Anac, il presidente Cantone: "Dietro strage Georgofili e omicidio Borsellino forse regia straniera"
Il magistrato a capo dell'autorità nazionale anticorruzione a Firenze: "Strana scelta dei due obiettivi, forse dietro a quegli episodi c'è qualcosa di più o di diverso dalla mafia"
Di GERARDO ADINOLFI e SIMONA POLI
25 febbraio 2016
Dietro la strage dei Georgofili e dietro l'attentato al magistrato palermitano Paolo Borsellino ci potrebbe essere una regia straniera. Lo ha detto oggi a Firenze il presidente dell'Autorità anticorruzione (Anac) Raffaele Cantone parlando agli studenti di un liceo: "Riina non era in grado di costruire una strategia così raffinata e particolare come quella della strage dei Georgofili del '93 a Firenze - ha detto Cantone -. Mi è sempre sembrato strano che un uomo furbissimo ma anche ignorantissimo potesse scegliere un obiettivo simbolico come i Georgofili. E non credo a chi cerca a tutti i costi di tirare in ballo complotti dei servizi segreti. A volte invece di guardare vicino, in casa nostra, si potrebbe guardare più lontano".
Cantone ha quindi aggiunto: "Sono abituato a ragionare con i fatti, non ho prove ma dico che ci possono essere anche tante entità internazionali. Perché pensare sempre ai servizi segreti? Tante volte in Italia abbiamo visto come ci fossero anche organizzazioni internazionali... La mia idea è che i messaggi mafiosi hanno una caratteristica e cioè che li deve comprendere un soggetto preciso. Io sono laico in questo: pensiamo sempre ai servizi segreti italiani ma potrebbe essere anche altro. Prendiamo ad esempio la strage di Bologna, nessuno ha mai capito perché sia stata compiuta. Ma allora probabilmente chi doveva capire lo capì...". E' questo il pensiero espresso dal presidente dell'Autorità anticorruzione parlando ai ragazzi dell'istituto tecnico Salvemini-Duca d'Aosta. Cantone è stato invitato dall'insegnante Patrizia Parisi, sua collaboratrice da molti anni. I dubbi sollevati dal presidente dell'Autorità anticorruzione riguardano anche l'omicidio del magistrato palermitano Paolo Borsellino: "Perché scegliere di colpirlo nel momento in cui c'era la massima allerta intorno a lui? Quella strage ha comportato una stretta senza precedenti nei confronti della mafia, per la criminalità organizzata fu una sorta di "omicidio suicidio", incomprensibile dunque, con un effetto paradossale. La mia sensazione è che non ci fosse solo la mafia dietro a quella strage".
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Prima Cantone, che a Firenze ha firmato un protocollo sulla trasparenza degli appalti con la Regione Toscana e Rfi, aveva parlato dell'Autorità di cui è presidente: "Il mio ruolo - ha detto riferendosi all'Anac - finisce nel 2020 e fino al 2020 resto". Il magistrato conferma che non lascerà il suo incarico prima del tempo. "Farà la stessa fine di Perotti e Cottarelli, ex commissari alla spending review?", hanno chiesto i cronisti a Cantone. "Non è possibile", ha risposto. In Toscana il presidente dell'Anac è stato sentito in commissione regionale territorio e infrastrutture sul nodo fiorentino della Tav. E, in seguito, ha anche parlato della "Nota di aggiornamento al piano di riordino dell'Anac" spedita alla Corte dei Conti alla fine dello scorso gennaio.
"Nessuna polemica", ha ribadito Cantone che ha spiegato come il documento "ha voluto solo presentare il piano di riordino e anche un po' evidenziare un paradosso. Abbiamo la necessità di dover mettere in campo un'azione forte collegata anche a una serie di nuove competenze, come quella del nuovo codice dei contratti abbiamo bisogno di utilizzare i soldi che abbiamo" - ha detto - noi come autorità siamo oltre il 90% autofinanziata dal mercato, dobbiamo avere la possibilità di spendere i soldi che abbiamo". Insomma, dice Cantone: "Dobbiamo essere messi in condizione di lavorare".
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Quanto alla carenza di organico dell'Anac il presidente spiega: " Ovviamente non pensiamo affatto che si debbano assumere tutti e 50, ma se già potessimo fare un concorso di 10-15 persone con qualifiche specifiche che sono giuridiche e tecniche questo ci sarebbe utilissimo per alleviare il carico di lavoro degli uffici e soprattutto per affrontare le sfide del nuovo codice in condizioni ideali".
Sui dipendenti dell'Autorità indagati il presidente dell'Anac ha spiegato:"Siamo già intervenuti creando le condizioni per evitare che questi soggetti svolgano ruoli di responsabilità, anche con una collaborazione ottimale da parte degli stessi dipendenti". E quindi ha proseguito: "Certo, noi siamo l'autorità anticorruzione e in questo dobbiamo essere più attenti degli altri, ma lo stiamo facendo mettendo le esigenze di giustizia sostanziale, ma anche di tutela degli stessi dipendenti, ma non hanno nessuna sentenza passata in giudicato".
Il presidente dell'Anac ha ricordato che "le indagini hanno riguardato l'autorità precedente, di vigilanza dei contratti pubblici che hanno coinvolto alcuni dipendenti. Alcuni hanno dimostrato, per fortuna, la loro assoluta estraneità, altri saranno sottoposti a giudizio".
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25 febbraio 2016
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