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Autore Discussione: Care Regioni, altro che trivelle, le vostre colpe vanno ben oltre l'inquinamento  (Letto 3044 volte)
Arlecchino
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« inserito:: Aprile 17, 2016, 05:26:14 pm »

Care Regioni, altro che trivelle, l'inquinamento del mare è colpa vostra

Pubblicato: 16/04/2016 12:46 CEST Aggiornato: 16/04/2016 12:46 CEST

Tra il sì, il no e l'astensione al referendum sulle trivelle c'è di mezzo un mare di rimozioni. E' l'alta marea dei veleni che allegramente poteri pubblici e privati da decenni lasciano scaricare nelle sacre (a parole) acque, per il brutto vizio nazionale di rito medievale che resiste e ancora vede oltre un terzo buono dell'Italia, circa 20 milioni di persone con il contributo eccezionale delle stesse nove Regioni che hanno promosso la consultazione popolare, buttare tutto direttamente nei nostri fiumi che sono i più inquinati d'Europa, per finire poi nelle acque marine.

Questa, come tante altre, è una verità parecchio scomoda e una realtà sempre rimossa. Però è come sfogliare un catalogo da schifo composto da materiali di origine fecale, liquami zootecnici o chimici non trattati, microrganismi patogeni che possono causare malattie, metalli pesanti che possono avvelenare organismi marini, fosfati e polifosfati da detersivi e un blob alieno che l'Arpac di Napoli per il Volturno definisce tecnicamente: «Frammenti polposi di materia organica in decomposizione». Quando i volontari del Wwf o di Legambiente ripuliscono anse di fiumi e spiagge trovano spiaggiati dalla risacca pneumatici, materassi, lamiere, carcasse di animali, spazzatura, scarti industriali, plastiche, lavatrici e motorini e persino automobili, e catrame da sversamento clandestino di petroliere che rilasciano all’incirca 150mila tonnellate di idrocarburi l'anno per operazioni di lavaggio e in 22 anni 27 gravi incidenti ne hanno scaricate 270mila tonnellate nel Mediterraneo.

Quanti tratti di mare sono luoghi di nessuno e da conati di vomito, e riflettono un problema enorme ma già accuratamente e abilmente nascosto nell'equivoco referendum del 2011? Potevano immaginare il sito fognabenecomune.org? O l'appello a Sorella Fogna? Avrebbe sporcato la narrazione della leggenda metropolitana dell'acqua privatizzata. Intanto l'annuale report di Goletta Verde riporta il dato del 45% di coste con acque con cariche batteriche superiori ai limiti imposti dalla normativa, un punto inquinato ogni 62 chilometri sul totale dei 7458. Del resto, vediamo ogni estate quanto mare utilizzato come fogna è vietato alle balneazione, ma i cartelli se ci sono li ignoriamo per la nostra assuefazione allo schifo.

Il mare, dunque, se potesse parlare o votare manderebbe a quel paese chiunque abbia avuto un minimo di potere locale, regionale e nazionale e non ha fermato inquinatori e non ha realizzato e non realizza opere e interventi. Con lo Stato centrale sono state inadempienti molte Regioni, comprese quelle che hanno lanciato il referendum trivelle sì-trivelle no (Basilicata, Marche, Puglia, Sardegna, Veneto, Calabria, Liguria, Campania e Molise) e che alimentano la cronica malattia del mare, ma si limitano a guardare allo zero virgola del totale degli inquinanti e dei rischi che. Sulle trivelle indaga anche il mitico commissario Montalbano, ingaggiato dal Wwf. Potrebbe guardare cosa accade intorno alla sua amata Vigàta e darci i colpevoli della mancanza di fognature e depuratori per 6 siciliani su 10? Spiegarci perché la sua Regione ha il record planetario di depuratori che sono ben 431 per 390 comuni ma, concluso l'affare cemento negli anni Novanta, oggi ne funzionano forse 12 e oltre duemilionidue di siciliani è come se la facessero direttamente in mare?

Cari presidenti di Regione, ma non sarebbe stato meglio portare a galla questa smemoratezza anziché sgusciare sulla via secondaria? Cari amici e compagni ecologisti non è questa la vera battaglia, la grande questione di essere nel 2016 l'ultimo paese europeo per numero di abitanti raggiunti da reti di fognature e allacciati ad un collettore e al depuratore, e il primo per licenza di inquinare e per scarsi controlli di tante Regioni e soprattutto al Sud? Cavalchiamo pure il tema della difesa del mare come metafora, filosofia e simbolo (ci esercitiamo dai tempi della Grecia classica) ma è semplicemente immorale continuare ad avere un terzo del paese più bello e attraente del mondo con oltre 3 italiani su 10 come se vivessero in aree in via di sviluppo. Nelle 86 città italiane con oltre 150.000 abitanti, avverte l'ultimo report Ue, il 21,8% non risulta connesso a fogna e il 41,9 non è in regola con il trattamento secondario. A 11 anni dal 2005, termine ultimo per la messa a norma dei sistemi fognari e depurativi prevista dalla Direttiva Ue 91/271, siamo l'unico paese di area Ue con 2 condanne della Corte di Giustizia Europea sul groppone e a una terza in arrivo per un numero abnorme di agglomerati urbani non a norma: 1.025 su 3.193 totali nei quali rientrano gli 8.017 Comuni italiani. Fanno circa 2.500 Comuni fuorilegge.

Il fatto è che in ballo ci sono sanzioni pesantissime, rese note da Bruxelles, a decorrere da questo 2016. Una prima simulazione di Palazzo Chigi, aggiornata dalla struttura di missione per lo sviluppo delle opere idriche voluta da Renzi per accelerare le opere e per disinquinare fiumi, porta la cifra complessiva a 480 milioni di euro l'anno da pagare. Un salasso, tutto a carico delle casse regionali con questa ripartizione: Sicilia 185 milioni, Lombardia 74, Friuli 66, Calabria 38, Campania 21, Puglia e Sardegna 19, Liguria 18, Marche 11, Abruzzo 8, Lazio 7, Val d'Aosta e Veneto 5. Solo 2 aree metropolitane su 14, Firenze e Torino, hanno una depurazione al 100%.

Qui non ci sono alibi né fantomatici petrolieri o privati da accusare. I ritardi sono tutti pubblici perché sono pubbliche le opere, sono pubblici gli amministratori inadempienti e responsabili di una vergogna costruita in tanti anni di omissioni. Quale livello di copertura del servizio di depurazione hanno, ad esempio, le Regioni anti-trivelle? Istat 2012 elenca: Basilicata 62.6%, Calabria 51.6, Campania 58.6, Liguria 60.9, Marche 49, Puglia 66.3, Sardegna 61.4, Veneto 48.8 e Molise 63.1.

E non certo per mancanza di soldi. Il flusso di fondi europei e nazionali per restituire fiumi e mare alla loro naturalità sono rimasti bloccati da incuria e inefficienze e disinteresse. E' una vera cascata di soldi quella dei finanziamenti non spesi negli ultimi 15 anni. Solo nel biennio 2011-12, con 3 Delibere CIPE lo Stato ha finanziato a fondo perduto infrastrutture idriche per 2,5 miliardi di euro nelle regioni del Sud (62/2011 per 695 milioni, 87/2012 per 121 milioni e 60/2012 per 1,6 miliardi). Un paccone regalo, e fuori tariffa. Cosa hanno fatto anziché accelerare la depurazione da Napoli a Palermo? Neppure l'hanno aperto il regalo del Governo. Solo in Puglia e oggi in Calabria e tra un po' in Campania vediamo i cantieri. Lo Stato centrale? Guardava col cannocchiale da lontano, ma senza intervenire, un mare insozzato da scarichi fognari ma chissà perché dimenticato dagli ultimi due referendum.

DA - http://www.huffingtonpost.it/erasmo-dangelis/care-regioni-altro-che-tr_b_9707810.html?utm_hp_ref=italy&utm_hp_ref=italy
« Ultima modifica: Aprile 30, 2016, 05:02:45 pm da Arlecchino » Registrato
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« Risposta #1 inserito:: Aprile 21, 2016, 05:12:43 pm »

ALLARME NEL VICENTINO
Tracce di sostanze tossiche nel sangue le analisi allarmano 250 mila veneti
Studio della Regione e dell’Iss su un campione di residenti nei 29 Comuni dell’area tra Vicenza, Padova e Verona


VENEZIA Ricordate la storia di Erin Brockovich, che valse l’Oscar a Julia Roberts? Ecco, qui non c’è una segretaria precaria che trascina in giudizio la Pacific Gas & Electric per la contaminazione trentennale del cromo esavalente nelle acque di Hinkley, costringendo il colosso dell’energia a pagare il più ingente risarcimento nella storia degli Stati Uniti d’America. O almeno, questa è una pagina che dev’essere ancora scritta, visto che siamo soltanto ai primi risultati dello studio di biomonitoraggio realizzato dalla Regione con l’Istituto superiore di sanità (Iss). Ma tali esiti sono comunque allarmanti: nel sangue di 507 veneti esposti all’inquinamento delle falde acquifere da sostanze perfluoroalchiliche (Pfas), dovuto ai quarantennali sversamenti dell’azienda chimica Miteni di Trissino, sono state rilevate concentrazioni «significativamente superiori» rispetto al resto della popolazione, al punto che ora scatterà una maxi-campagna sanitaria dedicata a 250 mila residenti fra le province di Vicenza, Verona e Padova.

L’annuncio è stato dato mercoledì a Venezia, dal tavolo che per l’appunto ha riunito Regione e Iss, ma anche l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms). Premessa di Luca Coletto, assessore regionale alla Sanità: «In questa vicenda i cittadini del Veneto sono parte lesa. Per questo non abbiamo lesinato impegno e risorse». Così dopo la (casuale) scoperta dell’anomalia idrica, avvenuta nel corso di una ricerca condotta dal Cnr nel 2013, Palazzo Balbi ha avviato due linee di sorveglianza: ambientale e sanitaria. Sul primo fronte «è stata identificata la fonte contaminante ed è stata delimitata l’estensione della contaminazione», mettendo in sicurezza l’acqua potabile già da luglio di quell’anno attraverso filtri a carboni attivi e promuovendo nel 2014 la mappatura dei pozzi privati a uso potabile, tanto che l’indagine dell’Arpav ha riguardato un’area di oltre 300 chilometri quadrati e ha comportato l’analisi di più di 1.800 prelievi d’acqua. Sul secondo piano è stato invece avviato con un monitoraggio sierologico sulla popolazione, nella consapevolezza che gli elementi incriminati sono «molto persistenti, molto bioaccumulabili, tossici» e caratterizzati da una «eliminazione lenta con riassorbimento a livello renale» (traduzione di Loredana Musmeci, direttore del Dipartimento ambiente dell’Iss: «Per smaltirli l’organismo, soprattutto per i maschi, ha bisogno di due-quattro anni»).

Per questo sono stati arruolati 257 residenti nei centri ad alto impatto (Montecchio Maggiore, Lonigo, Brendola, Creazzo, Altavilla Vicentina, Sovizzo e Sarego) e altri 250 abitanti in località scelte per un raffronto (Mozzecane, Dueville, Carmignano, Fontaniva, Loreggia, Resana e Treviso). Inoltre sono stati selezionati 120 dipendenti di aziende zootecniche. Se per questi ultimi l’esame è ancora in corso, per la popolazione generale le analisi iniziate ad ottobre sono state ultimate una settimana fa. Ebbene: la ricerca di una dozzina di biomarcatori, appartenenti alla famiglia delle Pfas, soprattutto per gli analiti Pfos e Pfoa si è conclusa con risultati maggiori nel campione dei Comuni sotto attacco ri spetto a quelli di confronto («il rapporto è di 10 a 1») e, all’interno dell’area più a rischio, con esiti più rilevanti nel territorio dell’Usl 5, quella dello stabilimento Miteni, piuttosto che nell’Usl 6 («la superiorità è di 60-70 volte»). Domanda: quanto nocive sono queste sostanze? Marco Martuzzi, epidemiologo del Centro ambiente e salute dell’Oms a Bonn, prende a riferimento la scala dell’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro: «Sono classificate come “2B”, dunque potenzialmente cancerogene. Questo significa che, allo stato, i loro effetti sulla salute non sono conclamati, ma nell’incertezza occorre agire prontamente, come ha ben fatto il Veneto. I sindaci sono preoccupati per danni economici, ma purtroppo il principio del “chi inquina, paga” non ha trovato applicazione, visto che la materia non è completamente normata».

I limiti sono previsti dalla legge solo per le acque superficiali e potabili, non per quelle di scarico. «Su richiesta della Regione abbiamo indicato una soglia di 0,03-0,05 microgrammi per litro, come per la potabilità, ma il nostro parere non è cogente, deve intervenire il ministero dell’Ambiente», sottolinea Musmeci. La giunta Zaia valuterà comunque «l’azione di responsabilità e la promozione dell’area a sito di bonifica di interesse nazionale». Ma all’opposizione non basta. Pd, Moretti Presidente, M5S e tosiani ritengono «uno sgarbo istituzionale incomprensibile» la mancata divulgazione dei dati nella recente seduta straordinaria del consiglio regionale. «Avevamo ragione noi», rivendica il pentastellato Manuel Brusco. «Ho già coinvolto anche la commissione parlamentare di inchiesta sugli ecoreati perché si affianchi alla magistratura e faccia da pungolo nella ricerca dei responsabili», anticipa il deputato dem Federico Ginato.

20 aprile 2016 (modifica il 21 aprile 2016)
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Angela Pederiva

Da - http://corrieredelveneto.corriere.it/belluno/notizie/cronaca/2016/20-aprile-2016/inquinamento-miteni-valori-pfas-superiori-limiti-240327880018.shtml
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« Risposta #2 inserito:: Aprile 30, 2016, 05:00:35 pm »

Gara tra medici e infermieri per fare prelievi dolorosi ai pazienti.
Il primario: "Solo un gioco e tale è rimasto"


Ansa
Pubblicato: 28/04/2016 17:10 CEST Aggiornato: 3 ore fa


Una 'gara' sull'uso e il numero delle cannule inserite nelle vene dei pazienti, con tanto di punteggio assegnato per ogni tipo di tubicino da quello più sottile a quello più doloroso. Protagonisti, secondo una indagine interna dell'ospedale di Vicenza, alcuni medici e infermieri in servizio al pronto soccorso. Vicenda che, secondo quanto riportato da "Il Giornale di Vicenza", ha portato a due sanzioni disciplinari e sei 'archiviazioni' nei confronti dei presunti protagonisti.

La decisione di dare avvio alla 'gara' sarebbe stata presa nel corso di una cena e la vicenda sarebbe andata avanti fino a quando uno dei partecipanti ha deciso di parlarne con il primario che ha subito informato la dirigenza del nosocomio. Da qui, l'avvio dell'indagine interna.

"È stato solo un gioco e per fortuna tale è sempre rimasto". Lo ha detto il primario del pronto soccorso dell'ospedale di Vicenza Vincenzo Riboni in riferimento alla chat di whatsapp alla quale hanno preso parte due medici e alcuni infermieri del suo reparto e nella quale le due 'fazioni' si sfidavano a chi metteva più cannule nel corpo dei pazienti.

"Nessuno ha fatto nulla di sbagliato - ha precisato il primario - e la salute e il benessere dei pazienti non sono mai stati compromessi". "Rimane - ammette Riboni - un giudizio eticamente negativo di quanto è stato fatto, dal momento che simili gare non andrebbero né pensate né tantomeno messe per iscritto. Del resto il comportamento di pochi, che peraltro poi si sono pentiti, non inficia il buon lavoro di una equipe composta da almeno 90 persone, che hanno sempre dimostrato professionalità, qualità e umanità ai massimi livelli".

La vicenda, frutto di un accordo preso a cena fra medici e infermieri, era venuta alla luce quando uno dei partecipanti aveva deciso di parlarne proprio al primario. Ne era seguita una reprimenda per tutti i protagonisti e l'apertura di una procedura sanzionatoria interna all'ospedale, che si è conclusa con due richiami e sei 'assoluzioni'. Il procuratore di Vicenza Antonino Cappelleri ha escluso oggi di aver ricevuto segnalazioni e di non aver aperto un fascicolo sulla vicenda. Il presidente del Veneto Luca Zaia, dopo aver appreso dell' accaduto, ha affermato di aver già allertato il segretario generale regionale per la sanità affinché acquisisca al più presto tutti gli atti in possesso dell'Usl di Vicenza e di aver allertato l'avvocato regionale chiedendo che venga inoltrata una sua segnalazione alla procura assieme a tutti gli atti acquisiti.

da - http://www.huffingtonpost.it/2016/04/28/gara-medici-infermieri-ospedale-vicenza_n_9795264.html?ncid=fcbklnkithpmg00000001
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