Asse Renzi-Hollande: agenda comune sulla crescita da proporre ai leader progressisti.
Al via il risiko delle cariche UePubblicato: 05/02/2016 19:35 CET Aggiornato: 2 ore fa
Un’agenda comune da sottoporre agli altri leader delle forze progressiste europee nelle prossime settimane. Per rilanciare la crescita e cambiare volto ad un’Europa fatta solo di austerity. Nella nuova linea dura con l’Ue, battezzata a Palazzo Chigi come ‘La nuova via’, Matteo Renzi trova un primo importante alleato: Francois Hollande, che il premier italiano ha sentito al telefono questa mattina. Stasera all’Aja cercherà agganci con il primo ministro olandese Mark Rutte, liberale. Un lavoro costante di tessitura di alleanze che guarda alla battaglia sulla flessibilità e anche ad un altro tassello della stessa trattativa: il risiko delle poltrone ai vertici delle istituzioni Ue.
La partita è già iniziata e si chiuderà a giugno. Quando, per effetto dello stesso accordo tra Popolari e Socialisti che ha eletto Juncker alla Commissione Europea, il presidente del Parlamento europeo, il socialista tedesco Martin Schulz, dovrebbe lasciare la carica ad un eletto del Ppe. A Bruxelles si parla di un suo possibile trasferimento alla presidenza del Consiglio europeo, ora occupata dal polacco Donald Tusk. E si vocifera di una possibile candidatura del falco tedesco Manfred Weber alla presidenza dell’Europarlamento. Uno schema che all’Italia non andrebbe giù: ci sarebbero due tedeschi in ruoli chiavi, Schulz e Weber, Consiglio Ue e Parlamento. Il governo italiano vedrebbe meglio un Popolare francese alla guida dell’aula di Strasburgo.
E’ uno dei punti di interesse comune tra Parigi e Roma, anche se la cosa non è definita: tutto è in divenire. Per esempio, in questi giorni Schulz sta lasciando trapelare l’intenzione di non lasciare l’incarico a Strasburgo. Il che sarebbe una rottura del patto con i Popolari che Renzi non accetterebbe e farebbe pesare nella trattativa, sicuro di avere alleati tra i Popolari che mal sopportano lo strapotere tedesco sull’Europa. C’è da sottolineare poi che tra il giovane Renzi e il classico socialista tedesco Schulz ormai da tempo i rapporti sono ai minimi. Il caso è scoppiato già l’anno scorso, quando in una plenaria a Strasburgo Schulz chiamò a parlare Hollande e Merkel. E un’altra scintilla è scoppiata venerdì scorso, proprio il giorno del bilaterale italo-tedesco a Berlino, quando Schulz ha annunciato la convocazione di un vertice informale a tre sempre con Francois e Angela. Roba da far saltare i nervi a Roma.
La telefonata tra Renzi e Hollande si inserisce in questo clima. E, nelle intenzioni del premier italiano, va a intromettersi nell’asse storico franco-tedesco. Una vecchia questione. Ma stavolta Renzi sente di avere dalla sua diverse carte da giocare. Innanzitutto il fatto che ora Hollande è certamente più debole. Dopo l’ultimo anno funestato dagli attacchi terroristici, in Francia non si contano gli editoriali che attaccano l’Eliseo per mancanza di iniziativa in Europa. Ed è di prossima pubblicazione un rapporto bipartisan parlamentare di 116 pagine che lancia l’allarme sul rischio di perdere il ruolo di leadership esercitato finora in Ue insieme alla Germania. Lo hanno curato due parlamentari francesi: il socialista Christophe Caresche, vicino al primo ministro Manuel Valls, e il parlamentare di centrodestra Pierre Lequiller, scrive il sito di informazione europeo politico.eu.
Il rapporto mette sotto la lente di ingrandimento l'attuale fase di introversione della Francia nell'Ue e denuncia che “l’uso del francese nelle istituzioni europee sta declinando”, che “non ci sono abbastanza francesi nei posti chiave della Commissione europea o del Parlamento o nell’influente club del G5”, che “la voce della Francia non viene sufficientemente ascoltata a Strasburgo, dove invece il Front National di Marine Le Pen è ben rappresentato e nuoce agli interessi del paese nella scena europea…”. E poi il rapporto fa il conto dei dati negativi di Parigi in fatto di “economia, occupazione e deficit”.
Dunque, in Francia il dibattito sulla mancanza di francesi nei posti di comando dell’Unione è ben avviato. Tutta acqua per il mulino di Renzi, confidano a Palazzo Chigi. L’agenda comune di cui i due hanno parlato al telefono potrebbe essere presentata al vertice socialista previsto a Bruxelles prima del Consiglio Europeo del 18-19 febbraio. Oppure in un vertice ad hoc convocato dalla Francia.
Di certo, è convinto il premier, con la performance ancora in negativo della Francia sul deficit (anche quest’anno Parigi non rispetterà il tetto del 3 per cento del rapporto con il Pil: 3,4 per cento quest’anno e 3,2 nel 2017), Hollande non può che sostenere la richiesta italiana di maggiore flessibilità nei conti. Tanto che la collaborazione tra Italia e Francia sul piano bilaterale e internazionale sarà al centro dei lavori del vertice intergovernativo che si riunirà a Venezia il prossimo mese. Anche questo è stato deciso stamattina.
Ma Renzi segna sulla sua agenda anche le notizie – per lui confortanti – che arrivano da Portogallo e Spagna. Sono due paesi che dalla cura della Troika sembrano aver guadagnato solo instabilità. Dunque sono potenziali partner di battaglia anti-austerity. A Lisbona - dove dopo la vittoria dei conservatori alle elezioni è nato un governo socialista perché i primi non avevano i numeri in Parlamento - la Commissione Ue sta chiedendo una manovra correttiva. Madrid potrebbe tornare presto al voto se il socialista Pedro Sanchez non riuscirà a formare un governo, con l’incarico che gli è stato affidato giorni fa dopo che i conservatori hanno vinto le elezioni ma fallito sul governo. Veri pasticci ormai sempre più diffusi in Europa.
Sulla sua ‘Nuova via’, Renzi incontrerà anche lo spagnolo Sanchez, il cancelliere austriaco Werner Faymann e altri. Ma stasera è la volta dell’olandese Rutte, il quale lo ha invitato a cena in un ristorante italiano a L'Aja. Gli vuole parlare delle trattative con la Gran Bretagna per scongiurare la Brexit, tema del prossimo Consiglio Ue, e del ‘Single Market’. Renzi da parte sua vuole parlare al presidente di turno dell’Ue perché ‘suocera’ (Merkel) intenda. La sfida è uscirne con un asse anche con i liberali, fuori dal recinto socialista. Cosa che può far comodo nella battaglia sulla flessibilità (i Liberali per esempio hanno criticato l’impostazione tedesca del pacchetto per la Turchia) e nel risiko delle cariche Ue. Che inizia ora ma guarda già ad una questione per ora non inquadrata dalle cronache ma ben presente all’orizzonte della politica europea: dove collocare Angela Merkel l’anno prossimo se con le elezioni terminerà il Cancellierato a Berlino.
Da -
http://www.huffingtonpost.it/2016/02/05/francois-hollande-matteo-renzi_n_9167808.html?1454697365&utm_hp_ref=italy