Quando Romeo si vantava. “Ho trovato l’aggancio giusto e sono arrivato a Matteo”
L’inchiesta si allarga, si attendono nuovi indagati
Pubblicato il 03/03/2017 - Ultima modifica il 03/03/2017 alle ore 08:33
GRAZIA LONGO
ROMA
Non solo Luca Lotti. Non solo Tiziano Renzi. Ma addirittura suo figlio, l’ex premier Matteo. L’inchiesta Consip mette a dura prova il numero uno del Giglio magico. A tiralo in ballo, l’imprenditore campano arrestato l’altro ieri, per corruzione, Alfredo Romeo. Per essere sicuro di aggiudicarsi il lotto 1 degli appalti Consip (prezioso perché relativo ai servizi in edifici come ministeri, parlamento e cassazione) Romeo sarebbe intervenuto addirittura presso l’ex premier Matteo Renzi.
Lo ha rivelato Marco Gasparri, il dirigente della Centrale acquisti della pubblica amministrazione corrotto da Romeo con 100 mila euro di tangenti, nell’interrogatorio dello scorso 16 dicembre alla procura di Napoli. Il testo è stato secretato, ma di quelle cinque ore di confronto trapela la notizia che dietro il coinvolgimento del «livello politico più alto» si nasconde proprio la figura dell’ ex premier.
«Romeo non mi fece espressamente il suo nome - ha spiegato Gasparri, assistito dal suo avvocato Alessandro Diddi, di fronte ai pm Henry John Woodcock, Celestina Carrano e Enrica Parascandolo - ma me lo fece capire». La conversazione con Romeo risale allo scorso luglio: l’imprenditore spiegò a Gasparri che finalmente aveva trovato il link politico giusto per assicurarsi i favori della Consip. «Alla mia domanda su quanto fosse potente questo politico, Romeo mi fece segno con la mano verso l’alto. Mimando il gesto più volte. Allora io gli chiesi “Ma chi è? Matteo Renzi?”, e lui mi rispose con un sorriso e un laconico “Eh....”».
Alfredo Romeo stava millantando un contatto che in realtà non ha mai avuto? O forse pensava di essersi assicurato il sostegno dell’ex presidente del consiglio grazie all’aiuto del padre? Sempre ammesso che questa mediazione sia mai avvenuta. Tiziano Renzi, com’è noto, è indagato per traffico di influenze illecite. La procura di Roma, a cui è arrivata una parte dell’inchiesta napoletana per competenza territoriale, sospetta che sia lui la persona indicata come una T da Alfredo Romeo su un pizzino in cui accanto alla lettera c’è scritto «30 mila euro al mese». Tiziano Renzi respinge con fermezza le accuse e oggi verrà interrogato dal pm Mario Palazzi e l’aggiunto Paolo Ielo.
L’ex premier invece risulta totalmente estraneo alle indagini, contro di lui non esiste alcun rilevo giudiziario. Né per quanto Romeo ha fatto intendere a Gasparri nel colloquio di luglio. Né per la donazione di 60 mila euro che l’imprenditore campano fece alla Fondazione Open vicina a Matteo Renzi.
All’attenzione dei magistrati resta invece il suo più fidato alleato, il ministro dello Sport Luca Lotti. Indagato per violazione del segreto istruttorio e favoreggiamento, è sospettato di aver avvisato l’amministratore delegato Consip Luigi delle indagini in corso. Almeno questa è la versione fornita da Marroni, amico suo e di Renzi. Proprio quest’ultimo lo volle alla Consip: ex dirigente dell’azienda sanitaria di Firenze per otto anni ed ex assessore regionale, Marroni è pedina importante dell’inchiesta. Secondo il gip Gaspare Sturzo che ha ordinato l’arresto di Romeo, Tiziano Renzi e il giovane imprenditore toscano Carlo Russo (anch’egli indagato per traffico di influenze illecite) erano a libro paga di Romeo per la mediazione su Marroni. Marroni ha inoltre spiegato ai pm napoletani di aver ricevuto pressioni, oltre che da Tiziano Renzi, anche dal senatore Ala Denis Verdini. Il quale voleva che Marroni si adoperasse affinché la società Cofely a lui vicina si aggiudicasse il lotto 1. Lo stesso desiderato da Romeo, che era infatti preoccupato per la concorrenza. Luigi Marroni ha comunque assicurato di non essere intervenuto in alcun modo per assecondare le pressioni ricevute da Verdini e da Tiziano Renzi.
E mentre prosegue l’attività investigativa dei carabinieri del Noe e della polizia tributaria della finanza, l’affair Consip è destinato ad ingrossarsi. Non è escluso che presto arrivino nuovi iscritti nel registro degli indagati. Molti ancora i punti oscuri, mentre più chiaro è il quadro della corruzione del dirigente Marco Gasparri: il primo contatto con Romeo risale al 2007, la prima bustarella al Natale 2012.
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