Terremoto: chiude il ristorante preferito dai gourmet
Il Tiglio a Montemonaco era al primo posto della classifica di Tripadvisor, aveva ottenuto due forchette del Gambero rosso, un cappello dell'Espresso
Ora crepe hanno squarciato la sala, l'edificio è stato dichiarato inagibile dai vigili de fuoco. "Servono troppi soldi per la ristrutturazione"
Di PAOLO G. BRERA
04 novembre 2016
MONTEMONACO - Glielo dicevano tutti: “Ehi, chef, ma cosa ci fate lassù sui monti, perché non venite sul mare ad aprire un ristorante?”. E invece no, “sono nato qui, che ci vuoi fare?”, rispondeva Enrico Mazzaroni raccogliendo gli ortaggi in campo, o scherzando con la vacca al pascolo prima di dirigere la brigata di otto persone tra sala e cucina. Ci vuole coraggio, ci vuole passione per diventare grandi a Montemonaco, a tre quarti d’ora di curve estenuanti dalla costa, sui monti Sibillini che d’autunno spumano bruma e d’inverno ghiacciano e s’imbiancano. Eppure, prima che il sisma lo mettesse a terra “Il Tiglio” era salito al primo posto nella classifica di TripAdvisor per i ristoranti delle Marche, due forchette per la guida del Gambero Rosso e un cappello per quella dell’Espresso, eccellenza pura in odore di stella Michelin. E adesso addio, “chiuso”.
Crepe maligne e profonde disegnano parte del salone e un intero angolo dell’edificio rurale che ospita il ristorante. Enrico è l’ombra dell’uomo entusiasta che al termine del servizio salutava i clienti arrivati da mezza Italia per assaggiare la sua cucina raffinata, elegantissima e ricercata. “Basta, sono stanco, mi sono rotto”, dice con lo sguardo perso sui sogni svaniti. Suo cugino Gian Luigi Silvestri, l’altra anima del Tiglio che accoglieva i clienti e suggeriva piatti e abbinamenti di una cantina ricca e selezionata, impreca e scuote la testa: “Non l’ho mai visto così a terra, sono preoccupato. Ma se riuscissimo a ripartire...”.
Per due volte il ristorante nato nel 1994 aveva fatto spallucce al sisma, tirando dritto senza un graffio o quasi. La prima nel 1997, la seconda il 24 agosto nel terremoto devastante di Amatrice e Accumoli. “Qui neanche un graffio - racconta Gian Luigi - e a pranzo, quel giorno, era venuto lo chef Moreno Cedroni della Madonnina del Pescatore, insieme alla direttrice di sala di Casa Perbellini”, entrambi due stelle Michelin. Per un paio di settimane i clienti erano spariti, traumatizzati dal sisma; poi avevano iniziato a riaffollare le sale. “Il 23 ottobre eravamo al completo fino al 6 novembre”, ma la storia del Tiglio stava per inciampare.
Il 26 ottobre, quando l’epicentro a Castelsangelo sul Nera e Visso si era avvicinato, erano spuntate crepe sottili sul muro esterno e nel salone. Ma la botta micidiale è arrivata domenica mattina, quando i muri del ristorante non hanno retto alla scossa da 6,5 Richter e le crepe si sono squarciate rischiando di far crollare mezza sala. E ora? Enrico è “troppo avvilito” anche solo per ragionare sul da farsi. I vigili del fuoco sono già venuti a decretare l’inagibilità. Nei prossimi giorni arriveranno i tecnici accreditati per compilare le schede Aedes, quelle che verificheranno se l’immobile deve essere demolito o è salvabile. Serve molto denaro, e dopo la ristrutturazione di febbraio le casse non possono permettersi di anticiparlo. Così, in attesa di capire se sia possibile ristrutturarlo e quanto sia semplice e rapido ottenere i contributi pubblici, a Enrico e Gian Luigi non è restato che congedare la brigata e restar lì a osservare quel che resta del Tiglio e del suo mito, il ristorante gourmet fiorito su una roccia come una stella alpina prima di essere spazzato via dal terremoto.
© Riproduzione riservata 04 novembre 2016
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