 38 milioni. Sostenere l'economia delle piccole imprese del commercio tradizionale vuol dire dunque sostenere l'occupazione e l'efficienza del sistema fiscale. Confesercenti auspica che «questo atteggiamento di passività verso le sorti del settore del Commercio sia superato e che apposite misure di promozione dell'innovazione vengano adottate» e propone un'estensione del Programma Industria 4.0, specificamente dedicato al settore e che superi la restrizione degli incentivi agli acquisti di determinate tipologie di macchinari con rilievo limitato per il Commercio, soprattutto per le imprese di dimensioni minori.

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