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Autore Discussione: Hugh Evans: “Le cene di gala non bastano per risolvere la povertà nel mondo, ...  (Letto 1707 volte)
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« inserito:: Maggio 29, 2017, 09:14:26 pm »


Hugh Evans: “Le cene di gala non bastano per risolvere la povertà nel mondo, serve un movimento di massa d’impatto”

Pubblicato il 27/05/2017
Ultima modifica il 27/05/2017 alle ore 09:47

Carole Hallac

Hugh Evans ha un sogno, quello di eliminare la povertà estrema entro il 2030. Una missione impossibile per molti, ma non per il giovane australiano a capo di Global Citizen, il movimento globale determinato a cambiare il mondo. 

Usando la musica e i social media, Evans ha creato un esercito di giovani attivisti che dal 2012, ha effettuato dieci milioni di azioni, incluse petizioni, telefonate e post sui social per chiedere ai leader mondiali di agire per risolvere i problemi del pianeta. Organizzando concerti gratuiti con i big della musica (i più importanti sono a Central Park di New York durante la settimana dell’Onu), Evans ha messo luce sulla carestia che minaccia la vita di venti milioni di persone, quello che le Nazioni Unite ha dichiarato la peggiore crisi umanitaria dalla Seconda Guerra Mondiale. 

Global Citizen ha messo sullo stesso palco politici, musicisti e presidenti di multinazionali, e ha ottenuto risoluzioni da parte di leader mondiali, incluso l’impegno di trenta miliardi di dollari, che, se mantenuto, potrebbe avere impatto sulla vita di un miliardo di persone. 

L’organizzazione ha ora di mira il Primo Ministro Gentiloni e i leader del G7 di Taormina. Sono state fatte sessanta mila azioni, tra telefonate al Consolato Italiano di Washington e tweet al ministro, e la pressione continuerà fino al G20 di luglio ad Amburgo, quando Global Citizen organizza uno dei suoi celebri concerti al quale Gentiloni è stato invitato a partecipare. 

«Abbiamo applaudito le promesse fatte allo scorso G7 del 2015 - spiega Evans, intervistato a New York -. Ma ad ora non hanno mantenuto la loro parola, a parte per la Germania che ha aumentato il suo impegno finanziario. In un mondo di abbondanza, tre milioni di bambini muoiono di fame all’anno e quelli che sopravvivono hanno problemi fisici e cognitivi». 

Come si combatte la povertà? 
«Le soluzioni non sono “sexy”, per esempio sverminare i bambini, cosi che possano essere nutriti e sopravvivere, combattere la malaria, e fornire acqua pulita. L’educazione delle bambine è fondamentale perché garantisce il miglioramento dell’economia e previene e fondamentalismo e terrorismo».

Come è cambiato il mondo della filantropia? 
«Ormai si è capito che le cene di gala risolvono ben poco. Sono come mettere un cerotto su una ferita da guerra. Ci vuole un movimento di massa perché sia d’impatto».

Cosa risponde a chi dice che il mondo non si cambia con un concerto e un tweet? 
«I nostri membri sono attivi tutto l’anno non solo durante i nostri festival, anche se la musica è una piattaforma importante per promuovere un messaggio politico. Nel mese di maggio, nel quale non ci sono stati concerti, sono state fatte un numero di azioni record. Un tweet solo non fa niente, ma le azioni di migliaia di persone sui social media hanno un grande impatto. La nostra comunità ha tirato giù canali di Twitter e ha intasato telefoni di uffici governativi».

Cosa attira aziende private a investire nelle vostre campagne? 
«Hanno capito che i Millenials consumano prodotti che hanno un impatto positivo e sostengono aziende socialmente responsabili, e condividono i nostri valori e i nostri obiettivi. Per esempio, la nostra collaborazione con Chime of Change, creata da Gucci nel 2013 per difendere i diritti delle donne, ha ottenuto ottimi risultati, come quello di delegittimare i delitti d’onore in Pakistan e la legge sul sequestro di donne a Malta».

 Quando ha deciso di cambiare il mondo? 
«In un viaggio a quattordici anni, dove ho visto i bassifondi di Manila nelle Filippine e di seguito in India, quando ho deciso che avrei dedicato la mia vita a aiutare i meno fortunati. Il punto di svolta arriva al G20 del 2006 a Melbourne, la mia citta, dove ho organizzato il primo festival. Quando Pearl Jam e gli U2 hanno aderito, la mia campagna è esplosa, ed e stato l’inizio di Global Citizen».

È sempre a contatto con i big della musica e dello spettacolo. Chi sono le persone che l’hanno ispirato di più? 
«Chris Martin dei Colplay, la sua generosità, e Hugh Jackman, ci sostiene dagli inizi. La mia ispirazione invece è William Wilbeforce, un politico inglese dell’Ottocento che si è battuto per l’abolizione della schiavitù e per i diritti degli animali. È anche l’autore del celebre inno religioso Amazing Grace, che è anche una canzone di pentimento perché lui stesso, era un proprietario di schiavi. Anche ai quei tempi, la musica era un veicolo per migliorare il mondo».

Il suo messaggio a Gentiloni e i leader del G7? 
«Dobbiamo affrontare la carestia con urgenza. Non siate leader solo del presente ma anche del futuro, governate con generosità. Non siate personaggi di transizione, date un esempio e lasciate una eredità di cui essere fieri».

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Da - http://www.lastampa.it/2017/05/27/esteri/hugh-evans-le-cene-di-gala-non-bastano-per-risolvere-la-povert-nel-mondo-serve-un-movimento-di-massa-dimpatto-MAJYiBIx5ZaT9wokOyZyQK/pagina.html
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