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Autore Discussione: Luca Lotti la sfiducia non passa. Al Senato processo alla "consorteria" toscana  (Letto 2226 volte)
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« inserito:: Marzo 16, 2017, 12:39:14 pm »

Luca Lotti, la sfiducia non passa.
Al Senato processo alla "consorteria" toscana

Pubblicato: 15/03/2017 20:41 CET Aggiornato: 15/03/2017 21:52 CET LOTTI

Firenze, fino a pochi mesi capitale dell'Italia renziana, diventa sinonimo di malaffare, la toscanità come consorteria, legami corti e "amici degli amici", con toni ironici, sprezzanti, come nell'istrionico intervento di Maurizio Gasparri: "Amici miei, che siete venuti a miracol mostrare, dovevate innovare e rottamare, invece ecco il padre, l'amico da piazzare, e invece quanta vecchia Italia, come nella canzone di Toto Cotugno, benvenuti in Italia".

Lotti è immobile, circondato dal governo quasi al gran completo, con la vistosa eccezioni della Boschi, per evitare il facile doppio bersaglio, Consip e Etruria, "figli di", la suggestione dell'assalto al cielo tra Laterina e Montelupo fiorentino poi l'inciampo. "Gogna mediatica", "gioco barbaro", dice nel suo primo intervento al Senato, breve, tutto letto, interrotto da un solo applauso, a sottolineare il silenzioso disagio anche tra i banchi del Pd. "Gogna mediatica" dice anche Marcucci, il fedelissimo, toscano pure lui, nel giorno in cui parola d'ordine e sindrome dell'assedio evocano più che il garantismo un classico del berlusconismo, con tanto di attacco ai giornali che emettono sentenze sul sentito dire, ma che in verità disturbano il manovratore.

Il lungo pomeriggio a palazzo Madama segna il cambio dei tempi, impensabile fino a qualche settimana fa, con un processo al renzismo, anzi un processo triste e senza pathos, che pure indicherebbe una forma di stima verso un grande avversario. Battute, sfottò, chi cita Toto Cotugno, chi, come il professor Gotor, cita Banfield, lo studioso del "familismo amorale". "Siete venuti qui a dire che abolivate il Senato e invece il Senato è ancora qui e Renzi non più a palazzo Chigi" dice Gasparri, con un accento alla Alberto Sordi, che pare dire "morto un Papa se ne fa sempre un altro", con i vizi di quello prima. E magari di quello ancora prima.

Vota no la pattuglia di Denis Verdini, che compare nella famosa deposizione di Marroni rivelata dall'Espresso, quella in cui si parla delle presunte "pressioni" sue e di papà Renzi. Vincenzo D'Anna, prima di parlare, compulsa l'Iphone, perché è appena uscita la notizia che Nicola Cosentino è stato condannato a sette anni per estorsione e illecita concorrenza con l'aggravante mafiosa nel processo sui "carburanti". Poi si alza e difende Lotti con grande partecipazione: "Siamo abituati ai processi sui giornali, pescando qualche cencio sporco nel cestino della maldicenza". Vota no anche Manuela Repetti, in pieno processo di immedesimazione: "Mi viene in mente - dice appassionata - la mozione di sfiducia a un ministro della Cultura per il crollo del muro di Pompei (il ministro era Sandro Bondi, ndr)", "questa mozione è una vergogna", "siamo alla gogna mediatica con l'obiettivo di distruggere l'avversario politico". Si immedesima un po' anche Paolo Romani, che annuncia l'uscita dall'Aula degli azzurri, unico partito di opposizione al mondo che non vuole mandare a casa il governo: "La discussione di oggi - dice - è una nuova tappa di un processo che da un quarto di secolo avvelena la politica italiana. L'intreccio mediatico giudiziario che ha avuto per vittima Silvio Berlusconi decaduto dalla carica di senatore".

Aula con parecchi assenti, alla buvette i sussurri imbarazzati: "Il saldo politico di oggi - dicono in capannello di senatori Pd - è assai negativo, per Renzi e per il Pd, lo sputtanamento è notevole, la difesa è debole". Debole perché Lotti dice che non ha avvisato l'ad di Consip dell'indagine, annuncia che è pronto alle querele per tutelare il suo onore ma non querela Marroni che lo tira in ballo: "Lei - dice Augello nell'unico intervento davvero ascoltato dall'Aula - ci dice che Marroni l'ha calunniata ma non lo denuncia e il ministro Padoan difende i vertici di Consip. È una posizione di una fragilità disarmate. Si faccia venire qualche idea più brillante, visto che la chiamano lampadina".

I numeri salvano Lotti, la macchia resta. Gotor cita l'editoriale di Repubblica di Ezio Mauro. "Ci troviamo di fronte a un groviglio del potere cresciuto intorno a Renzi che lo ha coltivato o tollerato nell'illusione di proteggersi, fino a restarne imprigionato". Etruria fu fatale nel primo cambio di clima, Consip nell'accelerare la fine del ciclo toscano, almeno questa è sensazione alla fine del lungo pomeriggio a palazzo Madama.

Da - http://www.huffingtonpost.it/2017/03/15/lotti-processo-consorteria-toscana_n_15389596.html
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