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Autore Discussione: AA VV “Il rapporto con Putin va cercato a tutti i costi”  (Letto 2090 volte)
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« inserito:: Novembre 28, 2016, 08:40:46 pm »

“Il rapporto con Putin va cercato a tutti i costi”
Le reazioni all’intervento del presidente russo sulla Stampa: consensi alla collaborazione contro il terrorismo
Pubblicato il 28/11/2016 - Ultima modifica il 28/11/2016 alle ore 07:19

Raphaël Zanotti, Francesca Schianchi, marco Bresolin, Valeria Robecco

Nel suo intervento su «La Stampa», Vladimir Putin ha voluto presentare una Russia tesa alla collaborazione internazionale contro la minaccia del terrorismo chiedendo al mondo occidentale maggiore fiducia. Ma non ha risparmiato bordate. «In alcuni partner non vediamo l’intenzione di risolvere i problemi internazionali» ha scritto, parlando poi di un necessario superamento di quelle strutture da Guerra Fredda, come la Nato, e dei presunti tentativi di trasformare l’Osce in un ente piegato alla politica estera di qualche Paese. Ha smentito ambizioni di dominio globale: «Non aspiriamo né a questo, né all’espansione, né allo scontro con qualcuno» e ha tagliato corto sull’Europa parlando di «cliché della minaccia». L’Europa ha 300 milioni di abitanti, i Paesi Nato 600, la Russia 146 milioni: «È semplicemente ridicolo parlarne». Per Putin, invece, sarebbe un affare redditizio usare la Russia come spauracchio: «Si possono gonfiare gli stanziamenti bellici dei propri Stati». Ha definito «isteria» l’idea che degli hacker russi abbiano tentato di influenzare la scelta degli americani nelle ultime presidenziali e ha chiesto: «Dove sono i risultati della lotta al terrorismo?» chiedendo maggior collaborazione. 

QUI ITALIA 
Benedetto Della Vedova: «Il rapporto con lui deve essere rinforzato» 

FRANCESCA SCHIANCHI 
Il rapporto tra Ue e Russia va rafforzato. Anche se restano punti di distanza. È la posizione di chi, in Italia, si occupa di esteri e difesa, dopo aver letto l’articolo del presidente russo di ieri.

«Il rapporto con la Russia deve essere ai primi posti dell’agenda internazionale europea», esordisce il sottosegretario agli Esteri, Benedetto Della Vedova. Senza dimenticare però che Putin usa «due pesi e due misure: le esercitazioni Nato nei Paesi baltici sono vendute come atto di ostilità, mentre l’assertivismo russo, dalla Crimea al Donbass, non è mai in discussione». Quindi, «nessuna ostilità preconcetta», ma nemmeno l’atteggiamento «che c’è in Europa, e in Italia da M5S e la Lega, di pensare che un rapporto più solido passi per dare sempre ragione a Putin».

Necessario lavorare a questa relazione anche per il presidente della Commissione esteri al Senato, Pierferdinando Casini: «Al netto della propaganda - che c’è anche nell’articolo di ieri di Putin - non c’è dubbio che il primo problema di Usa e Ue sia rafforzare l’intesa con la Russia». Tenendo a mente gli errori russi - «l’occupazione illegale della Crimea» - e quelli che lui imputa all’Ue: «L’idea dei Paesi baltici di un’Ucraina parte integrante d’Europa è sbagliata: in termini geopolitici, l’Ucraina è un ponte tra Europa e Russia».

 «Quello di Putin nel suo articolo è un punto di vista per molti aspetti non condivisibile - commenta il presidente della Commissione difesa al Senato, Nicola Latorre - ma è vero che non dobbiamo rinunciare a un dialogo: non si può prescindere dalla Russia per stabilizzare il Mediterraneo». Anche se il problema resta la posizione sulla Siria: «Non si può parlare di dialogo e poi agire in modo opposto». Come affrontarlo? «Con un nuovo protagonismo politico-diplomatico di Ue e Usa: altrimenti, Putin continuerà a predicare bene e razzolare male».

 QUI EUROPA 
Ma L’Ue è incerta: «Troppe divisioni» 

MARCO BRESOLIN, INVIATO A BRUXELLES 
«A ottobre la discussione sulla Russia aveva tenuto i leader a discutere in Consiglio fino alle due di notte, ma alla fine erano riusciti a trovare un accordo. A dicembre non so cosa succederà». La battuta di un diplomatico dell’Est Europa - raccolta a Bruxelles - la dice lunga su quanto i 28 siano divisi sull’atteggiamento da tenere nei confronti di Putin.

Un mese fa i capi di Stato e di governo avevano discusso sull’opportunità di «ventilare» l’ipotesi sanzioni a Mosca per i raid in Siria (vinse il fronte del no). Al prossimo Consiglio dovranno decidere se prolungare le sanzioni attualmente in vigore (scadono il prossimo 31 gennaio), legate alla crisi in Ucraina. Le divisioni sembrano essere ancora più accentuate. Lo sa bene Angela Merkel, che pochi giorni fa si è trovata di fatto a smentire la Casa Bianca. Al termine del vertice a Berlino tra Barack Obama e i leader di Italia, Francia, Germania e Spagna, Washington ha fatto filtrare la notizia che l’Ue sarebbe intenzionata a confermare le sanzioni. «Non ne abbiamo parlato» ha invece frenato la Cancelliera, che ben conosce le divisioni. Per i sostenitori del dialogo (oltre all’Italia ci sono Paesi come Ungheria, Slovacchia, Grecia, Cipro, Austria, Spagna e Bulgaria), l’arrivo di Trump alla Casa Bianca è un buon motivo per far valere le loro ragioni. Continuare in questa «sfida» a Putin potrebbe essere controproducente. Ma sul fronte opposto (dai Paesi baltici a quelli del Nord, oltre a Polonia, Regno Unito e Germania) insistono con la linea della fermezza: «Le sanzioni restano legate all’attuazione degli accordi di Minsk», ha detto nei giorni scorsi il presidente del Consiglio Europeo, il polacco Donald Tusk. In tutto questo, a riaccendere il clima, è pure piombata la risoluzione del Parlamento Ue che condanna le «intromissioni» di Mosca in Europa, per le campagne di «disinformazione» e le «sovvenzioni» ad alcuni partiti politici.

QUI STATI UNITI 
Con Trump presidente al via un nuovo corso 

VALERIA ROBECCO 
Con Donald Trump presidente degli Stati Uniti «si assisterà sicuramente ad un nuovo corso dei rapporti con la Russia, su questo non ci sono dubbi»: è perentorio il politologo americano Ian Bremmer, presidente del think-thank Eurasia Group e guru di strategia internazionale. Commentando l’intervento di Vladimir Putin sulle pagine de «La Stampa» Bremmer spiega come sia «vero che i russi sono preoccupati per terrorismo islamico». E Trump «ha sempre detto che vede Putin come qualcuno con cui lavorare». A suo parere «la nuova amministrazione Usa cercherà un modo per cooperare con Mosca sulla lotta all’Isis, portando avanti l’idea che Bashar al Assad non è un problema dell’America». Per il leader del Cremlino il fardello della reciproca sfiducia limita le possibilità di trovare risposte alle sfide odierne, e il politologo è convinto che il messaggio sia indirizzato anche all’Europa: «Vuol dire iniziamo ad essere pragmatici, lavoriamo sull’economia, sul terrorismo, e lasciamo stare dossier come l’Ucraina, che non preoccupa così tanto». Tuttavia il grande cambiamento, per Bremmer, «di sicuro verrà dagli Stati Uniti», anche perché «Trump ha già detto di voler lavorare più strettamente con Putin».

Sulla questione delle presunte interferenze di Mosca nella corsa alla Casa Bianca, definite dal presidente russo un’isteria degli Usa, l’analista è invece convinto che si tratti più che altro di «propaganda di Mosca». «Anche perché - continua - i più alti livelli del governo americano hanno detto che la Russia è dietro gli attacchi hacker, quindi a meno che non si creda che abbiano mentito... si tratta di propaganda». E all’indomani della morte di Fidel Castro, il politologo afferma che un altro aspetto da tenere d’occhio è il dossier cubano: «Sarà interessante vedere se su argomenti come Cuba, o l’Iran, dove la Russia è chiaramente su una sponda opposta, Trump sposerà una prospettiva più pragmatica».

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Da - http://www.lastampa.it/2016/11/28/esteri/il-rapporto-con-putin-va-cercato-a-tutti-i-costi-IVr7tPq8i28ieUhsoSx8XJ/pagina.html
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