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Autore Discussione: Il giorno della caduta del Muro che per 17 anni aveva spezzato Berlino.  (Letto 2405 volte)
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« inserito:: Novembre 07, 2007, 07:56:57 am »

Berlino, Laura e i suoi «fratelli»: la generazione del dopo-Muro

Cinzia Zambrano


Il giorno della caduta del Muro che per 17 anni aveva spezzato Berlino.

Venerdì Laura, Dario, Marius e gli altri compiranno 18 anni e a loro «Der Spiegel» ha dedicato la copertina del suo ultimo numero. Sono i «Mauerfallkinder», «i ragazzi della caduta del Muro», come li ha ribattezzati il settimanale amburghese nel lungo reportage a firma di Alexander Osang. Uno di loro. O quasi. Osang, oggi inviato di punta dello Spiegel, nell’89 -quando il Muro si sbriciolava sotto i colpi della Storia- era infatti un giovane promettente giornalista della Berliner Zeitung, quotidiano della Germania orientale. Chi meglio di lui poteva occuparsi del «caso»?. «Sono i frutti della rivoluzione, la prima generazione della Germania dell’Est cresciuta in una democrazia», dice Osang. «Sono diventati adulti in tempi turbolenti, tirati su da genitori che avevano poche esperienze della nuova società, come loro stessi. Non hanno conosciuto il Muro, ma sono davvero liberi?».

Stando alle testimonianze, del cambiamento storico, chi ne fa più le spese sono gli «Ossis», quelli della ex Germania dell’Est. Un sondaggio condotto per conto del settimanale dice che se fosse ricostruito il Muro oltre un terzo, il 35 per cento dei giovani tedesco-orientali tra i 14 e i 24 anni (la percentuale sale a 37 per cento se si intervistano persone tra i 35 e i 50 anni) sceglierebbe di restare nei Länder dell'Est. Scelta condivisa dal 9 per cento dei loro coetanei occidentali. Ancora più marcata tra i «Mauerfallkinder» dell'est è la convinzione, il 74 per cento, che «il socialismo sia una buona ideologia, ma che è stata realizzata in modo sbagliato».

Il malessere di questi ragazzi è anche figlio del disagio sociale dei loro genitori nel paese riunificato. Sulla questione c’è ormai una vasta letteratura, pagine e pagine di studi sociali e storici per raccontare quanto ancora oggi a 17 anni dalla Riunificazione il muro intertedesco sia ancora presente nella mente soprattutto dei cittadini orientali. È la cosiddetta «Ostalgie», la nostalgia del vecchio est comunista, resuscitata con iniziative le più varie e originali miranti a riproporre simboli, oggetti e ambienti tipici della scomparsa Rdt. «Decisivo per la formazione della loro mentalità», dice lo psicologo Hans-Joachim Maaz, «non è tanto il fatto che i loro genitori fossero vicini al regime comunista o dissidenti, ma che cosa è stato della loro vita dopo la riunificazione». Un malessere indotto. Da litigi, separazioni, traslochi, speranze, delusioni, gioia, di padri e madri catapultati di colpo in un mondo sconosciuto, che se da un lato offriva nuove possibilità, dall’altro provocava una perdita di orientamento.

Intervistati su quelli che a loro avviso erano i tratti positivi della Repubblica democratica, i giovani dell'est elencano la sicurezza sociale, il sistema scolastico e l'assistenza all'infanzia. Il rimpianto per una Rdt che di fatto non hanno conosciuto, continua ad affliggere i giovani nati all'est dopo la caduta del Muro. Per il 60% dei tedeschi orientali è un fatto «grave» che nella Germania riunificata non sia rimasto nulla di quello di cui si andava fieri nella ex Repubblica democratica; un giudizio condiviso dal 40% dei «Wessis», i ragazzi nati nella zona occidentale.

Riemergono gli steccati. Le divisioni. Ciò che non piace loro è vedersi circondati da tanti immigrati, soprattutto a Berlino dove si contano 159 etnie. Perfino i ragazzi nati da matrimoni misti e con la pelle scura -come Dario Guerra, madre tedesca e padre cubano- preferiscono vivere nella parte orientale della città. «Qui non ci sono troppi divertimenti», ha detto il ragazzo allo «Spiegel», «ma almeno si vive nel verde e non ci sono nemmeno tanti stranieri, turchi e via discorrendo».

«Io non ho fatto nulla, sono nata in quel giorno, tutto qui», dice Laura, che del Muro e della ex Rdt sa quello che gli ha scritto suo padre in una sorta di libro-memorie. Per lei e gli altri «ragazzi speciali» le autorità di Berlino hanno organizzato, dal primo anno di vita, una festa annuale nel giorno del loro compleanno. Incontro con il sindaco, foto sui giornali, cerimonia in un hotel della capitale con i «bambini del Muro». «Fratelli» per caso. Tra tre giorni si incontreranno di nuovo: il sindaco, fotografi e tv. Tutto da copione. E molto probabile che sarà l’ultimo incontro. Poi si perderanno di vista per sempre. Già ora sono pochi quelli che si ricordano l’uno dell’altro. Forse dipende dal fatto che si vedono una volta all’anno. O magari, più probabile, dal fatto che appartengono a mondi completamente distanti. Sono liberi? Difficile a dirsi. Sono diversi. E forse questo è l’unico aspetto piacevole di destini che una data storica ha unito.

Pubblicato il: 06.11.07
Modificato il: 06.11.07 alle ore 12.58   
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