I cittadini che rifiutano lo Stato non sono sopra la legge
Andrea M. Jarach
20 ottobre 2016
I Reichsbürger, in italiano cittadini del Reich, si presentano anche come Germaniten o Staatenlosen (traducibili rispettivamente come germani od apolidi). La sigla apparsa prepotentemente alla cronaca attuale è in realtà già nota da almeno 5 anni. Sono un gruppo eterogeno di malcontenti raccolti in mini organizzazioni, od addirittura di singoli, con un nocciolo duro ancorato nella destra estrema che si richiama specificamente al terzo Reich. Non riconoscono l’autorità dell’attuale Stato nazionale tedesco in alcuna forma e si richiamano ai suoi predecessori nei confini del 1937 o del 1871. Costituiscono un cocente problema per l’amministrazione tedesca ed anche per l’ordine pubblico.
Quattro tesi per negare la legittimità della BRD
Le tesi per giustificare l’inesistenza legale della BRD sono ancorate in argomenti tipici dell’estrema destra.
Il Reich tedesco esiste ancora
Il primo è che la BRD non sarebbe erede del Reich tedesco che esisterebbe ancora, ma impossibilitato di esercitare la sua autorità. Idea propagata negli anni settanta, tra gli altri, dall’estremista di destra Manfred Roeder. La fonte è un’interpretazione faziosa di una sentenza della corte costituzionale tedesca del 1973 che indicò che la BRD non è il successore in diritto del Reich tedesco aggiungendo però che è uno Stato identico a quello.
Con l’unificazione la BRD è morta
Un altro argomento è che la BRD sarebbe venuta meno con la riunificazione per effetto della cancellazione dell’articolo 23 della costituzione che indicava l’alveo della sovranità nazionale. L’articolo fu cancellato perché la Germania non intendeva più far valere diritti territoriali su Polonia e Cecoslovacchia, ma la validità della sovranità statale della nazione unificata è indicata sia nel trattato di riunificazione tedesca che nel preambolo della carta costituzionale.
Le Nazioni Unite ammettono l’autodeterminazione
Un’altra argomentazione cui ricorrono i Reichsbürger è che sia mancato un trattato di pace con gli alleati e che quindi la BRD è sempre una colonia, non volendo ammettere che il contratto sulle regole conclusive relative alla Germania sostituiva il trattato di pace. Essi richiamano ancora i diritti sulla autodeterminazione previsti dalle Nazioni Unite con la risoluzione A/RES/56/83, mancando di rilevare che per costituire un nuovo Stato dovrebbero poter vantare un potere di ordine sul territorio.
La Germania è una azienda non uno Stato
Infine c’è chi tra loro sostiene convinto che la Germania è una ditta: la BRD GmbH. La curiosa tesi si basa sull’effettiva esistenza di una Agenzia federale, la Bundesrepublik Deutschland Finanzagentur GmbH, che si occupa delle aperture di credito e debito della nazione.
Chi sono in realtà i Reichsbürger
Nella più parte i Reichsbürger sono solo persone indebitate che rifiutano il pagamento di imposte o di alimenti divorzili, rendendo i documenti di identità per sostituirli con altri privi di valore legale, acquisiti via internet, vuoi di un supposto redivivo Deutsches Reich o di uno Stato Libero Prussiano, od ancora dello Stato Federale Bavarese e Prussiano, od altre sigle più o meno fantasiose. Altri sono profittatori che vendono questi pezzi di carta. Altri ancora dichiarati revisionisti e neonazisti tout court. Già solo in Brandenburgo si contano siano circa 300 persone, almeno 80 nella Sassonia-Anhalt e poi diverse altre sparse negli altri Länder. Il fenomeno è apparentemente più diffuso all’Est dove ancora oggi strati di popolazione, perduto l’assistenzialismo della ex DDR, si ritengono perdenti dall’unificazione tedesca.
Danni all’amministrazione
I Reichsbürger hanno per lo più al loro attivo resistenze e male parole ad ufficiali giudiziari postandone i filmati su You Tube, costituendo grattacapi per le amministrazioni pubbliche. Ufficiali giudiziari, poliziotti ed amministratori di giustizia da tempo devono affrontare corsi specifici su come affrontare i nuovi protestatari. Persino all’Ufficio Tedesco per Brevetti e Marchi pare siano arrivate missive di piantagrane.
Riprese dei processi
Il fenomeno a fronte delle crescenti paure verso gli stranieri è diventato tuttavia progressivamente dilagante e si sono registrati episodi più o meno gravi. A gennaio di quest’anno un’udienza per guida senza patente nel tribunale di Kaufbeuren, in Baviera, è stata interrotta da una ventina di persone tumultuose che ha sequestrato i fascicoli processuali filmando l’azione. È una prassi ripetuta dagli adepti di filmare giudici, udienze e metterli alla berlina su internet.
La truffa maltese
Jochen Eichner per l’emittente radiofonica Bayerischer Rundfunk ha ricordato che ad Augsburg appena il mese scorso un uomo ha dovuto rispondere di tentata estorsione ai danni di un ufficiale giudiziario per avergli richiesto 2 milioni di euro a titolo di danni insussistenti. Lo schema è noto già da almeno un anno come truffa di Malta. I Reichsbürger si iscrivono on line nel registro delle imprese UCC di Washington d.C., quindi annotano dei falsi crediti nei confronti dei funzionari pubblici che vengono girati ad una ditta di esazione di Malta e da essa azionati per via giudiziaria. Se il malcapitato non si difende di fronte ai giudici maltesi, la sentenza vale come titolo eseguibile in Germania. L’emissione Kontrast della MDR ha rivelato che anche la Cancelliera ed il Presidente della Repubblica tedesco sono stati attaccati con la truffa maltese; nel loro caso però i procedimenti annullati sul nascere su richiesta del Governo. USA. Germania e Malta sono già intervenuti per ostacolare questo meccanismo.
E poi le armi
Le armi hanno preso piede nelle frange più di estrema destra. Il caso più eclatante fu registrato nel 2012 a Bärwalde in Sassonia quando un gruppo autonominatisi Deutsche Polizei Hilfswerk ammanettò e sequestrò un ufficiale giudiziario poi liberato dalla vera polizia. A febbraio in Brandenburgo un ufficiale giudiziario ed un collaboratore di un fornitore di energia elettrica sono stati minacciati all’arma bianca da un padre di famiglia che non si riconosceva più cittadino della BRD. In Nord Reno Westfalia -ha riportato la ARD- un uomo ha dovuto rispondere in Tribunale per avere cercato di acquistare un AK-47 in Lussemburgo con un porto d’armi del fasullo Stato Libero Prussiano. In agosto a Reuden, nella Sassonia-Anhalt, una coppia che non riconosceva il potere della polizia di condurre un’espropriazione forzata ha provocato uno scambio di colpi d’arma da fuoco con gli agenti.
Georgensgmünd: il primo morto
Il caso di mercoledì del 49enne a Georgensgmünd, al quale dopo un giudizio di pericolosità dovevano essere ritirate oltre 30 armi- che peraltro aveva acquistato legalmente- ed ha sparato alle forze di polizia non dovrebbe purtroppo stupire più che tanto. L’uomo ha esploso i primi colpi già attraverso la porta di casa ancora chiusa. Riducendo un poliziotto in fin di vita che nonostante un’operazione d’urgenza è morto nella mattinata di giovedì, ferendone gravemente un altro ed altri due più leggermente con schegge di vetro, prima di essere ferito a sua volta ed arrestato.
Risposte improcrastinabili per la politica e la società civile
La risposta al fenomeno non può essere cavalcare il consenso degli insicuri come la deputata della CDU di Lipsia Bettina Kudla che in un tweet alla fine di settembre aveva criticato la politica della Cancelliera favorevole all’integrazione degli immigrati, dicendo “la ripopolazione della Germania è già iniziata” usando il termine di sapore vetero nazista Umvolkung.
Sono necessarie una sorveglianza più rigida dell’estrema destra e dei Reichsbürger; campagne avverso i pregiudizi contro gli stranieri; prevenzione ed inibizione della diffusione di filmati che minano la legittimazione degli agenti dello Stato. Ma soprattutto politiche di sviluppo economico stemperando le ansie dei ceti medio bassi. E questo deve avvenire sia a livello nazionale che europeo.
Tra un anno le elezioni del Bundestag potrebbero altrimenti sugellare l’avanzata dei populisti con danni incalcolabili.
Da -
http://www.glistatigenerali.com/terrorismo/i-cittadini-che-rifiutano-lo-stato-non-sono-sopra-la-legge/