Intervista a firma di Cesare Zapperi pubblicata sul Corriere della Sera il 05.03.2017
Si è sempre chiesto a Renzi di passare dall’io al noi. Così si dà il segno di un cambiamento
Maurizio Martina, cosa significa il ticket con Matteo Renzi?
«Significa che diversi e uniti è possibile. 11 tema del congresso non sono le provenienze ma costruire la nuova appartenenza».
Volete dimostrare che le storie di un ex margherita (Renzi) e un ex ds (lei) possono continuare a convivere?
«Si è sempre chiesto a Renzi di passare dall’io al noi. Con questa proposta si dà il segno di un cambiamento unendo in una prospettiva comune percorsi diversi. Abbiamo costruito il Pd per andare oltre le vecchie appartenenze».
Chi ha preso l’iniziativa?
«È stato Renzi a chiedermelo, alla luce di un confronto vero che abbiamo avuto sulle innovazioni necessarie. Ci siamo confrontati su cosa ha funzionato e cosa no. Dopo aver analizzato i problemi, abbiamo voluto provare a condividere le possibili soluzioni».
Ma anche nella direzione di metà febbraio lei era stato critico con Renzi.
«E da tempo che ragioniamo in maniera autonoma, ma parallela, sul bisogno di avviare una fase nuova. Ho sempre detto, in modo costruttivo, che il partito ha bisogno di un salto in avanti. Il congresso è l’occasione per farlo. E ciascuno ci mette dentro quello che può».
Al congresso 2013 aveva fatto una scelta diversa. Perché ora preferisce Renzi?
«Per il percorso fatto, e perché ritengo sia oggi il miglior interprete possibile di un Pd che non si rinchiude nei vecchi steccati e affronta le sfide di cambiamento del Paese».
Orlando non può farlo?
«Mi ha molto colpito il suo richiamo a Bad Godesberg (da uno storico congresso della socialdemocrazia tedesca del 1959, ndr). Quel modello è insufficiente per le sfide enormi, sociali e democratiche, che abbiamo davanti».
Emiliano è un populista?
«Michele esprime una posizione che non condivido. Sulla sua impostazione dissento spesso in modo radicale. Ma sono convinto che, comunque vada il 3o aprile, dal 1° maggio si tornerà a lavorare insieme».
Chi se n’è andato è un compagno che sbaglia?
«E stato doloroso vedere uscire tanti amici. Penso che abbiano fatto una scelta profondamente sbagliata. C’erano tutte le condizioni per condurre la battaglia dentro il Pd».
Il ticket con Renzi significa che in caso di vittoria lei sarà il vicesegretario?
«Farò quello che mi verrà proposto, ma certo questa è la prospettiva. Elettori permettendo, naturalmente».
Insomma, da un vertice ex margherita (Renzi-Guerini) si passa ad una guida che tiene insieme le due anime.
«Ripeto, dobbiamo allargare. Non è questione di persone, ma di idee e di percorsi».
Gli avversari accusano Renzi di non aver fatto autocritica. Lei che ci parla spesso è della stessa opinione?
«Dopo il 4 dicembre, ho sempre colto un’analisi severa sugli errori commessi. Senza sconti per nessuno, a partire da se stesso».
L’inchiesta Consip vi costerà cara?
«Spero e credo di no. La reazione di Matteo è stata molto netta e forte. La giustizia faccia il suo corso. Noi dobbiamo concentrarci sul nostro congresso, sulle proposte».
Lotti si deve dimettere?
«Penso che si chiarirà tutto. Le dimissioni non sono un tema all’ordine del giorno».
Cuperlo ed Emiliano chiedono un passo indietro.
«Ho letto le loro dichiarazioni: non le condivido».
Il premier Gentiloni è preoccupato. II governo rischia di rimanere schiacciato tra congresso e inchieste?
«Condivido la riflessione del presidente sulla necessità di tenere il governo al riparo dalle polemiche. Va distinto il dibattito congressuale dall’iniziativa di governo».
Quanta strada ha ancora davanti il governo?
«Non parliamo di scadenze. Noi dobbiamo stare concentrati sulle cose da fare (la priorità assoluta rimane il lavoro). La domanda che dovete farci non è quanto duriamo ma cosa facciamo».
Da -
http://www.mauriziomartina.it/con-matteo-faremo-un-ticket-oltre-le-appartenenze/