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Autore Discussione: Davide RICCA Leggendo gli insulti a Renzi  (Letto 3520 volte)
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« inserito:: Maggio 30, 2016, 06:19:23 pm »

Davide RICCA
Leggendo gli insulti a Renzi

Pubblicato: 25/05/2016 09:40 CEST Aggiornato: 27 minuti fa

L'odio, gli insulti e le bugie che leggo in alcuni commenti sotto i post o in risposta ai tweet di Matteo Renzi mi confermano su un'idea o, meglio, su una traiettoria che era già ben delineata nel 2011.
Renzi ha sfidato un'intera classe dirigente. Lo ha fatto ribaltando completamente i paradigmi di comportamento e le prassi dell'attività politica.


Dall'essere contro qualcuno (il nemico di volta in volta individuato) all'essere favorevole a qualcosa (i provvedimenti necessari a riformare e trasformare il paese). Soprattutto per un centrosinistra che si era abituato a perdere crogiolandosi nell'antiberlusconismo che puliva le coscienze senza interpellare troppo la responsabilità del fare è stato uno shock vero è proprio. Dopo 15-20 anni in cui si è passato il tempo a sperare che l'indagine di turno affossasse il nemico, che qualcuno lo beccasse con le mani nella marmellata, invece di costruire una reale proposta alternativa, è come se in molti si fossero svegliati da un lungo sonno (sogno) fatto di aperitivi pre-collinari e di commenti agli editoriali domenicali del grande saggio di turno.

Già! Quanto era bella la coalizione che ti faceva sentire coperto al centro e a sinistra, ma che, oltre a farti perdere, ti impediva di avanzare un programma chiaro, perché se no si rischiava di perdere questo o quel ramoscello. Ecco perché l'italicum non piace.

Già! Quanto era bello non dover selezionare più classe dirigente, perché la legge elettorale, non certo scelta da noi (ma quanto faceva comodo), ti permetteva di cooptare i fedeli e non i migliori (perché se coopti quelli bravi mica commetti reato, anzi). E visto che alla magistratura era appaltata la linea politica, quanti esponenti provenienti dalle sue fila sono di volta in volta sono scesi in campo come nuovi leader del centrosinistra!

Già! Quanto era bello il finanziamento pubblico a pie' di lista, mentre si guardava il paese scendere in tutte le graduatorie internazionali, spendendo e indebitando le generazioni future. Tanto era colpa "sua".

Ecco il centrosinistra è cresciuto dovendo dare la colpa a qualcuno, perché dare la colpa a qualcun altro fa in modo che tu non debba interrogarti sulle tue responsabilità. Ne siamo tutti ancora pervasi. E in questi giorni la recrudescenza di quel modo di essere sta esprimendo tutta se stessa. In tanti che militano e tifano per le forze d'opposizione pensano di sfruttare il momento. E il linguaggio che usano e lo stesso che abbiamo usato noi per troppo tempo contro il nemico. Non hanno altro obiettivo che vedere cadere Renzi, senza una reale proposta alternativa.

Renzi ha vinto perché ha rappresentato una proposta alternativa, radicalmente riformatrice, non perché ha aspettato che Berlusconi lo facesse cadere qualcun altro al posto suo. Andrà di nuovo così. E visto che all'orizzonte non c'è un leader vero, capace di proporre un nuovo paradigma, capace di una proposta e non semplicemente attento a leggere le intercettazioni sui giornali per scrivere e preparare i propri interventi politici, Renzi durerà.

Spero che non siano in molti dentro al Pd a godere (anche in silenzio) nel vedere il loro Segretario e Presidente del Consiglio attaccato e insultato, magari pensandolo più debole e, con lui, tutti quei barbari, quegli "stranieri" che in fondo "non fanno parte della comunità" in cui si stava così bene prima, perché si era in pochi, ci si conosceva tutti, si prendeva l'aperitivo assieme e nessuno disturbava.

E già com'era bella l'opposizione! E l'insulto al nemico, e l'intercettazione pruriginosa! Cari amici che sventolate i sondaggi come qualcuno faceva con i cappi e qualcuno con le monetine, possibile che la storia non vi abbia insegnato proprio nulla. Lanciate pure la prima pietra, io non posso sono peccatore. Ma solo ribaltando i paradigmi si vince e si governa bene. Non siete mica gli stessi che sventolavano i sondaggi prima delle Europee?

Da -
Davide Ricca
Esperto di politiche formative e del lavoro. Segreteria Regionale PD Piemonte. Fondatore di Ateniesi.it
« Ultima modifica: Giugno 22, 2016, 06:05:41 pm da Arlecchino » Registrato
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« Risposta #1 inserito:: Febbraio 07, 2017, 12:36:15 pm »

Servono i Dem-Chisciotte

Pubblicato: 07/02/2017 10:53 CET Aggiornato: 59 minuti fa


(La libertà, Sancio, è uno dei doni più preziosi che il Cielo diede agli uomini. Non la eguagliano i tesori che racchiude la terra né il mare nasconde)

La sconfitta del Sì al referendum ha segnato un brutto colpo per coloro che hanno sostenuto Matteo Renzi e il suo sforzo di rinnovamento e hanno interpretato il suo movimento come un continuum del percorso che dal, "centrosinistratuttoattaccato", ha visto prima nascere e morire la speranza dell'Ulivo e poi nascere e, speriamo, non morire il Partito Democratico.

Nelle riflessioni post sconfitta e post assemblea nazionale mi sono ritrovato a riecheggiare con alcuni amici, quasi come una profezia che si auto-avvera, la figura di Don Chisciotte de la Mancha.

Tra di essi, Iole Scamuzzi, ricercatrice universitaria, filologa e ispanista. Ed eccoci insieme, in queste righe, a immaginare un democratico don chisciottiano contemporaneo, una sorta di dem-chischiotte, che irriducibile non molla la presa. Una figura in cui mi riconosco profondamente. Ma cosa c'entra l'eroe di Cervantes con Renzi e il Pd? Che cosa c'entra il renzismo con Don Chisciotte?

Come ogni grande classico della letteratura, Don Chisciotte dice a ciascuno qualcosa che lo riguarda. Per questa ragione, nel corso della storia sono stati molti i movimenti politici o ideologici che hanno voluto richiamarsi a questa o quella caratteristica del cavaliere errante: anarchici e comunisti hanno apprezzato la sua sensibilità per il dolore degli oppressi; cattolici e mistici hanno ammirato la sua fede incrollabile e pura; avanguardisti e fascisti ne hanno imbracciato l'eroismo volontarista.

Ecco anche qui si intende evocare, attraverso questa figura così ricca di significati, un universo valoriale che, dopo aver raggiunto visibilità nazionale e internazionale con Matteo Renzi, ha ora bisogno di ripensarsi perché il 4 dicembre non ponga fine a un'innovazione di cui sentiamo il bisogno urgente.

Come Don Chisciotte e il suo autore Cervantes, crediamo che gli interessi da difendere siano i più fragili; che la libertà, di coscienza, di pensiero e di azione, siano "il sale della vita"; che saper ridere dei propri eroi e financo di sé stessi sia la chiave per rialzarsi dopo le batoste e continuare a vedere castelli e principesse là dove si trovano rovine e malaffare. Don Chisciotte non è affatto ingenuo: sa reinventare il reale a partire dall'analisi delle sue piaghe, sa vedere i limiti dell'invenzione, sa tornare a inventare il futuro dopo la più sonora sconfitta.

Per questo oggi ci immaginiamo come un Dem-Chisciotte: l'umorismo di Cervantes ci guida a rifiutare l'irrazionalismo e ci accompagna per svelare le interessanti ambiguità del reale. E da qui si riparte, sfidando gli incantatori del terzo millennio. E chissà se in giro per l'Italia ci sono altri come noi che inseguono i sogni e, perseveranti, cavalcano dei Ronzinanti con un ironico sorriso sornione sulle labbra. Siano essi fuori o dentro il Pd, pronti a ripercorre quel sentiero che si estende oltre ai mulini a vento. Oggi non servono i renziani, forse non sono mai serviti, i dem-chischiotte invece sì.

Segui Davide Ricca su Twitter: www.twitter.com/dadoricca

Da - http://www.huffingtonpost.it/davide-ricca/servono-i-dem-chisciotte_b_14629798.html?utm_source=Alert-blogger&utm_medium=email&utm_campaign=Email%2BNotifications
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« Risposta #2 inserito:: Febbraio 07, 2017, 06:36:18 pm »

Servono i Dem-Chisciotte
Pubblicato: 07/02/2017 10:53 CET Aggiornato: 59 minuti fa
(La libertà, Sancio, è uno dei doni più preziosi che il Cielo diede agli uomini. Non la eguagliano i tesori che racchiude la terra né il mare nasconde)

La sconfitta del Sì al referendum ha segnato un brutto colpo per coloro che hanno sostenuto Matteo Renzi e il suo sforzo di rinnovamento e hanno interpretato il suo movimento come un continuum del percorso che dal, "centrosinistratuttoattaccato", ha visto prima nascere e morire la speranza dell'Ulivo e poi nascere e, speriamo, non morire il Partito Democratico.

Nelle riflessioni post sconfitta e post assemblea nazionale mi sono ritrovato a riecheggiare con alcuni amici, quasi come una profezia che si auto-avvera, la figura di Don Chisciotte de la Mancha.

Tra di essi, Iole Scamuzzi, ricercatrice universitaria, filologa e ispanista. Ed eccoci insieme, in queste righe, a immaginare un democratico don chisciottiano contemporaneo, una sorta di dem-chischiotte, che irriducibile non molla la presa. Una figura in cui mi riconosco profondamente. Ma cosa c'entra l'eroe di Cervantes con Renzi e il Pd? Che cosa c'entra il renzismo con Don Chisciotte?

Come ogni grande classico della letteratura, Don Chisciotte dice a ciascuno qualcosa che lo riguarda. Per questa ragione, nel corso della storia sono stati molti i movimenti politici o ideologici che hanno voluto richiamarsi a questa o quella caratteristica del cavaliere errante: anarchici e comunisti hanno apprezzato la sua sensibilità per il dolore degli oppressi; cattolici e mistici hanno ammirato la sua fede incrollabile e pura; avanguardisti e fascisti ne hanno imbracciato l'eroismo volontarista.

Ecco anche qui si intende evocare, attraverso questa figura così ricca di significati, un universo valoriale che, dopo aver raggiunto visibilità nazionale e internazionale con Matteo Renzi, ha ora bisogno di ripensarsi perché il 4 dicembre non ponga fine a un'innovazione di cui sentiamo il bisogno urgente.

Come Don Chisciotte e il suo autore Cervantes, crediamo che gli interessi da difendere siano i più fragili; che la libertà, di coscienza, di pensiero e di azione, siano "il sale della vita"; che saper ridere dei propri eroi e financo di sé stessi sia la chiave per rialzarsi dopo le batoste e continuare a vedere castelli e principesse là dove si trovano rovine e malaffare.
Don Chisciotte non è affatto ingenuo: sa reinventare il reale a partire dall'analisi delle sue piaghe, sa vedere i limiti dell'invenzione, sa tornare a inventare il futuro dopo la più sonora sconfitta.

Per questo oggi ci immaginiamo come un Dem-Chisciotte: l'umorismo di Cervantes ci guida a rifiutare l'irrazionalismo e ci accompagna per svelare le interessanti ambiguità del reale. E da qui si riparte, sfidando gli incantatori del terzo millennio. E chissà se in giro per l'Italia ci sono altri come noi che inseguono i sogni e, perseveranti, cavalcano dei Ronzinanti con un ironico sorriso sornione sulle labbra. Siano essi fuori o dentro il Pd, pronti a ripercorre quel sentiero che si estende oltre ai mulini a vento. Oggi non servono i renziani, forse non sono mai serviti, i dem-chischiotte invece sì.

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