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Autore Discussione: ARRIGO LEVI  (Letto 34880 volte)
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« Risposta #60 inserito:: Settembre 16, 2016, 11:26:07 pm »

“La mia Europa vive un decadimento morale”: ecco l’ultima intervista di Ciampi a «La Stampa»
Ripubblichiamo il colloquio dell’aprile 2011 con Arrigo Levi: «Si è indebolita l’integrità delle persone e delle istituzioni. Ma se questo manca, manca tutto. Prevale la logica del successo immediato, misurato in termini di successo puramente economico»


16/09/2016
Arrigo Levi

Ho ricordato a Carlo Azeglio Ciampi, incontrandolo ieri mattina nel suo severo studio a Palazzo Giustiniani, alle spalle del Senato (fuori, in una Roma quasi estiva, fra palazzi e chiese, c’erano folle di turisti vocianti in tutte le lingue europee) alcune delle tante dichiarazioni di morte imminente dell’Europa che si leggono oggi su giornali italiani, europei, americani. Le conosceva già, e mi ha interrotto con una battuta, che poi ripeterà: «Assistiamo a un decadimento morale, sia nell’etica individuale che nell’etica istituzionale. Si dimentica la frase di Vincenzo Cuoco: Alla felicità degli uomini sono più necessari gli ordini - noi diremmo le istituzioni - che gli uomini».

Ma perché la crisi economica europea? Gli ho ricordato una sua antica battuta: facendo l’euro, si è creata una «zoppia». Che cosa dobbiamo intendere? 
«La zoppia è stata una colpa di tutta l’Europa. Non si è accompagnato alla moneta unica, che è un fatto federativo, una politica economica europea. L’eurogruppo, il gruppo dei Paesi dell’euro, non si è mai istituzionalizzato, non ha mai assunto poteri decisionali cui tutti debbano adeguarsi. Questa è la zoppia di cui ha sofferto l’Europa. E poi, a una crisi mondiale, definita epocale, si è risposto con misure congiunturali. C’è stata una asimmetria fra la crisi e la risposta, che doveva prevedere rimedi anch’essi epocali, cioè strutturali. Quanto all’Italia, e non solo all’Italia, si è indebolita l’integrità delle persone e delle istituzioni. Ma se questo manca, manca tutto. Prevale la logica del successo immediato, misurato in termini di successo puramente economico».

Ho osservato che, almeno in linea di principio, la pericolosità della «zoppia» oggi è stata riconosciuta dall’Unione Europea, anche se i rimedi, consistenti in un severo coordinamento delle politiche economiche nazionali, stando al «Financial Times», sono progettati per un futuro troppo lontano. 

«In linea di principio il riconoscimento c’è stato, ma non nelle procedure. Di fatto, non c’è stato il governo dell’Europa».

Gli ricordo che quando discutemmo questi stessi problemi nel nostro libro-intervista, mi disse: «Penso che se fossero rimasti in carica per qualche anno di più alcuni ministri che avevano vissuto la creazione dell’euro, avremmo compiuto il passo indispensabile di far corrispondere alla Banca Centrale Europea un governo unico, coordinato, dell’economia europea, con alcuni poteri sovrannazionali». Chiedo: dobbiamo dedurne che la colpa di questa crisi europea è delle persone, della Merkel, di Sarkozy, di Berlusconi? 
«No, non solo loro. Certo, in loro è mancata la visione, è mancato un respiro veramente europeo. In questo c’è colpa, una mancanza di principi. Ma ricordiamo lo spirito col quale firmammo in Campidoglio il Trattato Europeo, nel 2004. Facemmo allora due errori. Anzitutto, avremmo dovuto fare prima il nuovo trattato, e poi aprire l’Europa ai Paesi nuovi. In secondo luogo, la Commissione Giscard aveva fatto un documento che non andava, che non finiva mai. Ci voleva un documento snello, nervoso, di contenuto, che giustificasse la rinuncia della Germania al marco tedesco, che fu un fatto straordinario. Invece avevano fatto un documento diluito, senza nerbo».

Ciampi rende qui omaggio a quella che fu la visione di Kohl. Ricorda che quando incontrò per la prima volta, da Presidente del Consiglio, il Cancelliere Kohl, si trovarono a dire la stessa cosa: se noi, la generazione che ha fatto la guerra, non creiamo una moneta unica europea, la generazione successiva non la farà più. Fu ancora un Kohl capace di visione a decidere, al momento dell’unificazione tedesca, il cambio di parità fra il Marco della Germania dell’Ovest e quello della Germania Est, invece del cambio di due marchi dell’Est per uno dell’Ovest, come avrebbe voluto la Bundesbank: che aveva ragione sul piano economico, non su quello politico. Il ragionamento di Kohl fu: «non possiamo umiliarli», e politicamente aveva ragione. 

«Quella decisione, come la scelta di non volere un’Europa che si allineasse al marco tedesco, ma una moneta europea, l’euro, furono tutte due scelte prese da chi aveva una visione, da uomini che non cedevano al loro elettorato. A confronto degli uomini d’oggi, erano dei giganti. E poi, trattati come quello di Roma non si approvano con dei referendum, si fanno ratificare dai Parlamenti. Se il trattato fosse stato ratificato dai Parlamenti della vecchia Europa, i nuovi Stati membri sarebbero stati ammessi in base a un trattato già definito. Questo, alcuni non lo capirono».

Guardando all’attuale disamore per l’Europa di molti popoli europei, compreso, a quanto sembra, il popolo italiano, dobbiamo chiederci in che cosa noi, i vecchi, abbiamo sbagliato? Perché non abbiamo saputo trasmettere il ricordo di quello che fu l’Europa delle guerre e dei lager? Che risposta mi dai? 

«Mi chiedi come si possa tenere viva la lezione della storia. Ma questo è un problema eterno. Sta a noi tutti affrontarlo, ma soprattutto a chi ha delle responsabilità istituzionali. E sta ai popoli scegliersi dei leader che abbiano una visione storica alta. Il voto va utilizzato bene».

Qualcuno, gli ricordo, ha parlato con leggerezza di «andarsene dall’Europa». Il Direttore della «Stampa», Mario Calabresi, rispondendo a un lettore che questo proponeva, gli ha fatto osservare che l’Europa non è una bocciofila a cui si restituisce la tessera in un momento di stizza, l’Europa è nata per un’esigenza di pace dopo due guerre mondiali con decine di milioni di morti; e poi, stiamo in Europa anche perché ci conviene in termini economici. Secondo Ciampi, che effetto avrebbe, sull’Italia, andarsene dall’Europa? 
«Andarsene non è possibile. E se fosse possibile, avremmo in Italia una decadenza, prima economica e poi morale. Immaginiamo che cosa sarebbe l’Italia da sola nel vasto mare dell’economia globale! Quando scegliemmo l’euro, invece di scegliere l’Europa del Deutsche Mark, lo facemmo, come dice Machiavelli, un po’ grazie alla Fortuna, un po’ grazie alla Virtù. Diciamo 50 e 50. Machiavelli diceva che la Fortuna è femmina, e che bisogna batterla»

 Batterla come? 
«Picchiarla». 

Chiedo se ritenga possibile la fine dell’Euro. 
«No, mai. Ho detto tante volte che l’euro è una strada di non ritorno. Fatto l’euro, non si può più tornare indietro. Piuttosto bisogna andare avanti. Per questo ci vogliono le persone giuste, ispirate da giusti valori. Ovidio dice (la citazione, dalle Metamorfosi, è ovviamente in latino. La troverai facilmente, mi dice: io vado un po’ a braccio): Agli animali fu dato un muso che guarda a terra, agli uomini fu concesso un volto che guarda in alto, e fu ordinato di alzare lo sguardo al cielo e alle stelle. Purtroppo, per ora noi Europei non stiamo andando avanti». 

Concludo: in un altro libro intervista, dopo il nostro, tu hai detto che l’Italia d’oggi «non è il Paese che sognavo». Deduco, da quanto mi hai detto, che anche questa Europa non è l’Europa che sognavi. Ma allora, questo vuol dire che temi anche tu la fine dell’Europa? 
«No, no. Ho ancora fiducia nell’Europa. Perché è l’unica via per dare un futuro alle giovani generazioni. Anche in loro ho fiducia». 

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Da - http://www.lastampa.it/2016/09/16/italia/politica/la-mia-europa-vive-un-decadimento-morale-ecco-lultima-intervista-di-ciampi-a-la-stampa-6q69C4cwXzabF5zdKFnp1J/pagina.html
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