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Autore Discussione: Carlo BERTINI.  (Letto 2326 volte)
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« inserito:: Febbraio 13, 2017, 01:02:19 pm »

Rinviata la riunione del gruppo Pd: la rabbia dei parlamentari snobbati

Pubblicato il 07/02/2017 - Ultima modifica il 07/02/2017 alle ore 21:47

Carlo Bertini
ROMA

Il malumore tra i deputati Pd, anche renziani, per il rinvio della riunione del gruppo prevista domani sera per discutere di legge elettorale è palpabile e diffuso, «perché una cosa è sapere che Renzi non sarebbe venuto a confrontarsi con noi, altra cosa è che la riunione viene rinviata». Un malumore smorzato da un caveat usato apposta per prevenire la rivolta: l’invito a partecipare in massa alla riunione della Direzione di lunedì prossimo. Ma la voce che si sparge come un fulmine dopo pranzo che l’assemblea slitterà fa sollevare più di un sopracciglio. Il capogruppo Ettore Rosato invia questo sms ai suoi 300 colleghi: «Considerato lo slittamento in commissione e per garantire una discussione che tenga conto delle motivazioni della sentenza della Consulta e del dibattito nel partito sulla legge elettorale (Direzione allargata ai parlamentari del 13 febbraio), l’Assemblea del gruppo è rinviata a mercoledì 15 al termine dei lavori d’aula». Nell’area politica vicina al segretario Renzi, alcuni sono preoccupati del fatto che questa decisione venga letta come un’altro sgarbo al gruppo parlamentare, già ferito dalla vicenda del tweet renziano sui vitalizi. Non fa piacere a peones e graduati sapere che il leader non verrà a confrontarsi con nessuno degli eletti, demandando tutto alla più solenne riunione della Direzione dove l’oggetto del contendere sarà più largo. Ma a dare voce ai maldipancia sono anche i parlamentari della minoranza vicina a Renzi, quella della corrente del ministro Martina. «Sarebbe stata una riunione calda, dove sarebbe venuto fuori un vaso di Pandora e quindi l’hanno rinviata», nota il presidente della Commissione Lavoro, Cesare Damiano, sostenendo che la questione delle motivazioni della Consulta è la spiegazione «ufficiale», mentre quella vera è che si sarebbe aperta una discussione difficile da gestire per il segretario, visto l’alto grado di tensione nel Pd. Del resto già ieri sera, quando la voce di uno slittamento della riunione era cominciata a circolare alla Camera, un’altra parlamentare vicina al segretario, la responsabile Scuola Simona Malpezzi, prevedeva che sarebbe emerso un diffuso malcontento. E così è puntualmente stato. Anche se tutte le perplessità dei suoi colleghi nel pomeriggio sono rimaste sotto traccia, per non far esplodere altre polemiche.

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Da - http://www.lastampa.it/2017/02/07/italia/politica/renzi-rinvia-la-riunione-del-gruppo-pd-la-rabbia-dei-parlamentari-snobbati-1JsG3d0ytY0B4ReNNGI6uJ/pagina.html
« Ultima modifica: Marzo 14, 2017, 06:04:16 pm da Admin » Registrato
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« Risposta #1 inserito:: Marzo 14, 2017, 06:05:37 pm »

Orlando lancia la sfida a Renzi: “In piazza per i migranti. Solo io posso unire la coalizione”
Il ministro: manifestare darebbe un senso politico alle primarie

Pubblicato il 13/03/2017
Ultima modifica il 13/03/2017 alle ore 10:35

CARLO BERTINI
ROMA

«Io posso vincere questa sfida contro Emiliano e Renzi», sostiene Andrea Orlando. I sondaggi, che pure lo danno in crescita, preoccupano il Guardasigilli «solo perché dicono che verranno a votarci poche persone», non perché fotografano una larga distanza tra lui e il segretario uscente. «Al fronte di un leader che si è consolidato in questi anni, vedo che il mio messaggio, non gridato, che non parla alla pancia, viaggia. Su un pezzo di mondo deluso e politicizzato, ma anche molto tra i giovani, che seguono le mie iniziative».

Quanto può farle gioco la rete di appoggi che le vengono attribuiti, come Prodi o Letta? 
«Non nascondo che conto in qualche modo di rappresentare una prosecuzione di capitoli positivi della storia del Pd. Se siamo qui è perché qualcuno ci ha fatto arrivare fin qui. Dobbiamo tenerlo sempre presente. Ma se mi richiamo all’Ulivo è perché ho fatto sempre parte della sinistra che ha scommesso su questa prospettiva, quella dell’unità dei riformismi che ci ha portato fino al Lingotto e poi qui. Credo in un Pd che con tutte le sue culture faccia i conti con la questione sociale. Noi non dobbiamo spostare l’asse a sinistra in senso geometrico, un centro riformista e una sinistra riformista possono lavorare insieme».
 
È un’apertura ad un’alleanza con Alfano alle politiche? 
«Alfano, al quale va dato merito di aver rotto con Berlusconi in un momento difficile per il Paese, ha sempre rivendicato il raggiungimento di obiettivi di centrodestra. Non escludo che al centro si organizzi un campo di forze. Il problema è se accettano o no la questione sociale come discrimine e l’esigenza di andare oltre a logiche che siano di pura accettazione di dinamiche di mercato. Non mi dimentico mai il fatto che in Italia il welfare in larga parte sia stato costruito dal centro. Ma ci deve essere una rottura molto netta con la stagione del liberismo e un’adesione esplicita ad una prospettiva di centrosinistra».
 
Ma in un’alleanza bisogna anche fare i conti con il tema più scottante, l’immigrazione. Concorda con la proposta di Veltroni di tenere una manifestazione a favore dei migranti, come quella fatta a Barcellona? 
«Sì, senza esitazioni. È un tema identitario e forte che deve caratterizzare una sinistra che riconosca la dignità delle persone. È una sfida che lancio a tutto il partito, facciamola presto. Sarebbe un modo per dare un senso politico alle primarie, farle diventare un momento di grande mobilitazione. La cosa che mi preoccupa dei sondaggi è che rischiano di andare ai gazebo poche persone. Se riusciamo a fare delle cose insieme è un modo per rappresentare un progetto politico».
 
Cosa lascia sul campo questo Lingotto 2017? 
«È uno dei luoghi simbolo patrimonio di tutti, che converrebbe frequentare tutti insieme. Detto questo, la grande partecipazione ai tavoli sul programma conferma che fosse giusto quello che dicevo: se si fosse fatta una conferenza programmatica di tutto il partito, saremmo arrivati alle primarie con un progetto più robusto. Poi registro un riconoscimento tardivo del tema del partito, il grande assente di questi anni. Sul campo resta pure il tentativo di coprire a sinistra. Che mi preoccupa, ma non per le primarie. Si affronta il problema in modo anacronistico, rimettendo in moto parole come Frattocchie, citazioni di Lenin, ricette economiche di altre stagioni. Invece credo dovremmo discutere tutti insieme quale debba essere il nuovo asse».
 
Che speranze ha il Pd di battere i 5 stelle alle politiche? 
«Io penso dovremmo avere toni e argomenti radicalmente diversi rispetto ai populisti. Che si nutrono dell’incapacità della politica di affrontare la questione sociale. E c’è pure il tema della costruzione di un sistema di alleanze».
 
Se vincesse le primarie, farebbe il segretario del Pd. Chi dovrebbe essere il candidato premier? 
«Sarebbe ragionevole prima costruire la coalizione e poi scegliere un candidato con le primarie».
 
Pensa di poter essere solo lei il segretario Pd in grado di unire il centro sinistra con Pisapia, vista la pregiudiziale dei «compagni» nei confronti di Renzi? 
«Sì penso di essere in grado di farlo e di avere una cultura del dialogo e dell’ascolto, che deve essere al primo posto per costruire una coalizione».
 
La mozione di sfiducia a Lotti sarà respinta? 
«Penso e spero proprio di sì».
 
E la riforma del processo penale, passerà con la fiducia, malgrado le resistenze di Alfano? 
«È stata autorizzata dal Consiglio dei ministri e credo si procederà così».
 
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Da - http://www.lastampa.it/2017/03/13/italia/politica/orlando-lancia-la-sfida-a-renzi-in-piazza-per-i-migranti-solo-io-posso-unire-la-coalizione-KpfuRsTohprV9QzSrRuROK/pagina.html

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