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Autore Discussione: Scissione Pd, si ragiona già sul nome del nuovo partito. Inutile incontro...  (Letto 2257 volte)
Arlecchino
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« inserito:: Marzo 01, 2017, 05:01:42 pm »

Scissione Pd, si ragiona già sul nome del nuovo partito. Inutile incontro Bersani-Guerini.
In preparazione documento per l'assemblea di sabato


Pubblicato: 16/02/2017 18:35 CET Aggiornato: 4 ore fa

Meno due all’assemblea di sabato a Testaccio, dove si presenteranno assieme Emiliano-Speranza-Rossi e allo studio c’è già il nome della Cosa che nascerà dalla rottura del Pd. La fotografia della giornata è questa: al termine dell’incontro mattutino con Pier Luigi Bersani, il vicesegretario del Pd Lorenzo Guerini riferisce ai suoi: “I fili si stanno spezzando tutti”. Tutti i colloqui di oggi, tra pontieri più o meno attendibili, hanno prodotto l’ennesimo sterile balletto di date sul congresso. L’ultima offerta è stata: congresso a maggio, anche inoltrato compresa la conferenza programmatica invocata da Andrea Orlando (e non solo). La risposta dei bersaniani è stata questa: acqua fresca. Proprio il guardasigilli, che oggi avrebbe dovuto incontrare Renzi, subito dopo pranzo è partito per un’iniziativa politica a Pescasseroli, segno che al momento la trattativa è interrotta.

È in questo quadro che Pier Luigi Bersani scrive all’HuffPost una lunga e articolata lettera appello, in cui mette in fila le richieste politiche di questi giorni: una fine ordinata della legislatura, con voto nel 2018; la definizione di alcuni impegni del governo per “correggere le cose che non hanno funzionato”; congresso nei termini statutari, ovvero a ottobre. Dunque, dopo le amministrative. Non prima, come vuole l’ex premier che finora ha trattato la data, ma tenendo invalicabile questo spartiacque. In Transatlantico Arturo Scotto (Sinistra Italiana) legge la lettera sull’I-Phone e la mostra a un collega: “Guarda, Pier Luigi sta preparando la rottura”.

Al momento l’idea su cui sono già in corso parecchie riunioni prevede che sabato, all’iniziativa di Testaccio, sarà presentato un documento che, in sostanza, fa propri questi concetti, benedetto dagli applausi di una kermesse che di ora in ora si sta trasformando in dimensioni e impatto politico. Al Teatro Vittoria i posti sono circa seicento. Dice un organizzatore: “Dobbiamo mettere i maxi-schermi fuori, arriverà gente da tutta Italia. Quelli del nord si chiedono a quel punto che ci andranno a fare domenica all’assemblea del Pd”. La risposta è: a presentare il documento manifesto, che a quel punto sarà bocciato. E questa dovrebbe essere la formalizzazione della rottura. Almeno questa è l’idea su cui si lavora in queste ore.

Determinati gli ex ds, a partire da Roberto Speranza e Pier Luigi Bersani. Più prudenti quelli vicini a Michele Emiliano temono che il governatore della Puglia possa essere risucchiato dalla Ditta. Anche per questo è in atto un ragionamento approfondito sul nome, su cui sono a lavoro i dirigenti politici e gli sherpa di società di comunicazione. Massimo D’Alema, ad esempio, ha suggerito di evitare la parola “partito” e di utilizzare la parola “movimento” più in sintonia coi tempi e che dia l’idea di una “costituente” aperta, larga, plurale. E accogliente. Forse con un richiamo all’Ulivo già dal nome, in modo che si capisca subito che non è la riedizione di una “Cosa rossa” o “Cosa 3”.

In parecchi in questi giorni hanno avuto contatti con Giuliano Pisapia, nell’auspicio di coinvolgerlo nell’avventura con suo Campo Progressista. Riferisce chi ha parlato con lui: “Giuliano è consapevole, basta vedere le sue dichiarazioni in tv di ieri, che se dal Pd esce la sinistra e il Pd diventa il partito di Renzi, non può fare la foglia di fico del renzismo. Il punto è che in parecchi attorno a lui, da Tabacci e Franco Monaco, lo vogliono su una posizione autonoma. Il dialogo di questi giorni serve appunto a costruire un percorso assieme”.

Da tempo alla Camera non si vedeva Franceschini presidiare il territorio come oggi. Perché addirittura persino tra i suoi serpeggia l’inquietudine. Per non parlare degli altri. La corrente dei turchi è implosa. Quella di Martina quasi, con Cesare Damiano che sente il richiamo della foresta. E che ha la maggioranza all’interno della corrente Sinistra è cambiamento. Tra gli ex ds è l’ora del tormento, ma in parecchi sono turbati: Beppe Fioroni, ad esempio. Molto. E con lui i Pop-dem, ovvero gli ex Popolari che lo seguono.

Il pallottoliere dice che il nuovo gruppo parlamentare alla Camera al momento è sopra quota 40, compresi gli ex Sel di Arturo Scotto. Oltre venti al Senato. C’è chi vorrebbe i gruppi già lunedì, ma potrebbe slittare di qualche giorno. Meno due all’assemblea di sabato.

Da - http://www.huffingtonpost.it/2017/02/16/scissione-pd_n_14796996.html
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« Risposta #1 inserito:: Marzo 01, 2017, 05:04:57 pm »


L’anti assemblea della sinistra
Al Vittoria la minoranza Pd: Emiliano, scissione evitabile.
D’Alema: non sarò all’assemblea

    18 febbraio 2017

Sulle note di Bandiera Rossa è cominciata al teatro Vittoria a testaccio la manifestazione della minoranza Pd. A presentare la manifestazione Peppino Caldarola mentre in platea siedono Massimo D'Alema, Pier Luigi Bersani, Michele Emiliano, Roberto Speranza, Enrico Rossi. Sala gremita e applausi sia sulle note di Bandiera Rossa sia alle immagini di Star Wars con la celebre frase: «Devi sentire la forza intorno a te». «Quell' astronave dobbiamo tirarla fuori, e' la sinistra» chiosa Caldarola. Sullo schermo scorrono le immagini di varie manifestazioni della sinistra, si alternano tra gli altri Bernie Sanders e le guerrigliere curde anti-Isis. Sul palco campeggia la scritta «Democratici socialisti per cambiare l'Italia, la sinistra il Partito democratico».
Il governatore della Toscana Enrico Rossi ha chiesto un congresso in cui possano confrontarsi differenti linee politiche. E annunciato che la sinistra Pd proporrà una svolta politica. «Se questo ci verrà negato- dice al teatro Vittoria- sarà compito nostro dare inizio a una nuova storia, senza rancore». Nel suo intervento il governatore pugliese Michele Emiliano ha chiesto a Renzi un passo avanti perché la scissione «non la vuole nessuno» ed è ancora «evitabile».

«Non costringete con argomenti capziosi questa comunità ad uscire dal Pd» ha detto. «Noi speriamo di non dover dire cose drammatiche nelle prossime ore ma se dovesse essere necessario non avremo paura» ha chiarito Emiliano. Prima di Emiliano l’intervento di Roberto Speranza: «O c’è un congresso vero e profondo oppure a cosa si riduce il congresso? Un congresso plebiscito-rivincita di un capo arrabbiato non avrà senso, in quel congresso me non interessa entrare in nessun modo» ha detto Speranza. «Stamattina- ha aggiunto- ho avuto il piacere di un colloquio con Matteo Renzi che mi ha cercato e gli ho fatto una domanda di fondo: segretario, ma la vediamo solo noi questa rottura che c’è già stata? O il congresso è l'ultima opportunità o non c’è la faremo».

Interrogato sulla scissione Bersani cita Berlinguer. «Bisogna essere fedeli agli ideali della tua gioventù. Quando non sai cosa fare, fai quel che devi» ha risposto a chi gli domanda cosa farebbe in caso di scissione del Pd. Il congresso «non è questione di tempi, è questione di poter fare una discussione che consenta di cambiare la linea». Renzi «deve ripristinare la normalità dopo lo strappo della direzione» ribadisce Bersani, a margine dell'assemblea Pd. La normalità è che «nel 2018 si vota. Da giugno a settembre ci si prepara al Congresso, prima si fa la legge elettorale. Perché andare avanti così? Non si capisce, per l'esigenza di una persona? C'é di mezzo l'Italia. Prima il Paese, poi il partito, poi le persone» ha chiarito l’ex segretario e ministro, uno dei padri fondatori del Pd e dell’Ulivo.

Ultimatum non ricevibili secondo il vice segretario del Pd Lorenzo Guerini.
«Questa mattina - scrive su twitter - toni e parole che nulla hanno a che fare con una comunità che si confronta e discute. Gli ultimatum non sono ricevibili». Intanto il segretario lavora alla vigilia dell’appuntamento di domenica al Parco dei Principi.

    Minoranza dem all’attacco 1 febbraio 2017

Bersani: «Se Renzi forza, finisce Pd e nasce nuovo Ulivo»

Rossi: Cari compagni lottiamo, finora da Renzi risposte inadeguate
«Se si pensa di fare un congresso in poche settimane, - ha spiegato Enrico Rossi - una conta per riconsegnare la guida del partito al segretario noi non ci stiamo. Il Pd è per sua natura un partito plurale e di centrosinistra, se si pensa di abolire la sinistra o che finisca per non contare nulla la responsabilità della spaccatura ricade su chi non vuole capire» ha rimarcato il governatore toscano, candidato alla segreteria.

No a partito di Renzi
La sinistra Pd a confronto
Non è una questione di date ma di democrazia chiarisce Rossi. Noi non siamo disposti a partecipare ulteriormente alla trasformazione del Pd nel partito di Renzi. Se il segretario vuole fare in Italia ciò che Macron sta facendo in Francia, accentuando ulteriormente il carattere lideristico, questa forza non sarebbe più il Pd. La spaccatura sarebbe nei fatti e a fare la scissione sarebbero gli elettori di sinistra. Se poi si pensa che fatta questa operazione, si devono fare alleanze con Alfano, Forza Italia e Verdini, lo dico con chiarezza, noi non ci stiamo».

    Italia 18 febbraio 2017
La maggioranza teme il rischio paralisi al Senato
Rossi, serve un partito partigiano che sta con lavoratori
«Abbiamo accettato troppo supinamente il mondo così com'è. C'è stato un eccesso di moderazione, un'acquiescenza verso il mercato» aggiunge Rossi nel suo intervento. «Siamo stati indentificati con il sistema. Noi siamo convinti, e siamo qui per questo, che occorre una svolta politica. Abbiamo bisogno di un partito partigiano che in modo netto sta dalla parte dei lavoratori e del lavoro. Troppa contiguità coi potenti rende difficile parlare coi lavoratori. Se esalti Marchionne non devi meravigliarti se poi un precario ti sente distante» ha aggiunto Rossi chiedendo una «svolta» rispetto a risposte «finora inadeguate del Pd». Quanto ai giovani: «Per la generazione perduta non si è fatto ancora nulla» ha sottolineato. «Non bastano i bonus ai diciottenni» ma serve un progetto più complessivo ì«che pensi ai nostri figli». Serve un'azione più incisiva contro la povertà e non è possibile esorta Rossi che «non si tocchino le pensioni d'oro». E ancora, elenca: «La flat tax è scandalosamente di destra».

D'Alema, sinistra ha linea comune chiara, ora sta a Renzi
L’ultimatum per scongiurare la scissione arriva da Massimo D’Alema. «Abbiamo preso una posizione comune non oggi, ma da molto tempo. E' una posizione molto chiara, ben espressa nell'appello di due giorni fa di Pier Luigi Bersani. Ora spetta al segretario del partito dare una risposta altrettanto chiara» ha spiegato. Massimo D'Alema annunciando che domani non sarà all'assemblea del Pd.

Franceschini, Pd non è proprietà di capi in lite
«I margini di trattativa ci sono sempre, dipende dalla volontà delle persone e soprattutto dobbiamo sapere che il Pd non è proprietà di alcuni capi che litigano tra di loro» ha detto il ministro per i Beni culturali Franceschini, interrogato dai cronisti a Firenze.

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