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Autore Discussione: VINCENZO VISCO. LA LINEA SBAGLIATA DI RENZI (l'opinione di un gufo?).  (Letto 2387 volte)
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« inserito:: Giugno 26, 2016, 12:03:21 pm »

VINCENZO VISCO

22/06/2016 ore 10:50
POLITICA

LA LINEA SBAGLIATA DI RENZI

Il Partito della Nazione si è rivelato un'illusione
Vi è il rischio molto serio che Matteo Renzi e il suo gruppo stiano sbagliando l’interpretazione del voto di domenica scorsa. Si tende a dire, infatti, che la sconfitta elettorale deriva dal mancato rinnovamento del partito a livello locale.
Se si lasciasse libero il segretario di agire, la vecchia guardia sarebbe liquidata e una nuova classe dirigente potrebbe emergere, in modo da competere con i(le) candidati(e) 5 Stelle.

Del resto, la Raggi e la Appendino avrebbero potuto essere “renziane”: non aveva infatti Renzi, già in occasione delle elezioni europee designate come capolista solo giovani donne? Purtroppo delle donne di Renzi nessuno ricorda più neppure il nome, mentre Raggi e Appendino sono emerse nel corso della battaglia politica all’interno dei consigli comunali di Roma e Torino, e quindi erano note e legittimate, non inventate.
La verità è che il Pd di Renzi ha perso una valanga di voti a sinistra senza guadagnarne a destra, esattamente come la minoranza interna temeva che accadesse. Si tratta quindi di una linea politica errata e non di mancato rinnovamento. Il Partito della Nazione si è rivelato una illusione, e, come ha detto Matteo Orfini, lo sta realizzando di fatto il Movimento 5 Stelle monopolizzando i voti anti Pd.
Il successo di Renzi e del Pd alle elezioni europee era invece avvenuto in un contesto politico del tutto diverso. Il primo Renzi, infatti, si era mosso nell’ambito delle politiche tradizionali di un governo di centrosinistra, magari in modo approssimato, tecnicamente errato, e anche discutibile nel merito (è il caso per esempio degli 80 euro), ma chiaramente riconoscibile dagli elettori di centrosinistra.

La svolta radicale avviene a Natale 2014 con il decreto fiscale con cui si depenalizzava la frode fiscale. Decreto poi bloccato perché semplicemente non proponibile, ma che indicò l’inizio di un nuovo indirizzo politico e di una nuova ricerca di alleanze. Senza capire che operando in questo modo, gli elettori tradizionali si sarebbero progressivamente allontanati, e che quelli neoconvertiti al renzismo sarebbero stati pochi fautori di politiche liberiste e antisindacali, e non la massa dei voti berlusconiani. Anche il tentativo di rincorrere elettoralmente, attraverso Verdini, settori dell’elettorato da prendere comunque con le molle, ma certamente invisi al popolo di sinistra, non ha pagato.



Ora Renzi rischia molto perché in politica una sconfitta normalmente ne chiama un’altra.

Sarebbe necessario un cambio di linea esplicito, ma è difficile che Renzi lo annuncerà. Tenterà invece di forzare ulteriormente la mano in vista del referendum di ottobre con buone probabilità di perdere anche quello, e andrà così incontro al disastro. Del resto, come è noto, “Quos Deus perdere vult dementat prius”.


Da - http://www.nens.it/_public-file/visco.inpiu.22.6.16.pdf

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