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Autore Discussione: Come andranno nel 2017 le borse mondiali?  (Letto 1931 volte)
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« inserito:: Marzo 28, 2017, 11:55:33 am »

Come andranno nel 2017 le borse mondiali?
La Stampa lo ha chiesto ai responsabili per gli investimenti delle SGR che hanno conquistato quest’anno il Trofeo dei Fondi europei, organizzato dalla societa’ di analisi finanziaria quantitativa FundClass e giunto alla sua 11esima edizione

Pubblicato il 27/03/2017
GLAUCO MAGGI

Le sei società’ italiane del risparmio gestito, premiate a Parigi il 9 marzo nella sezione dei “Vincitori paese per paese”, sono BCC Risparmio & Investimenti (che ha vinto nella categoria da 4 a 7 fondi), Arca Fondi (da 8 a 15), Symphonia (da 16 a 25), Anima Sgr (da 41 a 70), Generali Investments, del gruppo Generali (da 71 a 100) e Eurizon Capital, di Intesa Sanpaolo (da 100 a 200 fondi). 

Ecco le previsioni dei manager delle sei SGR, premiate per la costanza delle performance secondo i criteri di FundClass, che hanno risposto alle nostre domande.
 
* Intervista a Maurizio Sansone, responsabile fondi per BCC Risparmio & Investimenti 
 
Politica ed economia. Negli Usa è l’anno di Trump. Che prospettiva immaginate per Wall Street, per la fine del 2017, dopo la partenza a razzo degli indici dall’8 novembre ad adesso? 
« Le attese di politiche fiscali espansive alimentano la fiducia dei mercati, più che compensando potenziali sviluppi negativi delle politiche commerciali. La sostenibilità di questo rally è legata all’effettiva attuazione delle prime, che dovremmo vedere intorno a fine anno. Resta il fatto che l’economia è in grado di proseguire il suo trend di crescita, anche con tassi in graduale rialzo, e questo potrebbe consentire al mercato USA di fare nuovi massimi».
 
Europa. Dopo l’esito del voto in Olanda, e in previsione delle elezioni in Francia e in Germania, quale futuro vedete per le azioni europee da qui a fine anno? 
«L’esito delle elezioni olandesi contribuisce a ridurre l’incertezza politica e i mercati reagiscono positivamente anche all’apparente diminuzione di probabilità di vedere governi euroscettici nei principali paesi dell’Area Euro. Se anche la Francia dovesse confermare un esito analogo, il potenziale di rialzo dei mercati appare elevato, grazie al continuo miglioramento dei fondamentali delle economie e delle società, con utili attesi in salita di più del 10% nel 2017».
 
Che previsioni fate per la ripresa economica italiana nel contesto delle “crescite variabili”? 
«L’economia italiana continua ad avere un gap di competitività e di crescita rispetto ai principali paesi dell’Euro, che ha cause complesse. Tuttavia, l’avvio del processo di riforme, l’aggiustamento, ancorché incompleto, del settore bancario, e un contesto globale con meno squilibri che in passato, supportano la ripresa in atto. Soprattutto, un’accelerazione nel processo di integrazione europea potrebbe consentire alla nostra economia e ai mercati di recuperare più velocemente».
 
E per le sorti dell’euro? 
«La prosperità dell’euro verte in sintesi sulla ricerca di una maggiore solidarietà tra paesi membri, con parziale rinuncia alla sovranità nazionale. Il percorso può essere quello delle diverse velocità, con accordi mirati su alcuni temi come la sicurezza, con lo scopo finale di una maggiore integrazione fiscale e politica. Ma occorrono governi stabili, legittimati a prendere impegni. Le aspettative dei mercati per potenziali sviluppi positivi sono basse, l’euro appare sottovalutato».
 
Giappone, Cina e Paesi emergenti. Quali sono le vostre previsioni sulle economie e le borse di queste aree, dopo l’abbandono degli USA del Patto commerciale con i paesi del Pacifico? 
«Il Giappone potrebbe perdere influenza nell’area, ma è in una fase di crescita supportata da politiche espansive e stabilità politica. Le valutazioni sono attraenti. La Cina sta gestendo bene la riduzione del debito privato e la transizione verso un’economia di mercato. Il suo peso nell’area asiatica e nel mondo è destinato a salire, così come i suoi mercati. I paesi emergenti nel loro complesso stanno attuando riforme e sono meno a rischio di qualche anno fa».
 
* Intervista a Matteo Campi, responsabile investimenti Arca Fondi 
 
Politica ed economia. Negli Usa è l’anno di Trump. Che prospettiva immaginate per Wall Street, per la fine del 2017, dopo la partenza a razzo degli indici dall’8 novembre ad adesso? 
«Dal punto di vista politico, nelle decisioni prese dall’amministrazione Trump si può notare una maggiore moderazione rispetto alle dichiarazioni di principio espresse in campagna elettorale; ad esempio, le dichiarazioni del Segretario per il Commercio Wilbur Ross sulla rinegoziazione del NAFTA sono distanti dai toni di Donald Trump sulla costruzione di un muro sul confine messicano. Quanto al mercato azionario, i livelli di valutazione, benché piuttosto cari, non sembrano ancora tali da far pensare ad un top di mercato. Anche il comportamento composto degli investitori che ancora non si riversano indiscriminatamente sulle asset classes azionarie spinge a credere che esista ancora spazio per possibili rialzi. In questo contesto gli effetti di significativi tagli dei livelli di tassazione sulle società o il rimpatrio di capitali potrebbero avere effetti rilevanti sulla redditività delle aziende».
 
Europa. Dopo l’esito del voto in Olanda, e in previsione delle elezioni in Francia e in Germania, quale futuro vedete per le azioni europee da qui a fine anno? 
«Il 2016 è stato un anno di sorprese elettorali che hanno provocato grande volatilità nel breve periodo ma che non si sono tradotte in inversioni durature dei trend in corso. Il 2017 potrebbe stupirci in senso opposto: già le elezioni olandesi hanno smentito chi prevedeva un avanzamento inarrestabile del populismo e il cambiamento di segno nella tendenza politica potrebbe continuare in Francia e poi in Germania. Se così fosse, il venir meno del rischio politico permetterebbe ai mercati azionari europei di esprimere potenzialità di rialzo ad oggi ancora inespresse; infatti, in termini di valutazioni, i mercati europei sono da preferire rispetto a quelli nordamericani».
 
E per la ripresa economica italiana nel contesto delle “crescite variabili”? 
«La ripresa italiana, benché ancora fragile, potrebbe beneficiare del clima positivo dell’economia mondiale e, grazie alle esportazioni, creare le condizioni per una crescita economica meno deludente di quella degli ultimi anni. A tal fine il nostro Paese deve completare con successo il riassetto del sistema bancario in modo che il meccanismo di trasmissione della liquidità creata dalla Banca Centrale possa arrivare fino alle aziende sotto forma di credito. Dal punto di vista del mercato azionario bisogna ricordare le recenti novità fiscali che certamente supporteranno i corsi dei titoli di media e piccola capitalizzazione».
 
E per le sorti dell’euro? 
«In un contesto di crescita globale sostenuta, equilibrata geograficamente e, rispetto agli anni scorsi, più bilanciata tra consumo e investimento anche lo scenario di inflazione sta migliorando gradualmente. Se questo scenario sarà confermato e anche la Banca comune europea potrà muoversi, con molta cautela, verso una progressiva normalizzazione della politica monetaria supportando quindi anche il valore dell’euro, un consolidamento dello scenario politico, unito ad una robusta crescita economica e ad una normalizzazione della politica monetaria potrebbero rappresentare il punto di svolta in senso positivo della lunga crisi della moneta unica».
 
Giappone, Cina e Paesi emergenti. Quali sono le vostre previsioni sulle economie e le borse di queste aree, dopo l’abbandono degli USA del Patto commerciale con i Paesi del Pacifico? 
«Cina e Giappone non dovrebbero risentire dell’abbandono del Patto e quanto ai rapporti della nuova amministrazione americana con la Cina, iniziati in modo burrascoso con la telefonata di Trump al premier taiwanese Lin Chuan, sembrano in miglioramento grazie anche alle dichiarazioni più moderate del segretario del Tesoro Steven Mnuchin che ha affermato che la via per risolvere i problemi sono incontri bilaterali. In generale i Paesi emergenti appaiono economicamente più solidi rispetto agli ultimi anni. La discesa delle valute ha comportato tassi di inflazione più elevati, che hanno richiesto interventi di rialzo dei tassi da parte delle banche centrali e ciò ha contribuito anche a tenere sotto controllo i conti con l’estero. E’ opportuno, tuttavia, valutare ciascun paese singolarmente: ad esempio alcuni mercati azionari asiatici, come Taiwan e Corea, appaiono piuttosto sopravvalutati; tali mercati non scontano per niente gli effetti di possibili politiche protezionistiche dell’amministrazione Trump, effetti che invece sono pienamente prezzati nelle valutazioni dei titoli azionari di paesi come il Messico».
 
* Intervista a Alessandro Negri, direttore commerciale Symphonia 
 
Politica ed economia. Negli Usa è l’anno di Trump. Che prospettiva immaginate per Wall Street, per la fine del 2017, dopo la partenza a razzo degli indici dall’8 novembre ad adesso? 
«Le prospettive rimangono favorevoli per il mercato azionario americano, nonostante la politica monetaria restrittiva della Federal Reserve che, probabilmente, aumenterà ancora il livello dei tassi d’interesse ufficiali di almeno altri 0,50 punti base. Le attuali previsioni di crescita degli utili aziendali per il 2017 sono le più favorevoli degli ultimi tre anni, con un rialzo superiore al 10%, che non incorpora ancora l’eventuale impatto positivo derivante dal taglio delle aliquote fiscali promesso dal programma economico di Trump. Le valutazioni assolute del mercato azionario sono al di sopra delle medie storiche, con un p/e intorno a 18, ma in assenza di una recessione e/o un rialzo repentino dei rendimenti obbligazionari del Treasury decennale al di sopra del 4%, il rischio di una correzione significativa appare poco probabile».
 
Europa. Dopo l’esito del voto in Olanda, e in previsione delle elezioni in Francia e in Germania, quale futuro vedete per le azioni europee da qui a fine anno? 
«L’esito delle elezioni olandesi rappresenta un fattore senz’altro positivo per i mercati finanziari europei, diminuendo, per il momento, il rischio di una deriva populista in Europa, ostile all’Unione Europea e alla moneta unica. Pur rimanendo elevato il rischio politico, legato all’esito incerto delle prossime elezioni francesi e tedesche, i fattori favorevoli ai mercati azionari europei sono molteplici: in primo luogo la politica monetaria della BCE che, almeno fino a fine 2017, rimane espansiva. Di conseguenza, il fattore valutario dovrebbe rimanere favorevole analogamente al contesto valutativo che vede i mercati europei trattare su livelli di PE mediamente meno elevati di quelli americani e giapponesi, con un profilo di crescita degli utili analogo, se non migliore».
 
E per la ripresa economica italiana nel contesto delle “crescite variabili”? 
«Il 2017 dovrebbe essere un anno ancora relativamente positivo per l’economia italiana grazie al perdurare, almeno fino a fine anno, degli effetti favorevoli della politica monetaria espansiva delle BCE, grazie alla quale rimane basso sia il livello dell’euro che il livello dei tassi d’interesse. Un altro elemento decisivo per un ulteriore miglioramento del profilo di crescita economico italiano potrebbe arrivare dalla soluzione sistemica, a livello domestico o preferibilmente europeo, sia del problema dei crediti deteriorati (Non Performing Loans), che appesantisce i bilanci delle banche italiane che delle crisi bancarie in essere, a cominciare dal Monte dei Paschi di Siena e delle Popolari venete».
 
E per le sorti dell’euro? 
«A differenza della crisi dei debiti sovrani dell’area Euro attraversata nel 2011, la BCE e l’Unione Europea hanno attualmente a disposizione strumenti operativi sufficienti ed efficaci per arginare e controllare eventuali attacchi speculativi sui titoli di Stato dei paesi aderenti alla moneta unica e quindi sull’euro stesso. Ciononostante, un’eventuale vittoria degli esponenti populisti alle elezioni presidenziali francesi del mese prossimo e alle eventuali elezioni politiche italiane potrebbe portare ad un temporaneo, ulteriore indebolimento dell’euro. Riteniamo però che, nel corso dei prossimi mesi, la variabile chiave per il valore dell’euro sarà costituita dall’evoluzione attesa nella politica monetaria della Banca Centrale Europea (BCE)».
 
Giappone, Cina e Paesi emergenti. Quali sono le vostre previsioni sulle economie e le borse di queste aree, dopo l’abbandono degli USA del Patto commerciale con i paesi del Pacifico? 
«Il Giappone dovrebbe continuare, anche nel 2017, a beneficiare economicamente della politica monetaria espansiva della propria banca centrale (BOJ). Le valutazioni azionarie sono decisamente interessanti e il profilo di crescita degli utili aziendali positivo. Sul fronte cinese e degli emergenti in generale invece, il maggior pericolo è senz’altro costituito dal rallentamento in atto nel commercio internazionale e dall’eventuale adozione di ulteriori misure protezionistiche da parte dell’amministrazione Trump. Da un punto di vista macroeconomico, il miglioramento del profilo di crescita mondiale previsto per il 2017 dovrebbe costituire una premessa per un buon andamento del mercato delle materie prime, elemento chiave per l’economia di molti paesi emergenti».
 
* Intervista a Filippo Di Naro, Vice Direttore Generale investimenti e prodotti di Anima Sgr 
 
Politica ed economia. Negli Usa è l’anno di Trump. Che prospettiva immaginate per Wall Street, per la fine del 2017, dopo la partenza a razzo degli indici dall’8 novembre ad adesso? 
«Riteniamo che l’andamento positivo della borsa statunitense possa proseguire nel corso del 2017. Il programma di Donald Trump, volto a una politica fiscale espansiva, dovrebbe avere un impatto positivo sulla crescita economica e sugli utili societari, sostenendo le quotazioni della borsa USA. L’implementazione della politica fiscale potrebbe non essere un percorso lineare, con le relative conseguenze sulla volatilità del mercato».
 
Europa. Dopo l’esito del voto in Olanda, e in previsione delle elezioni in Francia e in Germania, quale futuro vedete per le azioni europee da qui a fine anno? 
«La visione sul mercato azionario europeo è positiva, dati il posizionamento degli investitori stranieri ancora basso e l’accelerazione dell’inflazione e della crescita economica. Le elezioni politiche, in Francia prima, in Germania poi, sono un elemento di potenziale rischio e destabilizzazione; finché le preferenze continueranno a orientarsi su partiti più moderati, come in Olanda, lo scenario è positivo per i listini azionari europei».
 
E per la ripresa economica italiana, nel contesto delle “crescite variabili”? 
«La situazione in Italia appare fragile, ma in evoluzione. Il 2017 si è aperto con qualche spiraglio relativamente al settore bancario: l’intervento governativo dovrebbe consentire di dare stabilità al sistema e sotto l’aspetto fondamentale il settore, superate le incertezze sulle ricapitalizzazioni, potrebbe beneficiare di un moderato rialzo dei tassi. Il contesto politico appare invece estremamente incerto e rimangono evidenti le difficoltà di intraprendere un virtuoso percorso riformatore e di riduzione del debito pubblico. Sul fronte della crescita interna, rimaniamo fiduciosi sulla positiva dinamica dei consumi interni e che pertanto il graduale, per quanto contenuto, percorso di recupero del PIL possa proseguire».
 
E per le sorti dell’euro? 
«Nel nostro scenario base, non vediamo rischi per la stabilità complessiva del sistema Euro. Come ha anche di recente sottolineato il governatore della Bce, Mario Draghi, “l’euro è irreversibile”. Nel contesto di crescita economica in cui crediamo, la traiettoria più probabile è di un rafforzamento dell’euro».
 
Giappone, Cina e Paesi emergenti. Quali sono le vostre previsioni sulle economie e le borse di queste aree, dopo l’abbandono degli USA del Patto commerciale con i paesi del Pacifico? 
«La Cina ha iniziato un programma di restringimento della politica monetaria, ma è una mossa che giudichiamo prudenziale e a tutela della sostenibilità della crescita. Per quanto riguarda i mercati emergenti, dopo gli iniziali timori collegati a tassi obbligazionari americani e dollaro al rialzo, sono tornati tra le asset class preferite dagli investitori grazie a solidi fondamentali e a un allentamento delle pressioni protezionistiche. Quanto al Giappone, il mercato dovrebbe essere aiutato dalla stabilizzazione dello yen e dal dissiparsi delle paure riguardo revisioni degli utili, con gli investitori internazionali che potrebbero tornare agli acquisti dopo mesi di flussi negativi».
 
* Intervista a Thomas Hempell, vice capo della Ricerca di Generali Investments 
 
Politica ed economia. Negli Usa è l’anno di Trump. Che prospettiva immaginate per Wall Street, per la fine del 2017, dopo la partenza a razzo degli indici dall’8 novembre ad adesso? 
«Ci aspettiamo un total return positivo, ma piuttosto contenuto (sotto l’1%), per l’azionario americano. Le valutazioni si mantengono alte, per via della ripresa ciclica degli utili, dei bassi tassi reali d’interesse e delle aspettative di una crescita più sostenuta grazie al taglio delle tasse promesso dal presidente Trump. Ad ogni modo, la crescita più veloce dei salari e i rendimenti reali più alti comprimeranno i multipli di mercato, limitando così il rialzo delle azioni nei prossimi trimestri».
 
Europa. Dopo l’esito del voto in Olanda, e in previsione delle elezioni in Francia e in Germania, quale futuro vedete per le azioni europee da qui a fine anno? 
«Le elezioni di quest’anno rappresentano una cartina di tornasole del livello di popolarità dell’Unione Europea e del rischio di ulteriori referendum come quello nel Regno Unito, e il sostegno ai partiti euroscettici alimenta ulteriormente l’incertezza dei mercati. Alla luce di questo, i risultati delle elezioni olandesi hanno mandato un segnale rassicurante. A meno di una vittoria a sorpresa di Le Pen al secondo turno delle elezioni presidenziali francesi, ci aspettiamo che i mercati azionari saranno sostenuti da fondamentali solidi fino alla fine dell’anno. La nostra previsione da qui a fine 2017 per l’indice MSCI EMU è leggermente superiore al 3%, in termini di total return».
 
E per la ripresa economica italiana nel contesto delle “crescite variabili”? 
«L’Italia sta vivendo una fase di recupero ciclico supportata da diversi fattori favorevoli: una solida domanda estera, la crescita del reddito delle famiglie in un contesto di bassa inflazione, condizioni monetarie accomodanti garantite dalla BCE ed una politica fiscale tutto sommato espansiva. Per quanto l’impatto positivo di tutti questi fattori sembri destinato ad attenuarsi, ci attendiamo che anche nel 2017 la crescita si manterrà superiore al potenziale. In questo scenario, l’incertezza politica rappresenta il principale elemento di rischio al ribasso».
 
E per le sorti dell’euro? 
«I dubbi dei mercati sulla compattezza dell’Europa sono aumentati drasticamente a partire dal voto sulla Brexit, e una vittoria di Marine Le Pen, benchè come detto poco probabile, alimenterebbe queste preoccupazioni in misura significativa. Ma per indire un referendum sulla ‘Frexit’ il presidente avrebbe bisogno della maggioranza in parlamento, e il rischio di ripercussioni sui mercati sarebbe molto forte, quindi gli ostacoli a una eventuale uscita della Francia dall’euro sono ancora piuttosto alti».
 
Giappone, Cina e Paesi emergenti. Quali sono le vostre previsioni sulle economie e le borse di queste aree, dopo l’abbandono degli USA del Patto commerciale con i paesi del Pacifico? 
«Il messaggio di stabilità arrivato dal Congresso Nazionale del Popolo ha confermato un obiettivo di crescita della Cina attorno al 6.5%, e i paesi asiatici probabilmente beneficeranno in misura limitata dalla ripresa delle economie avanzate. L’uscita degli Stati Uniti dalla Trans-Pacific Partnership rallenterà lo sviluppo degli scambi commerciali, mentre il rialzo dei tassi USA potrebbe limitare la disponibilità di credito sui mercati internazionali. Restiamo però costruttivi sull‘azionario dei mercati emergenti nel medio termine, e neutrali nel breve con la sola eccezione del Giappone, che reputiamo essere meglio posizionato».
 
* Intervista a Alessandro Solina, direttore investimenti di Eurizon Capital 
 
Politica ed economia. Negli Usa e’ l’anno di Trump. Che prospettiva immaginate per Wall Street, per la fine del 2017, dopo la partenza a razzo degli indici dall’8 novembre ad adesso? 
«Dall’8 novembre la borsa USA è salita soprattutto anticipando le possibili mosse dell’amministrazione Trump in materia fiscale. Non ci sarebbe da stupirsi se i mercati arriveranno a scontare appieno le misure di stimolo fiscale in anticipo, rimanendo indifferenti o registrando prese di profitto quando gli interventi saranno noti. Se l’amministrazione Trump darà stimolo all’economia potrà prolungare ulteriormente l’attuale ciclo economico. In questa ipotesi, al di là della volatilità di breve periodo, Wall Street avrebbe ancora spazio per salire».
 
Europa. Dopo l’esito del voto in Olanda, e in previsione delle elezioni in Francia e in Germania, quale futuro vedete per le azioni europee da qui a fine anno? 
«Se il premio al rischio politico scende, come sta avvenendo dopo le elezioni olandesi, le azioni europee hanno ampi spazi di recupero. Negli ultimi mesi l’incertezza politica ha frenato le borse europee a dispetto di una crescita economica in accelerazione. Il momento della verità saranno le Presidenziali in Francia. Se il 7 maggio sarà eletto un presidente pro-Europa il timore di uno sfaldamento dell’unione rientrerà rapidamente. Le elezioni tedesche sono molto meno controverse per quanto riguarda i temi europei».
 
E per la ripresa economica italiana nel contesto delle “crescite variabili”? 
«L’Italia cresce poco ma in linea con il suo potenziale, che è più basso degli altri per una combinazione di crescita demografica e della produttività più debole che altrove. Per aumentare il nostro potenziale dovremmo essere più incisivi dal lato delle riforme. E’ un ritornello ben noto. Ma dal punto di vista squisitamente ciclico il fatto che l’economia globale sia in fase di crescita stabile, con qualche segnale di accelerazione, rappresenta il contesto ideale perché l’Italia possa proseguire la sua ripresa, per quanto “potenzialmente” lenta».
 
E per le sorti dell’euro? 
«Tra i cittadini dell’eurozona il giudizio sull’euro è migliore di quanto si potrebbe credere. Secondo l’ultimo Eurobarometro, il 70% di chi usa l’euro ne dà un giudizio favorevole. Dopo il fitto calendario elettorale di quest’anno, dal 2018 si lavorerà per rilanciare il progetto di Unione Europea, quello sì in crisi di identità dopo la Brexit. E anche il progetto dell’euro potrebbe risultare rafforzato».
 
Giappone, Cina e Paesi emergenti. Quali sono le vostre previsioni sulle economie e le borse di queste aree, dopo l’abbandono degli USA del Patto commerciale con i paesi del Pacifico? 
«Le prospettive sui mercati emergenti rimangono a nostro giudizio ancora positive, grazie a condizioni macro in forte miglioramento con riduzione dell’inflazione e valute ancora sottovalutate. A oggi la politica protezionistica del Presidente Trump non sembra realizzarsi come atteso e quindi molti mercati emergenti potrebbero aver scontato eccessivamente questo elemento di negatività. Siamo positivi anche sul Giappone e in generale sui mercati azionari asiatici».
 
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Da - http://www.lastampa.it/2017/03/27/economia/tuttosoldi/come-andranno-nel-le-borse-mondiali-5u7IIFkcA0BS7F3sV1wi9N/pagina.html
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