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Autore Discussione: Virus mononucleosi e sclerosi multipla  (Letto 2962 volte)
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« inserito:: Novembre 07, 2007, 12:18:51 am »

Ricerca dell'istituto superiore di sanita'

Virus mononucleosi e sclerosi multipla

Il diffuso agente infettivo può essere la causa scatenante.

Ma occorre una predisposizione


ROMA - Novità importanti per la ricerca sulla sclerosi multipla, una patologia che colpisce in Italia 80 abitanti su 100 mila: la prima causa scatenante della malattia oitrebbe essere un virus molto diffuso, quello di Epstein Barr, che provoca la mononucleosi. È la conclusione a cui è giunta una ricerca condotta dal Dipartimento di Biologia Cellulare e Neuroscienze dell'Istituto Superiore di Sanità, pubblicata oggi sulla rivista scientifica americana The Journal of Experimental Medicine.


LO STUDIO - Lo studio, condotto su materiale prelevanto durante l'autopsia di 22 persone affette dalla malattia, ha mostrato la relazione tra la presenza del virus e la risposta infiammatoria nelle lesioni neurologiche tipiche di questa malattia. «Si tratta di un risultato straordinario - afferma Enrico Garaci, presidente dell'Istituto Superiore di Sanità - Per la prima volta l'osservazione di un virus nel cervello di pazienti affetti da Sclerosi multipla permette di spiegare contemporaneamente le caratteristiche e i meccanismi della malattia. Ciò significa che da oggi potremo valutare meglio sia le terapie attualmente disponibili sia eventuali strategie di prevenzione. Attualmente questa ricerca è finanziata nell'ambito del Sesto Programma Quadro dell'Unione Europea - continua Garaci - e l'importanza dei risultati raggiunti, oltre a confermare di avere giustamente indirizzato le nostre risorse, ci stimola a continuare a dedicare energie importanti in questa direzione». La ricerca, che è stata sostenuta anche dalla Fondazione Italiana Sclerosi Multipla, non solo avvalora una ipotesi formulata da molti anni e mai direttamente provata, ma apre una prospettiva diversa nella quale riconsiderare la strategia di lotta alla malattia.


PROSPETTIVE - «Da tempo, infatti - spiega Francesca Aloisi, coordinatrice della ricerca svolta insieme a Barbara Serafini - si ipotizzava una correlazione tra infezioni virali e la sclerosi multipla; tuttavia, abbiamo dimostrato per la prima volta che il virus di Epstein-Barr è presente nelle placche di demielinizzazione di tutti i casi analizzati e promuove la risposta infiammatoria responsabile del danno cerebrale Gli studi epidemiologici precedenti indicavano una possibile associazione tra agente virale e malattia, ma ciò che oggi emerge è con quale meccanismo il virus induce la malattia».

IL MECCANISMO - Il virus, secondo la ricerca, sarebbe trasportato nel sistema nervoso centrale dai linfociti B, cellule responsabili della produzione di anticorpi. «Queste cellule - spiega Aloisi - riescono ad attraversare la barriera emato-encefalica che circonda e protegge il tessuto nervoso; una volta penetrati nel sistema nervoso centrale, i linfociti B infettati si espandono costituendo una riserva occulta di virus. La risposta infiammatoria cronica responsabile della formazione delle placche di demielinizzazione e dei deficit neurologici - conclude la ricercatrice - viene generata proprio nel tentativo, da parte del sistema immunitario, di eliminare il virus dal sistema nervoso centrale».

NIENTE ALLARMISMI - È più chiara, dunque, l'interazione tra il virus della mononucleosi e la sclerosi multipla, anche se Garaci tiene a smorzare gli allarmismi: «Gli ammalati di sclerosi hanno il virus della mononucleosi, magari in forma latente, ma ovviamente questo non vale per il contrario. E il virus da solo non basta a provocare la sclerosi: occorre anche una predisposizione dell'individuo, hanno un ruolo importante i fattori genetici». D'altronde i numeri parlano chiaro: «La sclerosi multipla copre meno dell'1 per mille, l'infezione da Epstein Barr arriva a una diffusione dell'80%. Il virus gioca un ruolo determinante, ma da solo non basta». La scoperta, conferma il genetista Bruno Dalla Piccola, presente al convegno dell'Iss, non toglie nulla all'importanza della ricerca sulle staminali: «Questo studio conferma la patogenesi della malattia. Già si sospettava che la sclerosi avesse un'origine infettiva, ora abbiamo la prova. Ma le staminali sono fondamentali per riparare i danni prodotti da queste patologie, sono loro a dare le massime prospettive nello studio delle malattie rare».


05 novembre 2007

da corriere.it
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Admin
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« Risposta #1 inserito:: Dicembre 03, 2007, 10:12:47 pm »

2/12/2007 (8:19) - TENDENZE

Paese che vai, bacio che trovi
 
Galateo delle affettuosità per evitare figuracce

ROSELINA SALEMI


Un solo bacio, due o addirittura tre? A partire dalla guancia destra o dalla sinistra? (Ci sarebbero implicazioni politiche) E poi, a chi riservare questo gesto affettuoso? Agli amici più cari, ai parenti o anche ai colleghi d’ufficio spesso detestati? Alla vecchia conoscenza incontrata a una festa? Il dilemma è serio, più di quanto possa sembrare. La foto di Nicolas Sarkozy che porge la guancia alle labbra di Angela Merkel dimostra come la tendenza, considerata in effetti molto francese, sta varcando i confini.

Le differenze d’Oltralpe
Al giuramento del governo, Romano Prodi ha baciato Emma Bonino. All’ultima festa dell’Unità, Piero Fassino, su insistente richiesta, ha baciato tutti i militanti. Persino gli inglesi, solitamente severi, si sono fatti prendere la mano - pardon, la guancia - e accettano il rituale, ma con una certa ritrosia. Così hanno appreso gioiosamente il risultato della una ricerca on line, «Combien de Bises», cioè «Come baciare», lanciata da Gilles Debunne (hanno risposto 18 mila francesi) che dimostra come sul bon ton del bacio (e non solo su Sarkozy) la Francia sia divisa, addirittura in aree geografiche con precise, inalterabili convinzioni e significative differenze.

Il numero dei baci (che possono essere da uno a quattro) varia da regione a regione, dalla città alla campagna, da una condizione sociale all’altra e il povero Gilles Debunne, che voleva risolvere un suo problema personale (respinto al quarto bacio aveva provato un forte imbarazzo) ha trovato più confusione che chiarezza.

Nella Francia centrale la regola impone due baci, uno per guancia; nel Nord , dalla Normandia al confine con il Belgio, nessuno se la cava con meno di quattro; nel Sud-Est, da Marsiglia alle Alpi, tre è il numero perfetto. A Calais, in particolare, nessuno è d’accordo con nessuno, né sul numero dei baci, né sulla guancia dalla quale cominciare, il che provoca innumerevoli e deprecabili scontri nasali.

Per fortuna, Constance Rietzler, direttrice della «Belle École» di Parigi, specializzata in lezioni sull’arte di vivere, ammette che la questione ha un suo valore sociale. Nell’upper class francese i baci non sono mai più di due, riservati ad amici e parenti, mentre a un party si saluta con un semplice stretta di mano. Solo alla fine della festa, se tutto è andato bene, il bacio è consentito e accettato. E poi, dettaglio fondamentale, le signore possono baciarsi tra loro e sfiorare tutte le guance maschili che vogliono, mentre i signori tra loro devono andarci piano.

Nel frattempo, il dibattito francese si è allargato a tutta Europa (questo problema è poco sentito in altre parti del mondo) e così scopriamo che in Olanda si comincia e finisce dalla stessa guancia, il che vuol dire tre baci fissi, in Belgio uno solo (lato a scelta) tra persone della stessa età e tre, in segno di rispetto, toccano alle persone più anziane (ma attenzione a non offendere le signore!). In Spagna nessuna deroga: guancia destra, numero variabile di baci, ma uno va benissimo. In Germania si baciano soltanto amici e familiari, alle feste, in ufficio e tra conoscenti è sufficiente porgere la mano.

Le buone maniere all’italiana
E gli italiani? I francesi non ci considerano grandi baciatori e probabilmente si sbagliano. Basta andare a qualsiasi dibattito, conferenza, riunione politica, presentazione di libro, per assistere a intensi scambi di simpatia labiale (battuta di Veltroni e Rutelli: «Ci siamo baciati, ma non ditelo alle nostre mogli!»). Basta leggere i consigli di Barbara Ronchi della Rocca, maestra di galateo, per capire che molti hanno lo stesso problema del povero Gilles Debunne e assoluto bisogno di consigli sul bacio in ufficio e sulla tecnica: mai con il rossetto, sfiorarsi con eleganza, vietato lo schiocco, eccetera.

Questo garrulo clima di affettuosità superficiale, consolidato da tempo nel mondo dello spettacolo (acerrime rivali si abbracciano come sorelle), non piacerebbe a Pietro Citati che ha già deprecato il dilagante uso del «tu», l’intimità concessa agli sconosciuti. Per fortuna, alla voga baciaiola resiste almeno Rosy Bindi che scoraggia subito il primo pretendente della fila. Poco evangelicamente, non porge l’altra guancia. A quel punto, il secondo batte in ritirata.

da lastampa.it
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