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Autore Discussione: Quos deus perdere vult, dementat prius (VISCO PER RENZI Palumbo per Silvio) sic  (Letto 2444 volte)
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« inserito:: Giugno 26, 2016, 12:29:39 pm »

Quos deus perdere vult, dementat prius

Mag 28, 2011 Enzo Palumbo Il Punto 6

E’ un adagio piuttosto noto, la cui origine, probabilmente greca, si perde nella notte dei tempi, ed è stato poi travasato in diverse formulazioni di epoca romana, quindi riesumato in qualche polemica politica dell’Inghilterra del 600, nello scorso secolo utilizzato da un famoso giornalista della prima Repubblica (Lino Rizzi) nel 1975, in occasione dell’elezione di Zaccagnini alla Segreteria della DC, e da allora occasionalmente usato ogni volta che se ne sia presentata l’occasione.

Sta a significare che se la divinità vuole proprio rovinare qualcuno riesce a farlo impazzire, in modo da fargli commettere sacrilegi o comunque atti tali da fare ricadere ogni colpa su di lui.

Credo che qualcosa del genere debba essere successa da qualche tempo al Presidente del Consiglio italiano, che sembra ormai ossessionato dai suoi problemi personali, al punto da perdere il controllo anche nelle circostanze che pretenderebbero il massimo di prudenza nelle parole e nei comportamenti.

Prima il maldestro tentativo di trasformare una semplice tornata di elezioni amministrative in un referendum personale, con la conseguenza di avere convinto anche i meno ostili alla sua parte politica che si trattava di una buona occasione per manifestare insofferenza verso le intemperanze dell’ultimo anno.

Poi l’accusa di essere senza cervello agli elettori del centro-sinistra, che fa il paio con le più volgari espressioni usate in occasione della campagna elettorale del 2008.

E da ultimo, al vertice di Deauville, la goffa sceneggiata che lo ha portato, con contorno di fotografi ed interpreti appositamente precettati, ad agganciare il Presidente USA, non già per affrontare qualcuno dei temi all’ordine del giorno dell’assise mondiale, ma piuttosto per propinargli uno sproloquio sulla presunta dittatura dei magistrati italiani, trovando un interlocutore palesemente imbarazzato per l’estemporanea sortita, e poi ripetendo il siparietto col Presidente russo Medvedev.

Insomma, un crescendo di gaffe e di autogol, sulle cui reali motivazioni i commentatori si sbizzarriranno a lungo, senza pensare che la soluzione dell’arcano potrebbe proprio essere quella immaginata dai greci oltre due millenni or sono.

Ma se anche così non fosse, e cioè se questi comportamenti facessero parte di una precisa strategia politica, penso allora che l’occasione dei ballottaggi sia troppo ghiotta per fare capire, a chi può e deve, che la misura è ormai colma e che conviene travasare altrove il contenuto velenoso e maleodorante di queste sconcertanti polemiche, prima che trabocchi con danno per tutti.

Francamente, sotto il profilo della mera amministrazione, non so dire cosa sia meglio per i milanesi e per i napoletani, come per gli altri cittadini impegnati nel rinnovo dei governi locali, anche perché da tempo ho cessato di credere ai poteri taumaturgici dei programmi elettorali, che sempre più mi sembrano allettanti ed infiocchettate pergamene durante le elezioni per diventare carta straccia subito dopo.

Credo di poter dire invece ciò che, sotto il profilo politico, sarebbe auspicabile per i tanti italiani che osservano sbalorditi le vicende degli ultimi tempi: che cessi una buona volta questa guerra insensata di uno contro tutti, e che si possa tornare a discutere serenamente dei problemi della società italiana, che non sono quelli di una sola persona, ma quelli della crescita e dello sviluppo di tutta la comunità nazionale.

Se i ballottaggi di domenica e lunedì prossimi riusciranno a dare un segnale non equivoco in questa direzione, anche al di là dei meriti dei singoli candidati, indirizzando l’Italia verso il cambiamento che già si intravede piuttosto che insistendo in micidiali battaglie di retroguardia, credo che tutte le persone di buon senso, anche quelle affettuosamente più vicine al Presidente del Consiglio, potranno tirare un sospiro di sollievo, cominciando a pensare alla costruzione del futuro possibile piuttosto che ostinandosi nella difesa di un passato ormai indifendibile.

Da - http://www.rivoluzione-liberale.it/2593/il-punto/quod-deus-perdere-vult-dementat-prius.html
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