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Autore Discussione: ALESSANDRA LONGO. Giuseppe De Rita: "Grillo? Loda i poveri chi povero non è.  (Letto 2072 volte)
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« inserito:: Gennaio 02, 2017, 06:58:24 pm »


Giuseppe De Rita: "Grillo? Loda i poveri chi povero non è.
La nostra identità si fonda sulla crescita"
Il fondatore del Censis contesta l'ideologia del minimo necessario, rilanciata dal leader M5S il giorno di Natale con un testo di Parise pubblicato sul suo blog

Di ALESSANDRA LONGO
28 dicembre 2016

ROMA - La povertà "come ideologia nazionale", la povertà come filosofia "politica ed economica ". Il Grillo natalizio si lancia in un elogio del "minimo e necessario ", attingendo ad un Goffredo Parise del 1974, anno di preausterity berlingueriana. È il mito Cinque Stelle della decrescita felice che riaffiora nel "manifesto" di fine anno, accanto alla linea cupa e muscolare sull'immigrazione. Ma povero è davvero bello?

Lo chiediamo a Giuseppe De Rita, fondatore del Censis, che risponde con l'esperienza del sociologo e la saggezza dei suoi 84 anni: "I cantori dei poveri non sono mai i poveri. I poveri non cantano...". Serge Latouche, padre della decrescita felice, non è nelle corde del professore: "No, non credo alla decrescita felice. Questo Paese ha formato la sua identità sulla crescita, la decrescita significherebbe perdita di identità. Sono francamente sorpreso dall'uscita di Grillo".

Professore, di questi tempi è raro che la politica parli di povertà, non le pare?
"Indubbiamente non capita spesso ma devo specificare che povertà non è la parola giusta per descrivere la società italiana di oggi".

Qual è la parola giusta?
"Sono due, non una: sobrietà e arbitraggio. La sobrietà nasce dalla stanchezza per l'edonismo consumista, dalla casa piena di cose, dalla crisi iniziata nel 2007. Noi del Censis l'abbiamo definita, due o tre anni fa, la riscoperta dello scheletro contadino dell'Italia, una spina dorsale forte, piedi per terra e cervello fino. Né povertà né consumismo illusorio".

E l'arbitraggio?
"Gli italiani adesso arbitrano su tutto, fanno la spesa pensando a che cosa serve e a che cosa non serve, meglio le scarpe dei vestiti, di cui abbiamo pieni gli armadi, meglio i voli low cost, i bed and breakfast, meglio fare la spesa per la famiglia al discount... ".

Ma non sono poveri.

"No. Il ciclo dei grandi investimenti, degli operai che diventavano piccoli imprenditori, l'affermazione del ceto medio, gli acquisti della prima e della seconda casa, i 40 anni fiammeggianti della crescita, tutto questo è finito. Oggi il grande risparmio, che pure c'è, viene usato per creare altro risparmio, il patrimonio, che pure c'è, viene messo a reddito. Non c'è un modello nuovo, c'è un momento di sospensione in continuità culturale con quello precedente".

Gli italiani sobri, come li definisce il Censis, non sembrano contenti, anzi.
"In effetti è così: sobri, arbitri attenti dei propri consumi, ma non propriamente allegri".

Grillo li vorrebbe più poveri e felici.
"La sua sortita mi sorprende. Uno come lui, con il fiuto dell'attore comico, ha sempre saputo interpretare bene le emozioni, anche quelle identitarie, prova ne è il Vaffa. Stupisce che Grillo dica agli italiani: "Siate miserrimi!". Poi magari mi sbaglio, visto che lui raddoppia i voti. Magari intercetta pulsioni alla povertà che io non vedo".

Meno consumi, meno tutto: l'apologia dell'essenziale.
"Ah sì certo. La sconfitta elettorale può essere "meravigliosa", la povertà bella... È come se in un angolo del grillino medio ci fosse sempre una "base liquida", un'attitudine a rendere le cose commoventi e in quanto commoventi belle".

Lei, invece, non si commuove pensando alla decrescita felice.
"Non ci ho mai creduto. Abbiamo un'identità di Paese costruita sulla crescita. Persino i cinesi, quando sono sbarcati a Prato, hanno fiutato la nostra identità. Abbiamo avviato ora una fase diversa, di sobrietà e arbitraggio, ma siamo in linea con il modello identitario ".

Roma ha già voltato pagina: Natale all'osso, artisti di strada non pagati, poche luci, pochi mezzi di trasporto. Modello pauperista.
"Non parlo di Roma, ho 84 anni, rischio di sentirmi male, mi viene uno stranguglione...".

Non sarà che certe riflessioni sulla povertà
"Infatti, predicare la povertà è molto consumista".

In che senso?
"Per esempio noi, partendo da Grillo, stiamo usando la parola povertà e abbiamo consumato una pagina di giornale...".

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28 dicembre 2016

http://www.repubblica.it/politica/2016/12/28/news/giuseppe_de_rita_grillo_loda_i_poveri_chi_povero_non_e_la_nostra_identita_si_fonda_sulla_crescita_-154999886/
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