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Autore Discussione: Marco Bresolin. L’Ue fa dietrofront sulle sanzioni alla Russia  (Letto 1660 volte)
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« inserito:: Ottobre 21, 2016, 12:36:00 pm »

L’Ue fa dietrofront sulle sanzioni alla Russia
Nel testo definitivo sparito il riferimento ad azioni contro Mosca per i raid in Siria

20/10/2016
Marco Bresolin
INVIATO A BRUXELLES

All’ultimo momento, dopo un confronto piuttosto teso, i leader europei riuniti in Consiglio hanno deciso di eliminare ogni riferimento a possibili sanzioni alla Russia per i raid in Siria. L’ultimissima bozza stesa dagli sherpa ieri mattina diceva che l’Ue “considera tutte le opzioni, incluse ulteriori misure restrittive contro soggetti o entità che sostengono il regime” di Damasco. Dunque anche la Russia. Frase cancellata di netto, per lasciare spazio a una formulazione più generica in cui, oltre a condannare la condotta russa, si dice soltanto che tutte le opzioni sono sul tavolo.

Il capovolgimento è arrivato nella notte e così ne è uscito un testo molto più morbido rispetto a quello voluto da Germania, Francia e Gran Bretagna. Anche perché – fanno notare diverse fonti – a causa delle divisioni tra i 28 le possibilità di arrivare effettivamente a nuove sanzioni per Mosca sono davvero minime. Per adottare misure restrittive serve l’unanimità “e non credo ci sarà” aveva detto nel pomeriggio il presidente dell’europarlamento Martin Schulz. Ungheria, Slovacchia, Grecia e Cipro, ma soprattutto Italia, sono i Paesi che più si sono opposti.

La linea italiana è chiara: “Non condividiamo questo approccio perché non possiamo applicare sanzioni ogni volta che c’è una crisi” spiegava una fonte a vertice in corso. Posizione condivisa anche dall’Alto Rappresentante per la politica Estera Federica Mogherini, che già lunedì a Lussemburgo – durante la riunione del Consiglio Affari Esteri – si era mostrata scettica sull’ipotesi sanzioni. Uscendo dal summit, anche Matteo Renzi è intervenuto sulla questione: “Non ha senso parlare di sanzioni alla Russia” in un momento in cui “tutti concordiamo che bisogna fare tutte le pressioni possibili perché si possa arrivare ad un accordo in Siria”. Il premier ha sottolineato che “questa posizione è la stessa posizione che i ministri degli esteri hanno approvato lunedì. Quindi credo che le espressioni che sono state trovate nel documento finale sono concordi nel dire che bisogna fare tutte le pressioni possibili perché si possa arrivare ad un accordo in Siria. Difficili immaginare che questo abbia a che vedere con ulteriori sanzioni alla Russia”.

Quello di ieri è stato anche il primo Consiglio europeo per Theresa May. Protagonista tra i flash dei fotografi al suo arrivo, in serata è tornata al centro dell’attenzione per parlare di Brexit. Non c’è stata una vera e propria discussione, ma solo “un’informativa” sulle prossime mosse che il governo di Londra farà, in particolare sull’attivazione dell’articolo 50 che dà il via libera all’uscita dalla Ue. Ma fino a quel momento, continuano a ribadire tutti, “non ci saranno negoziati”. A oggi siamo ancora nella fase di pre-tattica e quindi non bisogna stupirsi se un giorno sì e l’altro pure dal lato europeo i toni sono rigidissimi. “O ci sarà una hard Brexit oppure non ci sarà la Brexit” aveva detto la scorsa settimana il presidente del Consiglio europeo Donald Tusk. Ieri François Hollande ha invece dato il benvenuto alla May dicendo che “se i britannici vogliono una hard Brexit, anche i negoziati saranno hard”. Piuttosto curioso, visto che proprio ieri da Londra è emersa la volontà di un divorzio “smooth”, vale a dire liscio.

Oggi la riunione del Consiglio sarà dedicata al commercio. Si parlerà degli strumenti di difesa commerciale, per frenare la concorrenza sleale cinese, ma soprattutto del Ceta. L’accordo con il Canada è stato bloccato dal Belgio, “ostaggio” del veto della Vallonia. Ieri c’è stata una proposta di mediazione, il governo vallone si è riunito fino a tarda serata, ma sembrava ancora irremovibile. Stamattina è attesa una decisione del parlamento vallone. L’accordo è appeso a un filo.

La frase riprende le conclusioni prodotte dal Consiglio Affari esteri di lunedì scorso, ma con una modifica sostanziale. I ministri degli Esteri, nel loro documento, parlavano di “soggetti ed entità siriane”. Quest’ultimo aggettivo, però, nel documento che stasera verrà licenziato dai capi di Stato e di governo, è stato depennato. Dunque le possibili sanzioni saranno dirette anche a soggetti ed entità non siriani, russi in primis.

Si tratta di una modifica significativa rispetto alle bozze circolate fino a ieri, nelle quali la questione era solamente accennata. L’aggiunta arriva infatti all’indomani dell’incontro di Berlino a cui hanno partecipato François Hollande, Angela Merkel e Vladimir Putin. L’asse franco-tedesco, supportato dagli inglesi, è dunque riuscito a infilare questo passaggio nel testo, anche se molti Paesi – Italia in primis – sono contrari alle sanzioni alla Russia.

Lo stesso Donald Tusk, presidente del Consiglio Europeo, pur ricordando che oggi non verranno prese decisioni, arrivando al vertice di Bruxelles ha ammesso che “se i crimini dovessero continuare, l’Ue deve tenere tutte le opzioni aperte, incluse le sanzioni”. La pensa così anche François Hollande, che prima di entrare nel palazzo Justus Lipsius ha detto: “Tutte le possibilità sono aperte”.

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Da - http://www.lastampa.it/2016/10/20/esteri/il-consiglio-europeo-apre-alle-sanzioni-alla-russia-xlFaONmuT95V6S65ksI6JO/pagina.html
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