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Autore Discussione: Il RICETTO delle PAROLE - I C R - Immaginare - Conoscere - Realizzare.  (Letto 16211 volte)
Arlecchino
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« Risposta #15 inserito:: Novembre 04, 2017, 07:07:55 am »

Il RICETTO delle PAROLE
I C R - - Immaginare - Conoscere - Realizzare.


RICETTO
ri|cèt|tos.m.av. 1313; dal lat. receptu(m), acc. di receptus, -us, v. anche 1ricettare.

1. LE luogo in cui si alloggia o sosta, ci si rifugia o ci si nasconde; dimora, abitazione: avendo un suo ricetto vicino ad una strada (Boccaccio)
2. CO fig., accoglienza, ospitalità, ricovero: dare, offrire, trovare ricetto
3. TS stor. nel Medioevo, raggruppamento di costruzioni cintate da mura munite di torri, in cui gli abitanti delle zone rurali si rifugiavano in caso di pericolo

ggiannig
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« Risposta #16 inserito:: Novembre 04, 2017, 07:15:18 am »

E' in atto una operazione di falsificazione della realtà, che pre-tende che noi si confonda una sistematica e protratta azione di violenza sessuale sotto ricatto, con una serie di "palpatine e strusciamenti alla ricerca di momenti di trasgressione non violenta.

I Media ci sguazzano convinti da sempre che i lettori siano micro-umani sciocchi e influenzabili … sbagliano.

Sbagliano, avendo ragione … ma soltanto per una parte (non piccola) di persone da recuperare al genere umano normale.

Da La Collina dei Curiosi su FB del 3 novembre 2017. 
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« Risposta #17 inserito:: Novembre 04, 2017, 12:59:44 pm »

Ricettàcolo

Ricettàcolo (ant. recettàcolo) s. m. [dal lat. receptacŭlum, der. di receptare: v. ricettare1]. –

1. Luogo, spazio o anche oggetto dove si raccoglie, o è contenuto, qualcosa. Raro e letter. o elevato in senso proprio, materiale, è più com. nel sign. estens. di ricetto, rifugio: la cantina è diventata il r. dei topi; quell’osteria era il r. di tutti gli sfaccendati del paese; ambienti malfamati, r. di prostitute e sfruttatori; la zona del porto è un r. di spacciatori di droga e di contrabbandieri.

2. Con sign. specifici: a. In botanica, parte del fiore (detta anche talamo, o asse fiorale) conica, piana o concava, sulla quale sono inseriti i varî organi fiorali (se il fiore è peduncolato, è la porzione superiore del peduncolo). R. del capolino, la parte, di solito estesa, sulla quale sono inseriti i fiori in questo tipo di infiorescenza. R. dei funghi, la parte che reca gli organi riproduttivi (sinon. di corpo fruttifero). b. In zoologia, nome di alcune formazioni cave destinate a raccogliere un liquido: r. seminale, annesso dell’apparato riproduttore femminile di alcuni metazoi, di solito in forma di piccola vescica, dove si raccoglie lo sperma che viene poi utilizzato per la fecondazione delle uova; r. chilifero, sinon. di cisterna (v.) chilifera.

Da treccani.it
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« Risposta #18 inserito:: Dicembre 04, 2017, 11:27:29 pm »

Il lupo è bene viva anche per ricordarci i pericoli e le opportunità che la vita ci invita a superare per essere "Buona".

Inoltre il lupo vive in branchi per un fine preciso far "vivere" il singolo lupo.

ciaooo
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« Risposta #19 inserito:: Gennaio 14, 2018, 12:05:08 pm »

Teatro Toniolo Stagione di prosa 2004 - 2005

TRUFFALDINO IL SERVITORE DI DUE PADRONI COMMEDIA GIOCOSA
Mestre Teatro Toniolo

Domenica 16 Gennaio 2005 - 16:30
 
Truffaldino il servitore di due padroni - Foto di scena
di Carlo Goldoni Regia di Roberto Giglio una produzione Ensemble Vicenza Teatro TURNO E Biglietti

"Ho riflettuto molto prima di cimentarmi con questo capolavoro di C. Goldoni. Dopo le recenti versioni di successo della Locandiera e del Burbero Benefico (Commedie Borghesi), ho deciso di riprendere con la Commedia dellArte, cos com nella mia e nella storia della Compagnia, di cui oggi sono il Direttore Artistico. Una sfida come piace a me, con un cast di giovani attori, coccolati e portati per mano in palcoscenico da un nutrito numero di 'consumati' attori del teatro vicentino. Decidere di affrontare un canovaccio come questo, non stato facile, con la 'gloria' che si porta appresso da secoli, le infinite versioni che ne sono seguite e il debutto italiano con stesura definitiva di Carlo Goldoni, (il grande Antonio Sacchi nella parte di Truffaldino in seguito Arlecchino, Milano 1746). Realizzare questo spettacolo quindi riprendere la Commedia dellArte che fa parte delle mie radici artistiche, portata da anni con successo anche oltre i confini nazionali, e dare la possibilità giovani attori/allievi di respirare direttamente la polvere del palcoscenico, che io amo definire scuola di vita E allora?... allora pronti al via, nonostante i vari, ma... se ... per... E dico io, ma perch no?!.Questa l Ensemble Vicenza Teatro con la sua storia, i suoi giovani e storici attori, determinati e tenaci con quel tanto di sano narcisismo che non guasta mai. Vi presentiamo quindi il nostro Il servitore di due padroni, come da canovaccio di Goldoni, e riprendiamo pure il nome di prima stesura, Truffaldino e non Arlecchino. Il resto regia con criteri di collegialit, attenta e critica com nella mia natura.' Roberto Giglio
Il canovaccio fu scritto a Pisa nel 1745, da unidea di Antonio Sacchi, attore celebre, che gi impersonava in scena le maschere di Truffaldino e di Arlecchino e fu ispirato allo scenario francese Arlequin valet matre de deux valete di Jean Pierre des Ours de Mandajors e rappresentato a Parigi nel 1718 dalla compagnia di Luigi Riccoboni al Thatre de la Comdie Italienne, quindi pubblicato a Parigi nel 1729. Lo stesso Sacchi invio il canovaccio al Goldoni, che lo riscrisse, presentando la commedia interamente scritta, conservando la struttura del canovaccio. Il Sacchi la rappresenta nel 1746 con grande successo, un successo che continuer fino ai giorni nostri. Lo stesso Goethe la fece rappresentare in traduzione a Weimar per diciannove sere, un grande successo. In questo lavoro, Goldoni riesce con straordinario equilibrio a trovare una sintesi fra gli elementi patetici e sentimentali che attraversano tutta la commedia e le irresistibili gesta del "servitore di due padroni". Carlo Goldoni la Commedia dalle sue memorie (da Carlo Goldoni, Memorie ed. Niccol Zanon Bettoni, Padova 1811): "Eccomi dunque sempre pi attaccato ad una professione, che recavami nel tempo stesso molto onore, molto piacere e molto proffitto. In mezzo alle mie occupazioni ed ai miei lavori, venne da Venezia una lettera di Sacchi a distrarmi ed a mettermi tutto il sangue e tutti gli spiriti in moto. Questo Comico tornato in Italia, e sapendo ch'io mi trovava in Pisa, mi dimandava una Commedia, e davami anche il soggetto, su cui lasciavami la libert di lavorare a mio senno. Oh che tentazione per me! Sacchi era eccellente Attore, e la Commedia era stata la mia passione. M'intesi a risvegliarsi nell'animo l'antico gusto, ilsolito fuoco, il solito entusiasmo. Il soggetto che mi proponeva era il Servitore di due Padroni. Vedeva qual buon uso poteva fare dell'argomento della Commedia, e dell'Attor principale che doveva rappresentarla. Moriva di voglia di provarmi di nuovo, e non sapeva come fare, perch le liti ed i clienti venivano in folla da me. Ma il mio povero Sacchi?... il Servitore di due Padroni?... Ors, ancora per questa volta... ma no... ma s... Scrivo finalmente la mia risposta, e m'impegno. Il giorno lavorava pel Foro ( Avvocato), e la notte per la Commedia. Finisco quest'ultima, e la mando a Venezia. Nessun lo sapeva, e nessuno era a parte di questo secreto, fuorch mia moglie, che vi aveva patito al pari di me. Vi passava le notti intiere. Sacchi dopo qualche tempo mi partecip la buona riuscita della mia Commedia. Il servitore di due Padroni era applaudito, aveva un concorso che non poteva esser maggiore, e mi mand un regalo che non mi aspettava."
L'autore a chi legge: Commedia Giocosa Troverai, Lettor carissimo, la presente Commedia diversa moltissimo dall'altre mie, che lette averai finora. Ella non di carattere, se non se carattere considerare si voglia quello del Truffaldino, che un Servidore sciocco ed astuto nel medesimo tempo ci rappresenta: sciocco cio in quelle cose le quali impensatamente e senza studio egli opera, ma accortissimo allora quando l'interesse e la malizia l'addestrano, che il vero carattere del Villano. Ella pu chiamarsi piuttosto Commedia giocosa, perch di essa il giuoco di Truffaldino forma la maggior parte. Rassomiglia moltissimo alle Commedie usuali degl'Istrioni, se non che scevra mi pare ella sia da tutte quelle impropriet grossolane, che nel mio Teatro Comico ho condannate, e che dal Mondo sono ormai generalmente aborrite. Impropriet potrebbe parere agli scrupolosi, che Truffaldino mantenga l'equivoco della doppia sua servit, anche in faccia dei due Padroni medesimi, soltanto per questo, perch niuno di essi lo chiama mai col suo nome; che se una volta sola, o Florindo, o Beatrice, nell'Atto Terzo, dicessero Truffaldino, in luogo di dir sempre il mio Servitore, l'equivoco sarebbe sciolto e la Commedia sarebbe allora terminata. Ma di questi equivoci, sostenuti dall'arte dell'Inventore, ne sono piene le Commedie non solo, ma le Tragedie ancora; e quantunque io m'ingegni d'essere osservante del verisimile in una Commedia giocosa, credo che qualche cosa, che non sia impossibile, si posa facilitare. Sembrer a taluno ancora, che troppa distanza siavi dalla sciocchezza all'astuzia di Truffaldino; per esempio: lacerare una cambiale per disegnare la scalchera di una tavola, pare l'eccesso della goffaggine. Servire a due Padroni, in due camere, nello stesso tempo, con tanta prontezza e celerit, pare l'eccesso della furberia.Ma ecco appunto quel ch'io dissi a principio del carattere di Truffaldino: sciocco allor che opera senza pensamento, come quando lacera la cambiale; astutissimo quando opera con malizia, come nel servire a due tavole comparisce. Se poi considerar vogliamo la catastrofe della Commedia, la peripezia, l'intreccio, Truffaldino non fa la figura di Protagonista, anzi, se escludere vogliamo la supposta vicendevole morte de' due amanti, creduta per opera di questo Servo, la Commedia si potrebbe fare senza di lui; ma anche di ci abbiamo infiniti esempi, quali io non adduco per non empire soverchiamente i fogli; e perch non mi credo in debito di provare ci che mi lusingo non potermi essere contraddetto; per altro il celebre Molire istesso mi servirebbe di scorta a giustificarmi. Quando io composi la presente Commedia, che fu nell'anno 1745, in Pisa, fra le cure legali, per trattenimento e per genio, non la scrissi io gi, come al presente si vede.
A riserva di tre o quattro scene per Atto, le pi interessanti per le parti serie, tutto il resto della Commedia era accennato soltanto, in quella maniera che i Commedianti sogliono denominare a soggetto; cio uno Scenario disteso, in cui accennando il proposito, le tracce, e la condotta e il fine de' ragionamenti, che dagli Attori dovevano farsi, era poi in libert de' medesimi supplire all'improvviso, con adattate parole e acconci lazzi e spiritosi concetti. In fatti fu questa mia Commedia all'improvviso cos bene eseguita da' primi Attori che la rappresentarono, che io me ne compiacqui moltissimo, e non ho dubbio a credere che meglio essi non l'abbiano all'improvviso adornata, di quello possa aver io fatto scrivendola. I sali del Truffaldino, le facezie, le vivezze, sono cose che riescono pi saporite, quando prodotte sono sul fatto dalla prontezza di spirito, dall'occasione, dal brio. Quel celebre eccellente Comico, noto all'Italia tutta pel nome appunto di Truffaldino, ha una prontezza tale di spirito, una tale abbondanza di sali e naturalezza di termini, che sorprende: e volendo io provvedermi per le parti buffe delle mie Commedie, non saprei meglio farlo che studiando sopra di lui. Questa Commedia l'ho disegnata espressamente per lui, anzi mi ha egli medesimo l'argomento proposto, argomento un po' difficile in vero, che ha posto in cimento tutto il genio mio per la Comica artificiosa, e tutto il talento suo per l'esecuzione. Affaticato mi sono a distendere tutti i lazzi pi necessari, tutte le pi minute osservazioni, per renderla facile quanto mai ho potuto, e se non ha essa il merito della critica, della morale, della istruzione, abbia almeno quella di una ragionevole condotta e di un discreto ragionevole gioco. Prego per quei tali, che la Parte del Truffaldino rappresenteranno, qualunque volta aggiungere del suo vi volessero, astenersi dalle parole sconce, da' lazzi sporchi; sicuri che di tali cose ridono soltanto quelli del vil plebe, e se ne offendono le gentili persone Carlo Goldoni scrive del Sacchi: Antonio Sacchi conosciuto sulle scene d'Italia sotto il nome di Truffaldino, aggiungeva alle grazie naturali del suo burlesco, uno studio ordinato sull'arte della Commedia e su i Teatri differenti d'Europa. Antonio Sacchi aveva la fantasia viva e brillante. Nel rappresentare le Commedie dell'arte, se gli altri Arlecchini non facevan che ripeter sempre le parole medesime, Sacchi al fondo della scena sempre attaccato, dava co' suoi nuovi sali e colle sue inaspettate risposte una cert'aria di novit alla Commedia I suoi motti ridevoli e le sue arguzie non eran tirate n dal linguaggio del popolo, n da quello de' Comici. Aveva messi gli autori delle Commedie a contribuzione, i poeti, gli oratori, i filosofi. Nelle sue scappate improvvise si conoscevano i pensieri di Seneca, di Cicerone, di Montagne; ma egli aveva l'arte di appropriare le massime di questi grandi uomini alla semplicit del balordo; e la proposizione medesima che nell'autor serio era ammirata, faceva ridere sortendo dalla bocca di questo celebre attore. Dopo la stesura de Il servitore dei due padroni, C.Goldoni invier al Sacchi una commedia dal titolo Figlio d'Arlecchino perduto e ritrovato, che in Francia avr un grande successo presso il Teatro parigino della Commedia Italiana. Il figlio di Arlecchino perduto e ritrovato, stato con successo internazionale, riportato in scena, per la prima volta in epoca moderna dallEnsemble Vicenza Teatro nel 1993, Ricerca e regia di Roberto Cuppone. Home page Toniolo

Da - http://www.culturaspettacolovenezia.it/node/1295

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