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Autore Discussione: GIOVANNI CERRUTI - Quanta retorica sul povero Enzo  (Letto 2325 volte)
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« inserito:: Novembre 08, 2007, 11:22:22 am »

7/11/2007
 
Quanta retorica sul povero Enzo
 
GIOVANNI CERRUTI

 
E meno male che alle otto di sera Paolo Mieli è andato in tv per dire che «Enzo Biagi era poco amante della retorica e dei piagnistei».

E Ferruccio de Bortoli, sempre per stare ai direttori del Corriere della Sera, a ricordare che era «uomo di semplicità, rapidità e battuta». Meno male perchè a Biagi morto, e certo non per colpa sua, succede il contrario ed è cominciata la solita, prevedibile, esagerata, noiosa, spesso ipocrita esibizione dello stupidario funebre, con le dichiarazioni che cominciano sempre con le stesse parole: «Con lui scompare...», e vai di retorica. E non può mancare, ovvio, il ricordo dell’ultima telefonata.

Di tutto e di tutti. E già cominciano a girare, come sempre, le frasi dette all’amico, le confidenze, i severi moniti, gli autorevoli insegnamenti, l’imperituro lascito. Leggere, per credere, le vagonate di agenzie stampa. O guardare, come a molti sarà capitato, una qualsiasi tv nazionale. Ieri sera la morte di Biagi ha invaso tg e speciali in seconda serata. Questa mattina sarà materia di litigi attorno all’auditel. Hanno vinto i 12 minuti del Tg1 o i 10 del Tg3, Vespa o Costanzo, Ballarò, Skytg24 o RaiSat? Rai1 ha dato l’handicap a tutte, aveva in studio Bice Biagi, la figlia maggiore che non poteva rifiutare.

Alle tre del pomeriggio, quando alla camera ardente si è presentata Alba Parietti, affranta davvero, si è capito che il lutto privato, la famiglia, gli amici veri, si son dovuti arrendere. Biagi uomo pubblico, Biagi personaggio tv, entra nella spettacolarizzazione della morte e nella banalità della retorica. Lo ricordano le Istituzioni, com’è giusto. Ma poi le agenzie di stampa faranno indigestione di alate frasi di cordoglio che prontamente virano sulla politica e «il famoso editto bulgaro di Berlusconi» (Oliviero Diliberto, segretario dei Comunisti Italiani, da Mosca). «E con lui scompare un pezzo della nostra storia migliore» (Piero Marrazzo, presidente Regione Lazio).

Forse Enzo Biagi non l’ha mai saputo, «ma è sempre stato nel mio cuore, è anche venuto alle mie sfilate» (Giorgio Armani, stilista). «Una volta mi raccontò...» (Pippo Baudo, presentatore). «Ricordo il suo amore per la nostra montagna» (Pierferdinando Casini, leader Udc). «Una volta mi disse...» (Maurizio Costanzo, giornalista). «Ho imparato da Biagi...» (Sergio De Gregorio, Presidente della commissione Difesa del Senato). «Con lui scompare una delle figure storiche del giornalismo» (Paolo Bonaiuti, Forza Italia). Insomma l’importante è esserci. O non esserci, ma farlo sapere: «Sono troppo addolorato» (Michele Santoro, giornalista).

E allora «Grazie Enzo», titola il tg3. O «Ciao Enzo», come si può leggere sui muri di Napoli, manifesti firmati Forza Italia, nientemeno. O «Ciao Direttore», come dice in diretta al Tg4 Emilio Fede: «Mi ha assunto in Rai e mi ha dato la vita». Poi è arrivato Berlusconi e ne è cominciata un’altra, per tutt’e due.

Questa mattina riapre la camera ardente e ci saranno ancora le tv, lo stupidario, gli amici veri o verosimili che arriveranno per un saluto e una dichiarazione. A uno come Biagi magari scapperebbe un «Ma non avete proprio nient’altro da fare?». In coda, silenziosi, i suoi lettori. Con un fiore, o un grazie. Il miglior addio.
 
da lastampa.it
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