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Autore Discussione: Delega fiscale tra luci e ombre, ma le riforme strutturali sono un’altra cosa  (Letto 2392 volte)
Arlecchino
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« inserito:: Marzo 07, 2016, 04:57:00 pm »

Salve Ggianni,
ti segnaliamo questo nuovo intervento pubblicato sul sito:
Delega fiscale tra luci e ombre, ma le riforme strutturali sono un’altra cosa
   
Fisco Equo pubblica l’intervento di Luigi Mazzillo*, pronunciato in occasione del Convegno su “Decreti di riforma fiscale e statuto del contribuente: linee ed obbiettivi”, tenutosi a Roma presso il Tar del Lazio lo scorso 2 marzo. (Vai al documento integrale).

Riforma organica della tassazione non doveva essere, e riforma organica non è stata. I decreti attuativi della delega fiscale vanno presi per quello che sono: una manutenzione straordinaria. Con elementi positivi, e i passi avanti verso un fisco più semplice, certo e moderno sono tra questi; e altri invece negativi, come l’indebolimento dell’effetto di deterrenza nella lotta all’evasione e l’ennesimo smacco ai diritti del contribuente. Ma soprattutto con tante questioni che l’incompleta attuazione della delega ha lasciato irrisolte: dal riordino delle agenzie fiscali alla razionalizzazione dell’Iva, fino alla revisione dell’Irap e la riforma del catasto. Tutta una serie di punti interrogativi che confermano ancora una volta la necessità e l’urgenza di proporre e portare a termine una riforma strutturale del sistema fiscale.

La delega incompiuta. Benché non nascesse come riforma organica del sistema fiscale, la delega avrebbe dovuto investire quasi tutto l’ordinamento tributario: dalla tassazione del reddito d’impresa all’Irap, dal contrasto all’evasione all’abuso del diritto, passando per accertamento, contenzioso, semplificazioni delle procedure, catasto e giochi. Eppure, dei 43 obiettivi della riforma ne sono stati raggiunti non più del 50 per cento. Col risultato che molte questioni sono rimaste irrisolte – revisione di Iva, Irap, riforma del catasto e del sistema di riscossione degli enti locali- e altre sono ancora aperte, per via di interventi troppo morbidi.

Il riordino “minimal”. Il riferimento è al riordino delle agenzie fiscali, che in buona sostanza si è limitato al riequilibrio del rapporto fra personale dirigenziale e non. L’impressione è che con l’Amministrazione finanziaria si stia forse perdendo il senso dell’orientamento strategico, con il rischio di comprometterne il ruolo che si era andato positivamente definendo a partire dai primi anni ’90.  Il legislatore delegato del 1999 aveva chiaramente riconosciuto la natura specialistica delle Agenzie fiscali e ne aveva sancito la conseguente autonomia organizzativa, da esercitarsi attraverso un proprio regolamento di organizzazione. L’obiettivo, insomma, era quello di superare il modello burocratico a favore di un assetto manageriale che avesse il suo perno in una progressione di carriera basata sui risultati. La scelta di bandire un concorso aperto a tutti va nella direzione contraria, data la delicatezza e la rilevanza delle mansioni svolte (si pensi al ruling o alle verifiche sui soggetti internazionali). Sono ruoli che non possono essere affidati al primo venuto: nelle selezioni per ruoli apicali non può̀ non entrare anche la valutazione curriculare.

Banche dati e tracciabilità. Luci e ombre su questo fronte. A cominciare dall’adozione della fatturazione elettronica tra privati, che di per sé potrà sortire effetti limitati in termini di riduzione dell’evasione Iva. La e-fattura, infatti, può essere uno strumento utilissimo solo se l’Amministrazione finanziaria è messa in condizione di acquisire - tempestivamente, compiutamente ed in modo organizzato - i dati in esse contenuti, come fatto con successo in Portogallo. Più tracciabilità e maggiore incrocio di banche dati non possono che essere obiettivi condivisibili, e i risultati che sta ottenendo il nuovo Isee non fa che confermarne l’importanza. Per questo appare contraddittoria la scelta di alzare il tetto al contante e l’abolizione del divieto di pagare cash i canoni degli affitti, che oltre a favorire evasione e riciclaggio hanno un costo economico diretto che è stato calcolato per l’Italia nell’ordine di 8 miliardi annui – lo 0,52 per cento del Pil, contro una media Ue dello 0,40. Assolutamente positive le disposizioni del dlgs 160/2015 che intervengono sul monitoraggio e sulla revisione delle agevolazioni fiscali e sulla rilevazione dell’evasione fiscale e contributiva.

La “troppa” semplificazione. Si è detto che uno degli aspetti positivi della delega fiscale è il passo in avanti fatto nell’ottica di un Fisco più semplice e certo. Il rischio, tuttavia, è che su alcuni aspetti il Legislatore abbia ecceduto, sottovalutando il rischio di attenuare troppo l’effettività delle sanzioni amministrative e, quindi, indebolito l’attività di deterrenza. Un intervento probabilmente eccessivo, per un sistema tributario basato sull’adempimento volontario. In questa ottica, suscita perplessità la decisione di concedere una nuova (ennesima) rateizzazione dei debiti tributari. È molto probabile che molti si convincano che non è il caso di affrettarsi a versare, posto che si può rinviare tutto al prossimo giro. Nel mentre, il fenomeno delle imposte dichiarate dovute e non versate sta assumendo dimensioni allarmanti: 36,3 miliardi nel quadriennio 2008-2011, di cui 11,5 miliardi nel solo 2013. Si tratterà̀ pure, forse, di un modo, peraltro alquanto improprio, di finanziare alcune imprese in difficoltà, ma è di tutta evidenza che ci si espone al rischio concreto di insolvenza ai danni dello Stato e di compromissione dell’azione di riscossione. A fiaccare ancor di più la deterrenza è da un lato la nuova disciplina del raddoppio dei termini di accertamento; dall’altro l’attenuazione delle sanzioni per l’infedele dichiarazione.

L’urgenza di una riforma. A conti fatti, questa “manutenzione straordinaria” neanche troppo ben riuscita non fa che confermare l’urgenza di una riforma, stavolta davvero strutturale del sistema fiscale. A dirlo sono i dati: su 28 paesi dell’Ue, siamo al sesto posto quanto a pressione fiscale (44% del Pil), e come se non bastasse il peso tributario è caricato per l’80% sui redditi da lavoro dipendente e da pensione perché, nel frattempo, siamo anche al secondo posto per evasione fiscale (120 miliardi l’anno). Il tutto avvolto da un groviglio di 500 adempimenti che rendono il nostro sistema uno dei più complessi e onerosi d’Europa. (Vai al documento integrale).

*L’autore è Presidente aggiunto onorario della Corte dei Conti

Da – Fisco Equo
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