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Autore Discussione: Wisława Szymborska.  (Letto 3044 volte)
Arlecchino
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« inserito:: Marzo 28, 2017, 11:38:09 am »

Per Wislawa

Ti sei arresa. Hai avuto paura?
Dimmi di no e seguirò il tuo esempio,
da viva non ci sono ancora riuscita.

Forse il segreto è arrendersi a un tot ogni giorno
Per mantenere il resto intatto e riderne giocosi
In bilico tra prendersi sul serio e prendersi per il naso.

Ti ho vista una volta, minuta e composta sulla sedia del teatro,
mentre ti leggevano e non capivi un’acca.
Di tutte le lingue del mondo se ne ha una sola che ci calza e a te calzava a pennello.
Eri lì e, giuro, mi osservavi ( o almeno sembravano per me i tuoi capelli bianchi)
e sorridevi come una discola che la sa lunga,
che sa di non sapere tutto.

Eri una bella e magra signora anziana, gli occhi sprizzavano luce chiara
E mentre la voce ti declamava, elargendo semplice e solenne lezione ai nostri miserabili mali,
le tue mani in grembo e le scarpe dimesse e appaiate
erano già risposta.

Ti sei arresa e io vorrei davvero rispondessi:
Hai avuto paura?
Perché dalla qualità della tua, dipenderà la mia

Da - http://www.larivistaintelligente.it/per-wislawa/
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« Risposta #1 inserito:: Marzo 28, 2017, 11:42:57 am »

METAFISICA

E’ stato, è passato.

E’ stato, dunque è passato.

In una sequenza sempre irreversibile,
poiché tale è la regola di questa partita persa.

Conclusione banale, inutile scriverne,
se non per il fatto incontestabile,
un fatto per i secoli dei secoli,
per l’intero cosmo, qual è e sarà, che qualcosa è stato davvero,
finché non è passato,
persino il fatto
che oggi hai mangiato gnocchi con i ciccioli.

https://lapoesiaelospirito.wordpress.com/…/wislawa-szymbors…

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« Risposta #2 inserito:: Marzo 28, 2017, 11:49:00 am »

Wisława Szymborska
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

Wisława Szymborska nel 2011
Medaglia del Premio Nobel Premio Nobel per la letteratura 1996
Wisława Szymborska (Kórnik, 2 luglio 1923 – Cracovia, 1º febbraio 2012) è stata una poetessa e saggista polacca.

Premiata con il Nobel nel 1996 e con numerosi altri riconoscimenti, è generalmente considerata la più importante poetessa polacca degli ultimi anni, e una delle poetesse più amate dal pubblico della poesia e non di tutto il mondo d'oggi. In Polonia, i suoi volumi raggiungono cifre di vendita (500.000 copie vendute - come un bestseller) che rivaleggiano con quelle dei più notevoli autori di prosa, nonostante Szymborska abbia ironicamente osservato, nella poesia intitolata Ad alcuni piace la poesia (Niektorzy lubią poezje), che la poesia piace a non più di due persone su mille.


« Sono, ma non devo
esserlo, una figlia del secolo »

(Wisława Szymborska[1])

Nel 1931 Szymborska si trasferì con la famiglia a Cracovia, città alla quale è stata sempre legata: vi ha studiato, vi ha lavorato e vi ha sempre soggiornato, da allora fino alla morte. Allo scoppio della Seconda guerra mondiale nel 1939, continuò gli studi liceali sotto l'occupazione tedesca, seguendo corsi clandestini e conseguendo il diploma nel 1941. A partire dal 1943, lavorò come dipendente delle ferrovie e riuscì a evitare la deportazione in Germania come lavoratrice forzata. In questo periodo cominciò la sua carriera di artista, con delle illustrazioni per un libro di testo in lingua inglese. Cominciò inoltre a scrivere storie e, occasionalmente, poesie.

Sempre a Cracovia, Szymborska cominciò nel 1945 a seguire in un primo momento i corsi di letteratura polacca, per poi passare a quelli di sociologia, presso l'Università Jagellonica, senza però riuscire a terminare gli studi: nel 1948 fu costretta ad abbandonarli a causa delle sue scarse possibilità economiche. Ben presto venne coinvolta nel locale ambiente letterario, dove incontrò Czesław Miłosz, che la influenzò profondamente.

Nel 1948 sposò Adam Włodek, dal quale divorziò nel 1954. In quel periodo, lavorava come segretaria per una rivista didattica bisettimanale e come illustratrice di libri. Nel 1969 si sposò con lo scrittore e poeta Kornel Filipowicz, che morì nel 1990.

La sua prima poesia, Szukam słowa (Cerco una parola), fu pubblicata nel marzo 1945 sul quotidiano «Dziennik Polski». Le sue poesie furono pubblicate con continuità su vari giornali e periodici per parecchi anni; la prima raccolta Dlatego żyjemy (Per questo viviamo) venne pubblicata molto più tardi, nel 1952, quando la poetessa aveva 29 anni.

In effetti, negli anni quaranta la pubblicazione di un suo primo volume venne rifiutata per motivi ideologici: il libro, che avrebbe dovuto essere pubblicato nel 1949, non superò la censura in quanto «non possedeva i requisiti socialisti». Ciò nonostante, come molti altri intellettuali della Polonia post-bellica, nella prima fase della sua carriera Szymborska rimase fedele all'ideologia ufficiale della PRL: sottoscrisse petizioni politiche ed elogiò Stalin, Lenin e il realismo socialista. Anche la poetessa-Szymborska cercò in seguito di adattarsi al realismo socialista: il primo volume di poesie del 1952 contiene infatti testi dai titoli come Lenin oppure Młodzieży budującej Nową Hutę (Per i giovani che costruiscono Nowa Huta), che parla della costruzione di una città industriale stalinista nei pressi di Cracovia. Aderì anche al PZPR (Polska Zjednoczona Partia Robotnicza, «partito operaio unito polacco»), del quale fu membro fino al 1960.

Tuttavia, in seguito la poetessa prese nettamente le distanze da questo «peccato di gioventù», come da lei stesso definito, al quale è da ascrivere anche la seguente raccolta Pytania zadawane sobie (Domande poste a me stessa) del 1954. Anche se non si distaccò dal partito fino al 1960, cominciò ben prima a instaurare contatti con dissidenti. Successivamente Szymborska ha preso le distanze dai suoi primi due volumi di poesie.

Dal 1953 al 1966 fu redattrice del settimanale letterario di Cracovia «Życie Literackie» («Vita letteraria»), al quale ha collaborato come esterna fino al 1981. Sulle pagine di questa pubblicazione è apparsa la serie di saggi Lektury nadobowiązkowe (Letture facoltative), che sono state successivamente pubblicate, a più riprese, in volume.

Nel 1957 fece amicizia con Jerzy Giedroyc, editore dell'influente giornale degli emigranti polacchi «Kultura», pubblicato a Parigi, al quale contribuì anche lei.

Il successo letterario arrivò con la terza raccolta poetica, Wołanie do Yeti (Appello allo Yeti), del 1957.


Tomba di Wisława Szymborska e dei genitori
Dal 1981 al 1983, fu redattrice del mensile di Cracovia «Pismo». Negli anni ottanta intensificò le sue attività di opposizione, collaborando al periodico samizdat Arka con lo pseudonimo «Stanczykówna» e a «Kultura». Si impegnò per il sindacato clandestino Solidarność.

Dal 1993 pubblica recensioni sul supplemento letterario del «Gazeta Wyborcza», importante quotidiano polacco.

Nel 1996 è stata insignita del Premio Nobel per la letteratura «per una poesia che, con ironica precisione, permette al contesto storico e biologico di venire alla luce in frammenti d'umana realtà».

Ha anche tradotto dal francese al polacco alcune opere del poeta barocco francese Théodore Agrippa d'Aubigné.

Le sue opere sono state tradotte in numerose lingue. Pietro Marchesani ha tradotto la maggior parte delle sue raccolte poetiche in italiano; Karl Dedecius ha diffuso le sue poesie in tedesco; il Premio Nobel Czesław Miłosz ha tradotto vari testi in inglese, seguito poi da Joanna Maria Trzeciak e dalla coppia di traduttori Stanislaw Baranczak e Clare Cavanagh.

La sua più recente raccolta poetica, Dwukropek (Due punti), apparsa in Polonia il 2 novembre 2005, ha riscosso uno strepitoso successo, vendendo oltre quarantamila copie in meno di due mesi.

Dopo diversi mesi di malattia, il 1º febbraio 2012 Szymborska è scomparsa nel sonno presso la sua casa a Cracovia.

Dopo essere stata cremata è stata sepolta nella tomba di famiglia.

La poesia
«Ascolta come mi batte forte il tuo cuore.»

Szymborska preferiva usare il verso libero nelle sue poesie. Le sue opere sono contraddistinte, dal punto di vista linguistico, da una grande semplicità. Szymborska utilizza espedienti retorici quali l'ironia, il paradosso, la contraddizione e la litote, per illustrare i temi filosofici e le ossessioni sottostanti. Szymborska è una miniaturista, le cui poesie compatte spesso evocano ampi enigmi esistenziali.

Spesso mostrano il mondo in un'ottica inusuale es. "'Vista con granello di sabbia'"

Benché molte delle sue poesie non superino la lunghezza di una pagina, esse toccano spesso argomenti di respiro etico che riflettono sulla condizione delle persone, sia come individui che come membri della società umana. Lo stile di Szymborska si caratterizza per l'introspezione intellettuale, l'arguzia e la succinta ed elegante scelta delle parole. Non mancano, d'altra parte, aperte denunce di carattere universale sullo stato delle cose:

«Nulla è cambiato.
Il corpo trema, come tremava
prima e dopo la fondazione di Roma,
nel ventesimo secolo prima e dopo Cristo,
le torture c'erano, e ci sono, solo la terra è più piccola
e qualunque cosa accada, è come dietro la porta »

(Wisława Szymborska, Torture[2])

Il critico tedesco Marcel Reich-Ranicki ha affermato: «È la poetessa più rappresentativa della sua nazione, la cui poesia lirica, ironica e profonda, tende verso la poesia lirica filosofica». Il traduttore italiano, Pietro Marchesani, ha indicato nell'incanto il tratto più significativo dei suoi versi. La Szymborska stessa, è stato ricordato, individua l'origine della poesia nel silenzio. [3]


Da - https://it.wikipedia.org/wiki/Wis%C5%82awa_Szymborska
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« Risposta #3 inserito:: Marzo 30, 2017, 11:31:34 am »

La gioia di scrivere – Wisława Szymborska Set

Di tittideluca

Wisława Szymborska

 Dove corre questa cerva scritta in un bosco scritto?
Ad abbeverarsi a un’acqua scritta
che riflette il suo musetto come carta carbone?
Perché alza la testa, sente forse qualcosa?
Poggiata su esili zampe prese in prestito dalla verità,
da sotto le mie dita rizza le orecchie.
Silenzio – anche questa parola fruscia sulla carta
e scosta
i rami generati dalla parola «bosco».

Sopra il foglio bianco si preparano al balzo
lettere che possono mettersi male,
un assedio di frasi
che non lasceranno scampo.

In una goccia d’inchiostro c’è una buona scorta
di cacciatori con l’occhio al mirino,
pronti a correr giù per la ripida penna,
a circondare la cerva, a puntare.

Dimenticano che la vita non è qui.
Altre leggi, nero su bianco, vigono qui.
Un batter d’occhio durerà quanto dico io,
si lascerà dividere in piccole eternità
piene di pallottole fermate in volo.
Non una cosa avverrà qui se non voglio.
Senza il mio assenso non cadrà foglia,
né si piegherà stelo sotto il punto del piccolo zoccolo.

C’è dunque un mondo
di cui reggo le sorti indipendenti?
Un tempo che lego con catene di segni?
Un esistere a mio comando incessante?

La gioia di scrivere.
Il potere di perpetuare.
La vendetta d’una mano mortale.

Wisława Szymborska

(Traduzione di Pietro Marchesani)

da “Uno spasso” (1967), Libri Scheiwiller, 2009


***


Radość pisania

Dokąd biegnie ta napisana sarna przez napisany las?
Czy z napisanej wody pić,
która jej pyszczek odbije jak kalka?
Dlaczego łeb podnosi, czy coś słyszy?
Na pożyczonych z prawdy czterech nóżkach wsparta
spod moich palców uchem strzyże.
Cisza – ten wyraz też szeleści po papierze
i rozgarnia
spowodowane słowem „ las ” gałęzie.

Nad białą kartką czają się do skoku
litery, które mogą ułożyć się źle,
zdania osaczające,
przed którymi nie będzie ratunku.

Jest w kropli atramentu spory zapas
myśliwych z przymrużonym okiem,
gotowych zbiec po stromym piórze w dół,
otoczyć sarnę, złożyć się do strzału.

Zapominają, że tu nie jest życie.
Inne, czarno na białym, panują tu prawa.
Okamgnienie trwać będzie tak długo, jak zechcę,
pozwoli się podzielić na małe wieczności
pełne wstrzymanych w locie kul.
Na zawsze, jeśli każę, nic się tu nie stanie.
Bez mojej woli nawet liść nie spadnie
ani źdźbło się nie ugnie pod kropką kopytka.

Jest więc taki świat,
nad którym los sprawuję niezależny?
Czas, który wiążę łańcuchami znaków?
Istnienie na mój rozkaz nieustanne?

Radość pisania.
Możność utrwalania.
Zemsta ręki śmiertelnej.

Wisława Szymborska

da “Sto pociech: wiersze”, Państwowy Instytut Wydawniczy, 1967

da - https://poesiainrete.wordpress.com/2015/09/19/la-gioia-di-scrivere-wislawa-szymborska-3/
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