Panama Papers, ecco i nuovi nomi italiani della lista
Di Angelo Mincuzzi
8 aprile 2016
Imprenditori, manager, professionisti, uomini di spettacolo e anche qualche inquietante presenza legata alla criminalità organizzata. Nel supermarket dell'offshore della Mossack Fonseca c'era di tutto. Tra le migliaia di clienti dello studio legale panamense specializzato nella costituzione e nell'amministrazione di società scudo c'erano 800 italiani, i cui primi 100 nomi sono stati pubblicati dal settimanale L'Espresso, che ha l'esclusiva per l'Italia dei Panama Papers diffusi dall'International consortium of investigative journalists.
Va detto che possedere una società offshore non è un reato (a meno che non si provi che swerva a coprire attività o soldi illeciti) e che tutti o quasi gli italiani coinvolti interpellati dai giornalisti dell'Espresso hanno dato la loro spiegazione sulla presenza nei Panama Papers.
L'Espresso pubblica anche alcuni documenti che riguardano il presidente di Alitalia, Luca Cordero di Montezemolo, secondo i quali l'ex presidente della Ferrari sarebbe legato a una società amministrata dalla Mossack Fonseca, la Lenville Overseas. Montezemolo è tornato a smentire anche ieri di avere conti o società offshore. Ma tra i documenti pubblicati c'è la delega per l'apertura di un conto firmata dall'ex presidente di Confindustria.
Tra gli italiani dei Panama Papers figura anche Marco Perelli Cippo, membro del consiglio di amministrazione della Campari ed ex amministratore delegato della società. Perelli Cippo è stato director e azionista della Allison Park Ltd delle Seychelles, liquidata nel luglio 2015.
C'è poi Simone Cimino, titolare di una società di gestione del risparmio, la Cape Natixis, finita nel 2012 in liquidazione coatta, dopo che nel giugno 2011 era stato arrestato a Milano per reati finanziari. Il processo è ancora in corso. Cimino sarebbe titolare della Fento Private Invest delle Isole Vergini Britanniche.
Nell'immenso archivio della Mossack Fonseca ci sono anche alcune società dello stilista Valentino Garavani e del suo storico socio Giancarlo Giammetti, che però da circa 10 anni sono residenti fiscalmente a Londra.
C'è poi una società delle Isole Vergini Britanniche da cui la Principal Network, una delle società della galassia di Silvio Berlusconi al centro di vari processi a Milano, aveva acquistato i diritti di alcuni film.
I Panama Papers contengono le carte di un report approfondito condotto da Mossack Fonseca su Gian Angelo Perrucci, imprenditore petrolifero. Perrucci, a cui fa capo la società Burfield international delle Seychelles, viene definito nelle carte come “associate” di Atiku Abubakar, il vicepresidente della Nigeria dal 1999 al 2007. In Nigeria – scrive L'Espresso - Perrucci è di casa insieme all'amico e socio Gabriele Volpi, imprenditore petrolifero. Abubakar è stato al centro di un'inchiesta del Senato americano per il presunto riciclaggio di 400 milioni di dollari tra il 2000 e il 2008. Nell'elenco c'è anche l'armatore Giovanni Fagioli, che risulta titolare della Alliance International, società delle Isole Vergini Britanniche.
Ci sono anche i fratelli Stefano e Roberto Ottaviani, che controllano la Relais le Jardin, una società di catering da oltre 20 milioni di euro di fatturato. Stefano Ottaviani ha sposato la figlia di Gianni Letta. I due risultano beneficiari di un trust con sede a Panama, il Lagoon Investments Group.
Nell'elenco figurano anche il commercialista di Napoli, Salvatore Bizzarro, presente con la società Bizzarro Group domiciliata nello stato di Anguilla, e il commercialista bolognese Domenico De Leo, che viene indicato come azionista di Emmeci Group delle Isole Vergini Britanniche e della Ttl Holding delle Seychelles. Il professionista ligure Santiago Vacca, coordinatore di Forza Italia a Savona, sarebbe invece titolare della Eglin Investment, sempre alle Sychelles. Gianfranco Morgano, gestore dell'Hotel Quisisana di Capri compare con la società Jonston Investments delle Isole Vergini Britanniche.
Tra i vip compaiono il regista Carlo Verdone e la soubrette Barbara D'Urso, che hanno smentito di avere società offshore.
Ma nell'archivio della Mossack Fonseca c'erano anche nomi che non possono essere accomunati agli imprenditori, agli stilisti e ai professionisti presenti, perché legati alla criminalità organizzata. Per esempio Angelo Zito, finanziere barese trapiantato in Lussemburgo e condannato per mafia a Palermo. Secondo i giudici era stato il tesoriere del clan di Brancaccio capeggiato dai boss Filippo e Giuseppe Graviano. Zito risulta manager della fiduciaria lussemburghese Beamanoir. C'è poi la rete di società dei figli di Vito Palazzolo, riciclatore di Cosa Nostra. Infine c'è il nome del figlio di un mafioso, Francesco Corallo (che mafioso non è), titolare della Bplus Giocolegale. Corallo figura nei Panama Papers come azionista della società Vales Tru Admin Services.
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