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Autore Discussione: MARIO MONTI. Le accuse sbagliate del premier sul sistema bancario  (Letto 1763 volte)
Arlecchino
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« inserito:: Agosto 02, 2016, 05:00:51 pm »

Le accuse sbagliate del premier sul sistema bancario
Non giova tirare in ballo i «predecessori» per spiegare ciò che non è stato fatto

Di Mario Monti

Caro direttore, malgrado tanti luoghi comuni, sono convinto che la maggior parte degli italiani apprezzi in chi li governa, accanto alla capacità, la serietà e l’onestà intellettuale e che alla lunga premi o punisca i governanti anche, forse soprattutto, sulla base dell’idea che si è formata in merito alla loro serietà e onestà.

Ritengo perciò che chiunque abbia responsabilità di governo, a maggior ragione di capo del governo, finisca per fare il proprio danno, oltre che quello del Paese, se di fronte alle difficoltà ricorre a rappresentazioni distorte della realtà, presente o passata, e cerca di addossare ad altri fattori (i predecessori, l’Europa od altro) la responsabilità di risultati meno buoni di quanto sperato. Paradossalmente, più il governante ha talento nella comunicazione e attitudine ad esercitare pressioni sui media, più corre il rischio che i cittadini si disamorino di lui, se vedono in lui scarsa obiettività e una certa tendenza a non assumere pienamente le proprie responsabilità.

Con l’apprezzamento che non ho mai nascosto nei confronti del presidente del Consiglio Matteo Renzi per vari aspetti della sua opera, ritengo che non convenga né a lui né al nostro Paese il suo ripetuto tentativo di forzare la realtà, addebitando a tutto il male compiuto da altri prima del febbraio 2014 le cose che ancora non vanno e accreditando a tutto il bene da lui compiuto da quel momento le cose che oggi vanno meglio.

In un dibattito pubblico a Milano, negli anni Ottanta, tra un ministro economico e l’ex governatore della Banca d’Italia Guido Carli, quest’ultimo obiettò rispettosamente ad un’affermazione del tutto infondata del suo interlocutore: «Signor ministro, non tutti gli italiani sono cretini». Quell’episodio mi è venuto in mente domenica, leggendo un’intervista del presidente Renzi, ripresa coralmente da televisioni e giornali.

Questa volta, Renzi allontana da sé il calice porgendolo ai suoi predecessori, in particolare Enrico Letta e il sottoscritto. Pazienza, non è stata la prima volta, non sarà l’ultima. Ma gli argomenti usati sono veramente curiosi.

Il primo non è nuovo. Riguarda le difficoltà di alcune componenti del sistema bancario italiano. Renzi accusa i suoi predecessori di non avere aiutato il sistema bancario quando si poteva farlo addossando tutto il costo del salvataggio allo Stato (bail-out), regime sostituito nell’autunno 2013 dal bail-in, con l’accordo di tutti i governi (non più il mio, per l’Italia) ed entrato completamente in vigore solo all’inizio del 2016, senza che in Italia si sia fatto molto per preparare il sistema e i risparmiatori a questa novità.

Capisco che Renzi guardi al bail-out con nostalgia, perché il costo degli infortuni o delle malefatte delle banche veniva messo a carico dello Stato, che non vota, mentre i cittadini, che votano, venivano salvaguardati. Ma questa legittima, anche se a mio giudizio pericolosa visione della finanza pubblica, non lo esime dal prendere nota, magari rigettandole con argomentazioni, delle ragioni con le quali ho spiegato più volte perché il mio governo non fece quanto egli ci rimprovera di non avere fatto. In estrema sintesi:

1) A parte Mps, per il quale intervenimmo, il sistema bancario italiano nel 2011-13 non presentava particolari problemi e non domandava aiuti.

2) Se l’avessimo sostenuto con fondi dello Stato, avremmo aggravato la già precaria situazione dello Stato medesimo, con il probabile default. In tal modo, per risolvere un problema non esistente, ne avremmo creato uno gigantesco. Essendo gli attivi delle banche largamente investiti in titoli di Stato, con la geniale idea oggi sbandierata da Renzi avremmo travolto sia lo Stato sia le banche. In altre parole: invece di evitare all’Italia il disastro greco dello Stato, avremmo cumulato tale disastro con quello spagnolo delle banche (quelle sì, bisognose di aiuti).

3) Se invece avessimo chiesto all’Europa aiuti per le banche italiane, ce li avrebbero negati, perché Fmi e Ue consideravano piuttosto solido il nostro sistema bancario. Se per assurdo li avessimo chiesti e ce li avessero accordati, il governo italiano avrebbe messo l’Italia in condizioni di subalternità in Europa, allora e per anni: né io, né Letta, né Renzi saremmo stati in condizione di esercitare la minima influenza per migliorare le politiche europee. Invece, almeno per quanto mi riguarda, un’Italia che aveva ristabilito da sé la propria credibilità e il credito dello Stato nei mercati ha potuto esercitare una forte pressione nella primavera del 2012 perché si arrivasse, come avvenne al Vertice dell’eurozona del giugno 2012, a far partire l’Unione bancaria e a far dichiarare accettabili da tutti i capi di governo interventi di stabilizzazione del mercato dei titoli di Stato (scudo antispread) per i Paesi in linea con le raccomandazioni concordate in sede europea. Questa fu, come è noto, la premessa politica che aprì la strada alle dichiarazioni di Mario Draghi del luglio 2012 e alla decisione della Bce del settembre 2012 di creare lo strumento Omt (Outright Monetary Transactions), traduzione operativa dei principi adottati dal vertice di giugno.

Se per caso Renzi o altri volessero di nuovo ricorrere al ritornello «doveva farlo il governo Monti», mi aspetto che spieghino in che cosa obiettano a queste mie semplici considerazioni.

L’intervista di Renzi, oltre alla ripetuta (ribollita, mi verrebbe da dire) critica sulle banche, conteneva un nuovo capo d’accusa a noi «predecessori». Avremmo disseminato di trappole il cammino finanziario di Renzi, con diverse clausole di salvaguardia. Non voglio annoiare i lettori con spiegazioni tecniche e ragionamenti numerici. Mi limito a riprendere quanto è stato scritto oggi da diversi commentatori.

Su un totale di 16,8 miliardi di clausole di salvaguardia disinnescate nel 2016, 3,3 miliardi erano stati inseriti dal governo Letta nella legge di Stabilità 2014. Il resto erano clausole inserite dal governo Renzi nel 2015.

1 agosto 2016 (modifica il 1 agosto 2016 | 22:07)
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Da - http://www.corriere.it/opinioni/16_agosto_02/accuse-sbagliate-premier-sistema-bancario-6fbb10b2-5822-11e6-834e-2ef55a586913.shtml

« Ultima modifica: Gennaio 09, 2017, 06:07:15 pm da Arlecchino » Registrato
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