L’anti assemblea della sinistra
Al Vittoria la minoranza Pd: Emiliano, scissione evitabile.
D’Alema: non sarò all’assemblea
18 febbraio 2017
Sulle note di Bandiera Rossa è cominciata al teatro Vittoria a testaccio la manifestazione della minoranza Pd. A presentare la manifestazione Peppino Caldarola mentre in platea siedono Massimo D'Alema, Pier Luigi Bersani, Michele Emiliano, Roberto Speranza, Enrico Rossi. Sala gremita e applausi sia sulle note di Bandiera Rossa sia alle immagini di Star Wars con la celebre frase: «Devi sentire la forza intorno a te». «Quell' astronave dobbiamo tirarla fuori, e' la sinistra» chiosa Caldarola. Sullo schermo scorrono le immagini di varie manifestazioni della sinistra, si alternano tra gli altri Bernie Sanders e le guerrigliere curde anti-Isis. Sul palco campeggia la scritta «Democratici socialisti per cambiare l'Italia, la sinistra il Partito democratico».
Il governatore della Toscana Enrico Rossi ha chiesto un congresso in cui possano confrontarsi differenti linee politiche. E annunciato che la sinistra Pd proporrà una svolta politica. «Se questo ci verrà negato- dice al teatro Vittoria- sarà compito nostro dare inizio a una nuova storia, senza rancore». Nel suo intervento il governatore pugliese Michele Emiliano ha chiesto a Renzi un passo avanti perché la scissione «non la vuole nessuno» ed è ancora «evitabile».
«Non costringete con argomenti capziosi questa comunità ad uscire dal Pd» ha detto. «Noi speriamo di non dover dire cose drammatiche nelle prossime ore ma se dovesse essere necessario non avremo paura» ha chiarito Emiliano. Prima di Emiliano l’intervento di Roberto Speranza: «O c’è un congresso vero e profondo oppure a cosa si riduce il congresso? Un congresso plebiscito-rivincita di un capo arrabbiato non avrà senso, in quel congresso me non interessa entrare in nessun modo» ha detto Speranza. «Stamattina- ha aggiunto- ho avuto il piacere di un colloquio con Matteo Renzi che mi ha cercato e gli ho fatto una domanda di fondo: segretario, ma la vediamo solo noi questa rottura che c’è già stata? O il congresso è l'ultima opportunità o non c’è la faremo».
Interrogato sulla scissione Bersani cita Berlinguer. «Bisogna essere fedeli agli ideali della tua gioventù. Quando non sai cosa fare, fai quel che devi» ha risposto a chi gli domanda cosa farebbe in caso di scissione del Pd. Il congresso «non è questione di tempi, è questione di poter fare una discussione che consenta di cambiare la linea». Renzi «deve ripristinare la normalità dopo lo strappo della direzione» ribadisce Bersani, a margine dell'assemblea Pd. La normalità è che «nel 2018 si vota. Da giugno a settembre ci si prepara al Congresso, prima si fa la legge elettorale. Perché andare avanti così? Non si capisce, per l'esigenza di una persona? C'é di mezzo l'Italia. Prima il Paese, poi il partito, poi le persone» ha chiarito l’ex segretario e ministro, uno dei padri fondatori del Pd e dell’Ulivo.
Ultimatum non ricevibili secondo il vice segretario del Pd Lorenzo Guerini.
«Questa mattina - scrive su twitter - toni e parole che nulla hanno a che fare con una comunità che si confronta e discute. Gli ultimatum non sono ricevibili». Intanto il segretario lavora alla vigilia dell’appuntamento di domenica al Parco dei Principi.
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Rossi: Cari compagni lottiamo, finora da Renzi risposte inadeguate
«Se si pensa di fare un congresso in poche settimane, - ha spiegato Enrico Rossi - una conta per riconsegnare la guida del partito al segretario noi non ci stiamo. Il Pd è per sua natura un partito plurale e di centrosinistra, se si pensa di abolire la sinistra o che finisca per non contare nulla la responsabilità della spaccatura ricade su chi non vuole capire» ha rimarcato il governatore toscano, candidato alla segreteria.
No a partito di Renzi
La sinistra Pd a confronto
Non è una questione di date ma di democrazia chiarisce Rossi. Noi non siamo disposti a partecipare ulteriormente alla trasformazione del Pd nel partito di Renzi. Se il segretario vuole fare in Italia ciò che Macron sta facendo in Francia, accentuando ulteriormente il carattere lideristico, questa forza non sarebbe più il Pd. La spaccatura sarebbe nei fatti e a fare la scissione sarebbero gli elettori di sinistra. Se poi si pensa che fatta questa operazione, si devono fare alleanze con Alfano, Forza Italia e Verdini, lo dico con chiarezza, noi non ci stiamo».
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Rossi, serve un partito partigiano che sta con lavoratori
«Abbiamo accettato troppo supinamente il mondo così com'è. C'è stato un eccesso di moderazione, un'acquiescenza verso il mercato» aggiunge Rossi nel suo intervento. «Siamo stati indentificati con il sistema. Noi siamo convinti, e siamo qui per questo, che occorre una svolta politica. Abbiamo bisogno di un partito partigiano che in modo netto sta dalla parte dei lavoratori e del lavoro. Troppa contiguità coi potenti rende difficile parlare coi lavoratori. Se esalti Marchionne non devi meravigliarti se poi un precario ti sente distante» ha aggiunto Rossi chiedendo una «svolta» rispetto a risposte «finora inadeguate del Pd». Quanto ai giovani: «Per la generazione perduta non si è fatto ancora nulla» ha sottolineato. «Non bastano i bonus ai diciottenni» ma serve un progetto più complessivo ì«che pensi ai nostri figli». Serve un'azione più incisiva contro la povertà e non è possibile esorta Rossi che «non si tocchino le pensioni d'oro». E ancora, elenca: «La flat tax è scandalosamente di destra».
D'Alema, sinistra ha linea comune chiara, ora sta a Renzi
L’ultimatum per scongiurare la scissione arriva da Massimo D’Alema. «Abbiamo preso una posizione comune non oggi, ma da molto tempo. E' una posizione molto chiara, ben espressa nell'appello di due giorni fa di Pier Luigi Bersani. Ora spetta al segretario del partito dare una risposta altrettanto chiara» ha spiegato. Massimo D'Alema annunciando che domani non sarà all'assemblea del Pd.
Franceschini, Pd non è proprietà di capi in lite
«I margini di trattativa ci sono sempre, dipende dalla volontà delle persone e soprattutto dobbiamo sapere che il Pd non è proprietà di alcuni capi che litigano tra di loro» ha detto il ministro per i Beni culturali Franceschini, interrogato dai cronisti a Firenze.
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