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Autore Discussione: Sandra Amurri - Grasso: «Colpo decisivo a Cosa Nostra senza capo»  (Letto 2290 volte)
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« inserito:: Novembre 07, 2007, 08:03:35 am »

Grasso: «Colpo decisivo a Cosa Nostra senza capo»
Sandra Amurri


Il procuratore Nazionale Antimafia Piero Grasso plaude al risultato, mostra la consueta cautela nell’azzardare previsioni ma fa notare come arrestare i latitanti indebolisca il rapporto mafia-politica in quanto incrina il potere contrattuale di Cosa Nostra.



Procuratore, Lo Piccolo era già il nuovo capo o stava ancora scalando la vetta di Cosa Nostra?



«Stava lavorando in quel senso non so con quante possibilità di riuscirvi. Occupare un ruolo del genere non vuol dire semplicemente occupare uno spazio lasciato libero ma possedere le capacità per poterlo gestire e Lo Piccolo mi sembra lontano dal possedere il carisma di Provenzano. Nonostante vanti uno spessore criminale di rilievo non è dello stesso lignaggio».



Un boss, dunque, non all’altezza di comandare?

«È stato certamente in grado di espandersi oltre il suo mandamento d’origine fino a conquistare,dopo l’arresto degli avversari, Rotolo e Cinà che lo volevano eliminare, l’area metropolitana palermitana».



Ora lo scettro passerà a Matteo Messina Denaro?



«Matteo Messina Denaro esercita il potere nel trapanese ed è collegato, per motivi famigliari (suo cognato è Guttadauro) con alcune zone del palermitano,da questo ad arrivare a conquistare il vertice ce ne vuole ma bisogna attendere».



Sta ipotizzando una Cosa Nostra senza capo?



«È possibile il ritorno in auge della struttura di base: famiglie che esercitano il loro potere attraverso i reggenti. La vecchia commissione è stata polverizzata, ci vorrà del tempo, in assenza di un uomo con le caratteristiche dei vecchi capi arrestati, prima che qualcuno riconquisti il potere attraverso il consenso generalizzato».



E se non vi sarà un consenso generalizzato?



«Potremmo assistere alla presa del potere con le armi, con gli omicidi».



Ipotizza una nuova strategia del terrore?



«Non si può escludere. Quando Cosa Nostra ha scelto la via della guerra, la repressione dello Stato è stata esiziale, speriamo che il ricordo del passato la induca alla riflessione».

Lo Piccolo era un serbatoio importante per fare cassa con estorsioni e racket. Provvedere al sostentamento dei

detenuti e delle famiglie potrebbe divenire un problema.



«Questo è un altro aspetto delicato. Se i detenuti si sentiranno abbandonati potranno mettere in atto una rivolta oppure scegliere di collaborare».



È pensabile una nuova stagione del pentitismo con una legge sui collaboratori molto più restrittiva?

«La legge richiede completezza di dichiarazioni, dichiarazioni che riguardano fatti nuovi e non vecchi. Si tratta, come sempre, di una scelta di convenienza. Sta a loro decidere».



Le indagini che hanno portato all’arresto di Lo Piccolo, sono state coordinate da quella parte della DDA di Palermo critica alla sua gestione dell’Ufficio.



«Svolgere a pieno il mio ruolo è contribuire e auspicare che la lotta alla mafia venga portata avanti con efficacia e questo fa sì che i risultati, a prescindere da chi li ottiene, restino risultati. Ho espresso il mio plauso alla DDA, ai ragazzi della catturandi della squadra mobile di Palermo, al Questore e al capo della Polizia Manganelli».

Ma c’è chi dice che arrestare i latitanti colpisce Cosa Nostra ma non i suoi rapporti con la politica.



«Matteo Messina Denaro, che credo si intenda di questo tema, in un pizzino sequestrato a Provenzano ha scritto: "Qui hanno arrestato anche le gambe delle sedie e non abbiamo più potere contrattuale". Con la politica. Ma anche con il mondo imprenditoriale».

Pubblicato il: 06.11.07
Modificato il: 06.11.07 alle ore 12.55   
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