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Autore Discussione: KATIA RICCARDI. Egitto, segni tortura su Giulio Regeni. Italia, vogliamo verità  (Letto 2232 volte)
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« inserito:: Febbraio 05, 2016, 12:55:02 pm »

Egitto, segni tortura su Giulio Regeni. Italia, vogliamo verità.
Il suo giornale: "Aveva paura"
Disposta l'autopsia sul corpo del ricercatore italiano: segni di accoltellamento, tagli, ustioni. Farnesina chiede "piena chiarezza e subito rimpatrio salma".
Per la polizia "morto in incidente d'auto". Scriveva sul Manifesto sotto pseudonimo: "Negli ultimi tempi era preoccupato". Il suo paese proclama lutto cittadino

Di KATIA RICCARDI
04 febbraio 2016

IL CAIRO - Il cadavere di Giulio Regeni, scomparso la notte del 25 gennaio al Cairo e ritrovato ieri, undici giorni dopo, "presenta chiari segni di percosse e torture".

Emerge questo dalle indagini della procura di Giza che ha disposto l'autopsia. Il procuratore egiziano riferisce che aveva segni di coltellate sulle spalle, un orecchio mozzato, tagli sul naso, ustioni di sigarette sulle braccia, ecchimosi da pugno in faccia, "è stata una morte lenta". Il corpo è stato trovato nudo dalla vita in giù, buttato sul ciglio della strada che collega Il Cairo ad Alessandria, in un luogo lontano sia da casa sua (el Dokki, quartiere centrale di Giza) sia dal luogo dove aveva appuntamento con il suo amico il 25 gennaio (centro del Cairo). Da questa mattina il telefono dei genitori squilla a vuoto. Sono ancora in Egitto. Non si sa quando faranno ritorno.

La Procura ha "ordinato di interrogare immediatamente gli amici del dottorando italiano".
Egitto, segni tortura su Giulio Regeni. Italia, vogliamo verità. Il suo giornale: "Aveva paura"

Ma non ci sono elementi chiari. Ashraf al Anany, direttore dell'ufficio stampa del ministero dell'Interno egiziano, smentisce la ricostruzione fornita da Hosam Nassar, direttore della procura di Giza: "La questione è delicata e nessuno dovrebbe fare simili osservazioni. Non c'è stata alcuna tortura e l'assenza di segni è stata confermata dai funzionari dell'obitorio di Zeinhom, dove si trova il corpo del ragazzo".

Veli che si levano, e dalla redazione de il Manifesto, il giornalista Simone Pieranni conferma quanto raccontato ai microfoni di Radio Popolare dal collaboratore Giuseppe Acconcia: Regeni aveva scritto più volte per il quotidiano, sotto pseudonimo. Aveva preferito non firmare gli articoli perché "aveva paura per la sua incolumità". Il quotidiano deve ancora decidere se pubblicare l'ultimo articolo ricevuto una decina di giorni prima della sua sparizione sui movimenti operai egiziani. Secondo Acconcia, la testimonianza di una giornalista egiziana che avrebbe visto uno straniero arrestato alla fermata della metropolitana di Giza, al Cairo, è molto importante.
Egitto, morte Regeni: il corpo all'obitorio del Cairo
Restano due ipotesi, contrastanti e diffuse rispettivamente da procura e polizia: che Regeni sia stato ucciso, oppure che sia morto in seguito a un incidente stradale. La prima è stata confermata da Nassar, direttore della procura di Giza, la seconda è stata diffusa dal direttore del Dipartimento investigativo di Giza, Khaled Shalabi: "Il movente criminale è da escludere, le prime indagini evidenziano che è stato vittima di un incidente d'auto", ha detto. Poi ha negato che il dottorando sia stato colpito da "spari o coltellate". Una squadra di investigatori italiani è attesa domani all'aeroporto internazionale del Cairo, scrive su Twitter Mohammed Ismail Ghaly, giornalista egiziano che lavora per l'edizione in lingua araba dell'emittente britannica Bbc: "Una delegazione di sicurezza italiana arriva al Cairo domani per partecipare alle indagini sull'uccisione del giovane Giulio Regeni".

L'Italia si muove. Su indicazione del ministro degli Affari Esteri Paolo Gentiloni, il segretario generale della Farnesina Michele Valensise ha convocato con urgenza l'ambasciatore egiziano Amr Mostafa Kamal Helmy per esprimere "lo sconcerto del Governo italiano per la tragica morte del giovane Giulio Regeni al Cairo". Valensise "ha sottolineato che l'Italia si attende dalle autorità egiziane la massima collaborazione a tutti i livelli, alla luce della eccezionale gravità di quanto accaduto al nostro connazionale e dei tradizionali rapporti di amicizia e vicinanza tra i due Paesi".

"L'Italia - ha aggiunto il segretario generale - nel chiedere che sia fatta piena chiarezza sul caso, rinnova la richiesta alle autorità egiziane di avviare immediatamente un'indagine congiunta con la partecipazione di esperti italiani. Chiediamo - ha concluso Valensise - che il corpo del giovane Regeni sia al più presto rimpatriato in Italia. Helmy ha espresso a nome del suo Paese profondo cordoglio per la morte di Regeni e ha assicurato che l'Egitto fornirà la massima collaborazione per individuare i responsabili di questo atto criminale".

"Chiediamo che la verità emerga fino in fondo" ha detto a Londra Gentiloni. "Lo dobbiamo in particolare alla famiglia colpita in modo irreparabile ma che almeno pretende di conoscere la verità", ha aggiunto. E nel frattempo il ministero degli Esteri egiziano ha convocato l'ambasciatore italiano, Massimo Massari, per "seguire gli sviluppi" delle indagini. Intanto la procura di Roma ha aperto un fascicolo per omicidio. L'indagine contro ignoti è affidata dal procuratore capo Giuseppe Pignatone al pm Sergio Colaiocco.
Egitto, segni tortura su Giulio Regeni. Italia, vogliamo verità. Il suo giornale: "Aveva paura"

"Com'è potuto accadere?", "sul corpo segni di violenza e tortura", sono alcuni dei tweet che da ieri sera ininterrottamente partecipano al dolore per la morte di Giulio Regeni. Messaggi inviati all'hastag #whereisGiulio, anche in lingua inglese come quello di un'amica che chiede: "...and now we want to know the truth! The real one #whereisgiulio".

Il tono dei messaggi è cambiato rispetto ai giorni scorsi quando si chiedeva di sapere dove si trovasse. Da ieri l'attenzione è puntata sul tentativo di capire cosa sia realmente accaduto.

Sui social i pensieri degli amici rivolti ai familiari. E appare anche il tweet di Paolo Dean, sindaco di Fiumicello negli anni in cui Regeni era primo cittadino dei ragazzi: "Una notizia che non avrei mai voluto apprendere... Ancora adesso spero non sia vera... Ciao Giulio...".

Giulio Regeni da settembre, abitava in un appartamento del Cairo per scrivere una tesi sull'economia egiziana presso l'American University. Era scomparso il 25 gennaio. Era il quinto anniversario dell'inizio della rivolta studentesca di piazza Tahrir, breve momento di democrazia nella sua millenaria storia. Regeni aveva un appuntamento in piazza Tahrir. Ma quel giorno la piazza e il resto dell'immensa metropoli erano presidiate anche più del solito da forze armate e polizia.

All'appuntamento non è mai arrivato e dopo tre giorni la polizia aveva escluso l'ipotesi della scomparsa del ragazzo per un errore dei servizi di sicurezza egiziani. Si pensava che potesse essere incappato in una retata durante una manifestazione antiregime che si era svolta proprio il giorno della scomparsa. Ipotesi smentita con forza dai servizi di sicurezza egiziani.

La giunta comunale di Fiumicello ha proclamato il lutto cittadino, di fatto già in atto, e ha annullato la festa del patrono, San Valentino, del 14 febbraio. E' stato deciso questa mattina al termine di una riunione alla quale era presente il parroco. In paese le bandire di tutti gli edifici pubblici sono già listate a lutto. A Giulio Regeni sarà intitolato il Centro di aggregazione giovanile di Fiumicello, ha deciso la giunta. Il centro è sorto di recente e l'amministrazione ha preferito decidere subito in merito. "A Fiumicello siamo unitissimi, è come se fosse venuto a mancare un figlio nostro" ha detto il sindaco Ennio Scridel, "il clima è pesantissimo ed è piombato un silenzio che esprime più del dolore".

Lentamente ma da oggi, i profili degli amici di Giulio iniziano a scomparire. Cose che erano apparse negli articoli, ora sono sostituite da scritte che avvertono 'contenuto non disponibile', qualcosa che non c'è più. La ricerca di Giulio Regeni è finita, ora resta quella della verità.

Egitto, segni tortura su Giulio Regeni. Italia, vogliamo verità. Il suo giornale: "Aveva paura"

Noura Wahby, è stata la prima a dare l'allarme della scomparsa di Regeni. Il suo profilo Fb è stato attivo fino al giorno del ritrovamento del corpo del suo amico. La foto di loro due insieme non è più visibile ma questo è l'ultimo post: "Giulio è il mio migliore amico. E' scomparso dal 25 gennaio. Ci siamo incontrati all'inizio dei nostri studi nel 2014 a Cambridge, Regno Unito. Studia la lingua araba da anni. Ama l'Egitto. Ama la gente. Pensa che meritiamo il meglio. Era mia guida a Cambridge. Avrei dovuto essere la sua guida al Cairo. Ho avuto modo di guardare la mia amata città attraverso i suoi occhi. Abbiamo bevuto 'nos darba' in piccoli negozi di succhi di frutta. La scorsa settimana aveva appena scoperto il sahlab (una bevanda tipica a base di latte, ndr). Il 15 gennaio è stato il suo compleanno. Ha imparato a fare il tiramisù nella nostra cucina per la sua ragazza. Sua mamma ne ha mangiato la metà. Questa è una foto di noi due quando abbiamo passato gli esami di primo anno. Allora avevo pensato che avremmo dovuto rifare la stessa foto il giorno della laurea. Dobbiamo fare quella foto. Trovatelo. Per favore"

© Riproduzione riservata
04 febbraio 2016

Da - http://www.repubblica.it/esteri/2016/02/04/news/egitto_procura_giza_su_corpo_di_regeni_chiari_segni_di_torture_e_percosse-132694941/?ref=HREA-1
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