Codice antimafia, “no al sequestro dei beni dei corrotti”: Forza Italia vuole annacquare la legge. Il Pd: “E’ strategica”
Giustizia & Impunità
Anche Gianni Letta, secondo Repubblica, torna al lavoro per ammorbidire le posizioni dei democratici. Ma il provvedimento martedì sarà in Aula al Senato. E il centrodestra è pronto alla battaglia
Di F. Q. | 22 giugno 2017
Per l’occasione, racconta Repubblica, è tornato al lavoro Gianni Letta che finora sembrava confinato a dibattiti e convegni sul tempo che fu. E invece le prova tutte Forza Italia pur di ammorbidire il codice antimafia. In particolare quello che i berlusconiani vogliono ridimensionare è il sequestro dei beni dei corrotti così come per i mafiosi. E lì dentro ci sono vari reati contro la Pubblica amministrazione, peculato compreso, ma a partire dalla corruzione in atti giudiziari, che è la contestazione alla quale deve rispondere Silvio Berlusconi nel processo Ruby ter, dov’è accusato di aver pagato alcuni testimoni del primo processo (per corruzione e prostituzione minorile) al termine del quale è stato assolto. Il Pd per il momento è stato sordo alle richieste del centrodestra. Martedì il testo arriva in Aula, al Senato, dopo l’approvazione alla Camera. Il capogruppo democratico a Palazzo Madama Luigi Zanda ha definito la legge “strategica”.
Anzi, il governo ha pensato perfino di mettere la fiducia, facendo così cadere gli 80 emendamenti. Questa ipotesi è remota. Tuttavia i democratici sembrano tenere all’approvazione del codice, che è un testo di legge di iniziativa parlamentare. Anzi, nella giornata tesa delle mozioni su Consip, era stato il senatore Francesco Russo, del Pd, a chiedere di invertire l’ordine dei lavori e di incardinare subito il Codice antimafia rinviando altre mozioni ed interrogazioni che erano state inserite in calendario. Così Beppe Lumia, relatore della legge, ha illustrato i contenuti del provvedimento e ieri sono già stati superati gli scogli della richiesta di sospensiva e delle pregiudiziali di costituzionalità, entrambe sostenute dai senatori di Forza Italia Giacomo Caliendo e Francesco Nitto Palma, rispettivamente ex sottosegretario e ex ministro della Giustizia nei governi di centrodestra guidati da Berlusconi. Ovviamente sulla stessa linea sono anche i verdiniani come Ciro Falanga che peraltro viene descritto come impaziente di tornare alla casa madre berlusconiana perché l’avventura di Ala non si sa che orizzonte abbia. “Per un peculato d’uso – spiega Falanga – cioè se un amministratore usa impropriamente la macchina, può essere applicata la misura di prevenzione, cioè si deve ritirare la sera entro una certa ora e si possono confiscare i beni”.
A rispondere oggi è la presidente della commissione Antimafia Rosy Bindi: “L’approvazione della norma sulla confisca dei beni, che è in corso al Senato è molto importante” e va approvata “così com’è”, nonostante “tentativi di emendamenti da parte di alcune forze politiche”. La battaglia del centrodestra sul Codice, comunque, è assicurata. E potrebbe fare proseliti perché spesso la Lega Nord – legalitaria su certi temi – diventa fedele alle posizioni forziste quando si tratta di colletti bianchi, mentre tra gli alfaniani di Alternativa Popolare resta una quota di garantisti. E come si è visto in questi ultimi 10 giorni dentro la maggioranza può sempre succedere di tutto.
Di F. Q. | 22 giugno 2017
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