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Autore Discussione: Perché il premier italiano pone il tema di una nuova leadership europea  (Letto 2370 volte)
Arlecchino
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« inserito:: Febbraio 04, 2016, 04:54:46 pm »

La Merkel non è più una donna sola al comando. E Renzi lo sa

Europa   

Perché il premier italiano pone il tema di una nuova leadership europea

La rappresentazione di quello che sta accadendo in Europa come puro e semplice scontro fra Roma e Bruxelles su flessibilità e conti è un po’ riduttivo.

In realtà, l’iniziativa del governo italiano che contesta l’incapacità della Ue di avviare un nuovo processo economico e governare il problema-immigrazione secondo una politica unitaria e non dei due pesi e due misure, favorendo cioè la Germania oppure la Gran Bretagna (su questo, c’è stata irritazione a Roma per la proposta di Tusk in chiave anti-Brexit), cade in un quadro più “mosso” di quello che può sembrare a prima vista.

La verità è che la fase è completamente cambiata. C’è una evidente crisi di leadership e dell’asse franco-tedesco che sinora ha guidato l’Europa. E’ in questo quadro che Matteo Renzi pone esattamente la questione di una nuova direzione politica europea nella quale l’Italia avrebbe un forte ruolo da rivendicare.

Infatti Angela Merkel non appare più in grado di essere “la sola donna al comando” come poteva essere uno o due anni fa. Dopo i fatti di Colonia, in grande difficoltà nei sondaggi, pressata all’interno del suo partito, la Cancelliera si trova di fronte a una serie di test elettorali molto importanti.

A marzo si voterà in Renania Palatinato (4 milioni di abitanti), Baden Wurtenmberg (10 milioni), Sassonia Anhalt (2), poi a settembre in Mecklemburg (1.6) e a Berlino (3.5). Per la Merkel sarebbe un colpo importante riconquistare il Baden, land tradizionalmente conservatore ma governato ora da un Verde in coalizione con la Spd, e la Renania, ora a guida Spd, o anche solo uno dei due. Ma l’impresa non si presenta per niente facile.

Ora, è chiaro che un insuccesso indebolirebbe la Cancelliera anche di fonte all’agguerrito duo Schauble-Weber che ritiene la Merkel troppo debole per la causa tedesca. Un lotta interna alla Cdu inoltre propagherebbe i suoi effetti sul Ppe nella quale lo stesso Jean Claude Juncker potrebbe essere coinvolto. La sua poltrona per il momento non appare in forse, anche perché una sfiducia dell’Europarlamento si presenta tecnicamente complicata, però il presidente della Commissione ha assoluto bisogno di riprendere in mano le redini: anche per questo verrà a Roma entro febbraio per un chiarimento con Matteo Renzi.

Oggi a Strasburgo Weber non ha ripetuto gli attacchi all’Italia e ha spostato il tiro verso Spagna e Portogallo. La questione spagnola in effetti agita i sonni dei conservatori, preoccupatissimi da un possibile governo a Madrid con Podemos, altra forza dichiaratamente anti-austerity. Di certo, una triade Spagna-Italia-Grecia potrebbe essere un’altra spina nel fianco di Bruxelles e Berlino.

Non è un caso che in questi mesi il Pd abbia intensificato i rapporti proprio con i socialisti spagnoli e portoghesi, a disegnare un arco “socialista meridionale” che insieme al Ps francese e persino al Labour (ieri c’è stato un incontro fra italiani e inglesi) potrebbe dar forza alla protesta italiana.

In conclusione, il gran movimento di Renzi conta anche su un quadro in forte movimento e non è spiegabile solo con le caratteristiche “polemiche” del suo agire o con ragioni politiciste legate al consenso degli elettori (i quali comunque mostrano di non sgradire il protagonismo del premier italiano). Il punto è che in questo momento l’Europa non ha una guida forte, come ha spiegato Lucia Annunziata su Huffington Post. E Renzi, come suo solito, si infila in questo spazio. La partita è aperta, e non riguarda solo i soldi.

Da - http://www.unita.tv/focus/la-merkel-non-e-piu-la-donna-sola-al-comando-e-renzi-lo-sa/
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« Risposta #1 inserito:: Febbraio 05, 2016, 11:05:12 pm »

Asse Renzi-Hollande: agenda comune sulla crescita da proporre ai leader progressisti.
Al via il risiko delle cariche Ue


Pubblicato: 05/02/2016 19:35 CET Aggiornato: 2 ore fa

Un’agenda comune da sottoporre agli altri leader delle forze progressiste europee nelle prossime settimane. Per rilanciare la crescita e cambiare volto ad un’Europa fatta solo di austerity. Nella nuova linea dura con l’Ue, battezzata a Palazzo Chigi come ‘La nuova via’, Matteo Renzi trova un primo importante alleato: Francois Hollande, che il premier italiano ha sentito al telefono questa mattina. Stasera all’Aja cercherà agganci con il primo ministro olandese Mark Rutte, liberale. Un lavoro costante di tessitura di alleanze che guarda alla battaglia sulla flessibilità e anche ad un altro tassello della stessa trattativa: il risiko delle poltrone ai vertici delle istituzioni Ue.

La partita è già iniziata e si chiuderà a giugno. Quando, per effetto dello stesso accordo tra Popolari e Socialisti che ha eletto Juncker alla Commissione Europea, il presidente del Parlamento europeo, il socialista tedesco Martin Schulz, dovrebbe lasciare la carica ad un eletto del Ppe. A Bruxelles si parla di un suo possibile trasferimento alla presidenza del Consiglio europeo, ora occupata dal polacco Donald Tusk. E si vocifera di una possibile candidatura del falco tedesco Manfred Weber alla presidenza dell’Europarlamento. Uno schema che all’Italia non andrebbe giù: ci sarebbero due tedeschi in ruoli chiavi, Schulz e Weber, Consiglio Ue e Parlamento. Il governo italiano vedrebbe meglio un Popolare francese alla guida dell’aula di Strasburgo.

E’ uno dei punti di interesse comune tra Parigi e Roma, anche se la cosa non è definita: tutto è in divenire. Per esempio, in questi giorni Schulz sta lasciando trapelare l’intenzione di non lasciare l’incarico a Strasburgo. Il che sarebbe una rottura del patto con i Popolari che Renzi non accetterebbe e farebbe pesare nella trattativa, sicuro di avere alleati tra i Popolari che mal sopportano lo strapotere tedesco sull’Europa. C’è da sottolineare poi che tra il giovane Renzi e il classico socialista tedesco Schulz ormai da tempo i rapporti sono ai minimi. Il caso è scoppiato già l’anno scorso, quando in una plenaria a Strasburgo Schulz chiamò a parlare Hollande e Merkel. E un’altra scintilla è scoppiata venerdì scorso, proprio il giorno del bilaterale italo-tedesco a Berlino, quando Schulz ha annunciato la convocazione di un vertice informale a tre sempre con Francois e Angela. Roba da far saltare i nervi a Roma.

La telefonata tra Renzi e Hollande si inserisce in questo clima. E, nelle intenzioni del premier italiano, va a intromettersi nell’asse storico franco-tedesco. Una vecchia questione. Ma stavolta Renzi sente di avere dalla sua diverse carte da giocare. Innanzitutto il fatto che ora Hollande è certamente più debole. Dopo l’ultimo anno funestato dagli attacchi terroristici, in Francia non si contano gli editoriali che attaccano l’Eliseo per mancanza di iniziativa in Europa. Ed è di prossima pubblicazione un rapporto bipartisan parlamentare di 116 pagine che lancia l’allarme sul rischio di perdere il ruolo di leadership esercitato finora in Ue insieme alla Germania. Lo hanno curato due parlamentari francesi: il socialista Christophe Caresche, vicino al primo ministro Manuel Valls, e il parlamentare di centrodestra Pierre Lequiller, scrive il sito di informazione europeo politico.eu.

Il rapporto mette sotto la lente di ingrandimento l'attuale fase di introversione della Francia nell'Ue e denuncia che “l’uso del francese nelle istituzioni europee sta declinando”, che “non ci sono abbastanza francesi nei posti chiave della Commissione europea o del Parlamento o nell’influente club del G5”, che “la voce della Francia non viene sufficientemente ascoltata a Strasburgo, dove invece il Front National di Marine Le Pen è ben rappresentato e nuoce agli interessi del paese nella scena europea…”. E poi il rapporto fa il conto dei dati negativi di Parigi in fatto di “economia, occupazione e deficit”.

Dunque, in Francia il dibattito sulla mancanza di francesi nei posti di comando dell’Unione è ben avviato. Tutta acqua per il mulino di Renzi, confidano a Palazzo Chigi. L’agenda comune di cui i due hanno parlato al telefono potrebbe essere presentata al vertice socialista previsto a Bruxelles prima del Consiglio Europeo del 18-19 febbraio. Oppure in un vertice ad hoc convocato dalla Francia.

Di certo, è convinto il premier, con la performance ancora in negativo della Francia sul deficit (anche quest’anno Parigi non rispetterà il tetto del 3 per cento del rapporto con il Pil: 3,4 per cento quest’anno e 3,2 nel 2017), Hollande non può che sostenere la richiesta italiana di maggiore flessibilità nei conti. Tanto che la collaborazione tra Italia e Francia sul piano bilaterale e internazionale sarà al centro dei lavori del vertice intergovernativo che si riunirà a Venezia il prossimo mese. Anche questo è stato deciso stamattina.

Ma Renzi segna sulla sua agenda anche le notizie – per lui confortanti – che arrivano da Portogallo e Spagna. Sono due paesi che dalla cura della Troika sembrano aver guadagnato solo instabilità. Dunque sono potenziali partner di battaglia anti-austerity. A Lisbona - dove dopo la vittoria dei conservatori alle elezioni è nato un governo socialista perché i primi non avevano i numeri in Parlamento - la Commissione Ue sta chiedendo una manovra correttiva. Madrid potrebbe tornare presto al voto se il socialista Pedro Sanchez non riuscirà a formare un governo, con l’incarico che gli è stato affidato giorni fa dopo che i conservatori hanno vinto le elezioni ma fallito sul governo. Veri pasticci ormai sempre più diffusi in Europa.

Sulla sua ‘Nuova via’, Renzi incontrerà anche lo spagnolo Sanchez, il cancelliere austriaco Werner Faymann e altri. Ma stasera è la volta dell’olandese Rutte, il quale lo ha invitato a cena in un ristorante italiano a L'Aja. Gli vuole parlare delle trattative con la Gran Bretagna per scongiurare la Brexit, tema del prossimo Consiglio Ue, e del ‘Single Market’. Renzi da parte sua vuole parlare al presidente di turno dell’Ue perché ‘suocera’ (Merkel) intenda. La sfida è uscirne con un asse anche con i liberali, fuori dal recinto socialista. Cosa che può far comodo nella battaglia sulla flessibilità (i Liberali per esempio hanno criticato l’impostazione tedesca del pacchetto per la Turchia) e nel risiko delle cariche Ue. Che inizia ora ma guarda già ad una questione per ora non inquadrata dalle cronache ma ben presente all’orizzonte della politica europea: dove collocare Angela Merkel l’anno prossimo se con le elezioni terminerà il Cancellierato a Berlino.

Da - http://www.huffingtonpost.it/2016/02/05/francois-hollande-matteo-renzi_n_9167808.html?1454697365&utm_hp_ref=italy
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