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Autore Discussione: Nessuna sorpresa, Merkel fa solo gli interessi della Germania  (Letto 2786 volte)
Arlecchino
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« inserito:: Gennaio 30, 2016, 12:43:02 pm »

Nessuna sorpresa, Merkel fa solo gli interessi della Germania

Europa   

Italia e Germania sono due paesi forti, ma Berlino con l’Ue ha guadagnato più di tutti

La differenza tra Germania e Italia? La prima ha sfruttato tutto dell’Unione quando le è servito e dopo ha fatto chiudere i cordoni della borsa. La seconda, non ha chiesto mai nulla, anzi ha sostenuto con 50 miliardi di euro la solidarietà comunitaria e quando ha avuto necessità, come ora con il caso banche e il Moloch di sofferenze da smaltire, le è stato impossibile. In concreto, e questo spiega anche perché i nostri titoli creditizi cadono in borsa, Berlino ha salvato i propri istituti di credito e solo dopo ha spinto l’Ue a far adottare la direttiva ‘bail in’ sull’autosalvataggio. Roma ha fatto l’esatto contrario e ora ha le mani legate. Noi siamo stati generosi, sicuramente ingenui e frettolosi nel recepire direttive e regolamenti senza pensare agli effetti; loro, hanno scritto le tavole della legge a propria immagine e somiglianza ma dopo essersi messi in sicurezza.

E’ questa l’Europa a due velocità che non si può accettare, una cosa ben diversa da quella che paventano il ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni e Etienne Davignon, ex numero due di Delors e che è figlia del caos politico generatosi con la sospensione sostanziale di Schengen.

L’Europa che serve invece è quella dipinta da Matteo Renzi e Angela Merkel alla fine del loro quarto incontro, dove entrambi hanno riaffermato con forza il ruolo che i due paesi hanno nel tenere unita tutta la confederazione. L’Ue, senza Germania e senza Italia che concordino su quali passi fare nella politica estera e in quella economica, non esiste: è un dato fondamentale. Si sta insieme per costruire e non per dividere. Vale per i rimpatri, il diritto d’asilo, la lotta al terrorismo ma anche per le troppe distonie economiche.

Anche perché italiani e tedeschi devono tanto alla partecipazione all’euro. Bastano poche cifre a indicare come la scelta di credere ancora nell’Unione Europea sia obbligata e dettata dai confortanti (talvolta ottimi) risultati economici.

Analizzando gli effetti del Quantitative Easing della Bce, enorme iniezione di liquidità da oltre 1.500 miliardi di euro, fotografati nel primo mese del 2015 (anno del suo varo) con le ultime stime disponibili, si scopre che è proprio la Germania tra i principali beneficiari del bazooka di Mario Draghi.

I dati parlano chiaro. Il Pil tedesco è aumentato dal +1,4% di inizio anno al +1,7% (dato di fine settembre 2015), il debito pubblico è diminuito dal 74,3% del Pil al 71,9% (fine 2014 su fine 2015), la disoccupazione è a livelli americani (è scesa in un anno di QE dal 6,5% al 6,3%) e le esportazioni hanno registrato un boom: da un saldo attivo di 90 miliardi di euro, ora la Cancelliera può gioire per un più 106 miliardi di euro.

Anche il nostro paese ha beneficiato delle politiche espansive dell’Eurotower. Nel primo anno del QE, il Pil è passato da un meno 0,4% del 2014 a un +0,8% (o +0,7%, si vedrà a consuntivo) dodici mesi dopo, la disoccupazione è calata dal 12,4% all’11,5%, le esportazioni mostrano un saldo attivo in aumento (da 33,5 miliardi a 33,8 di fine ottobre 2015), lo spread Btp-Bund viaggia intorno quota 100 dopo aver cominciato il 2015 a 120 punti base.

Ci sono ancora nodi finanziari che ci oppongono, è vero, ma sono superabili. Non passa giorno che Bruxelles non ricordi a Roma di fare qualcosa per il proprio debito pubblico: è ancora troppo alto, sopra il 133% del Pil, infinitamente lontano dall’ormai dimenticato livello del 60% fissato dal Trattato di Maastricht. Il maggior stimolo per arrivare ad operazioni significative di Tagliadebito è proprio il tanto criticato Fiscal Compact, che pur nella sua irragionevole concezione recessiva, impone a qualsiasi governo della penisola di impegnarsi a ridurre l’indebitamento per arrivare ad un ‘equilibrio’ di bilancio. Lo dobbiamo ai nostri figli, ha ricordato giustamente Renzi a Berlino, non tanto per accontentare i burocrati di Bruxelles e la Bundesbank.

Dobbiamo però francamente chiederci come andrebbero le aste del Tesoro da 300 miliardi di euro l’anno senza questo pungolo continuo a rispettare gli accordi comunitari e senza la possibilità di avere tassi d’interesse molto bassi, grazie proprio all’ingresso nell’euro.

Ma anche i Lander hanno mostrato di utilizzare al meglio la partecipazione all’Unione monetaria.

Il livello di cambio marco-euro ha permesso a Berlino di ripagarsi gli immensi costi della riunificazione, grazie agli aiuti di Stato è stato messo in sicurezza il sistema bancario tedesco, il primo salvataggio della Grecia targato Ue è servito a far pagare a tutti i paesi membri le spericolate operazioni finanziarie degli istituti di credito teutonici.

Ma c’è anche un’altra motivazione economica che giustifica la partecipazione tedesca al Trattato sulla libera circolazione delle persone, oggi di fatto sospeso nel Nord Europa, e per cui il governo Merkel insiste sugli aiuti alla Turchia, snodo delle migrazioni di massa: i conti previdenziali. Entro il 2035 l’invecchiamento della popolazione tedesca farà sì che il rapporto tra lavoratori e pensionati passerà da 3 contro 1 a 2 contro 1, con problemi seri di sostenibilità. Ecco il vero motivo delle porte aperte agli immigrati e delle pressioni a finanziare Istanbul. Senza questi passaggi l’esecutivo dei Lander dovrà fare una manovra gigantesca di riequilibrio pensionistico, ma certo non possono essere finanziati dagli stati membri (Italia in primis) senza che questi abbiano certezze sullo scomputo delle risorse dai vincoli di Maastricht.

In conclusione, ogni mossa di politica estera di Berlino, l’energia non fa eccezione, è dettata solo da convenienze economiche domestiche ma si nutre proprio sulla sua partecipazione all’Europa unita.

Roma fa meno calcoli ed è sempre in prima fila (spesso da sola, come è accaduto per anni a Lampedusa) quando si tratta di dare un aiuto concreto. Nel derby infinito Italia-Germania, sarebbe bello considerare tutti questi elementi che uniscono i due paesi più dei tanti stereotipi (tedeschi seri, rigorosi, egoisti; italiani allegri, spendaccioni, inaffidabili) che purtroppo oggi echeggiano ad ogni vertice europeo. Siamo due paesi forti, possiamo prendere per mano l’Europa, coinvolgendo anche l’inerte Francia. Prendiamone atto, facciamolo subito.

Da - http://www.unita.tv/focus/nessuna-sorpresa-merkel-fa-solo-gli-interessi-della-germania
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« Risposta #1 inserito:: Gennaio 30, 2016, 12:44:56 pm »

Merkel si tira fuori dalla contesa tra Renzi e l’Ue

Europa   

Tra Renzi e la Cancelliera una discussione franca, ma “con il sorriso”.
Su flessibilità e aiuti alla Turchia, però, la palla torna a Bruxelles


La conferenza stampa che è seguita al vertice bilaterale tra Angela Merkel e Matteo Renzi ha mostrato due capi di governo di Paesi amici, pronti a collaborare su molti fronti, la cui stima reciproca è fuori discussione. Non però due leader pronti a guidare l’Europa fianco a fianco. Il premier italiano più volte si è trovato nella posizione di dover chiarire che “su alcune cose la pensiamo diversamente” e quando ha spinto sul tasto della flessibilità, chiedendo alla Commissione europea di prendere le proprie decisioni in linea con quanto affermato un anno fa, ha ricevuto dalla Cancelliera una fredda presa di distanze: “Una comunicazione può essere interpretata sempre in modo diverso. Ogni Paese può aprire un dibattito con la Commissione, noi ne prendiamo atto”. Renzi, insomma, non si aspetti da Berlino un aiuto decisivo per raggiungere i suoi obiettivi.

Ma il premier italiano ha anche ricordato che “la flessibilità è stata una condizione per l’elezione di Juncker”. Il Ppe, Merkel in testa, non può pensare insomma di guidare l’Europa autonomamente, come fatto in passato.

Merkel ha sottolineato come il governo italiano abbia finalmente intrapreso la strada delle riforme e, soprattutto per quanto riguarda le norme sul lavoro, “sta andando nella giusta direzione”. Da questo punto di vista, le Germania è non solo disponibile, ma perfino interessata a consolidare un rapporto già esistente. L’annuncio di una conferenza economica congiunta su industria, digitalizzazione e banda larga va in questa direzione.

Sulle partite europee, però, il discorso si è fatto subito più complicato. L’Italia resta “disponibile” a sbloccare la propria quota del contributo da concedere alla Turchia per contenere il flusso di migranti. Ma Renzi ha fatto presente di continuare ad attendere prima “le risposte che abbiamo chiesto a Bruxelles sulla computazione di questi denari”, che riguardano non solo la cosiddetta tratta balcanica, ma anche quella che proviene dal nord Africa. La domanda che il nostro governo fa a Bruxelles è semplice: perché i soldi spesi per bloccare i migranti che provengono da est possono essere scomputati dal calcolo del deficit e quelli impiegati per la tratta libica – cioè quelli che spendiamo soprattutto noi – invece no.

 

L’impressione è che su questo punto la Merkel abbia dimostrato comprensione, riconoscendo l’impegno del nostro Paese sul tema dell’immigrazione “sin dall’inizio”, ma niente di più. Mentre Renzi ha detto di aspettarsi una risposta dall’Ue “prima del vertice di giovedì prossimo” che vedrà partecipare a Londra i ‘donatori’ per la Siria. “Alla Commissione sono molto impegnati – è stata la stoccata rivolta a Bruxelles – ma trovano spesso il tempo per fare conferenze stampa, quindi mi auguro che possano affrontare anche questo problema”.

L’impegno comune va comunque al di là delle dichiarazioni di principio. Non solo un generico “salvare Schengen”, ma anche la necessità ribadita dalla Cancelliera di un ruolo più forte dell’Europa nel controllo dei “confini marittimi”, cioè nel pattugliamento nel Mediterraneo. Con Renzi che – ringraziando “Angela perché già nel Consiglio europeo di giugno fu decisiva per affermare il principio che questo fosse un problema europeo” – cala sul tavolo anche le sue carte: “Lo sforzo che possiamo fare per salvare Schengen – ha detto – deve essere fatto insieme. Vale per i rimpatri, per i confini, per le procedure di identificazione”. Su tutto questo, l’Italia si aspetta una maggiore collaborazione da Bruxelles. E Merkel non ha negato il proprio sostegno.

Il confronto, insomma, è stato franco. Non uno scontro – non avrebbe aiutato nessuno dei due – ma nemmeno una pura formalità. Renzi e Merkel si sono detti tutto quello che avevano da dirsi, anche se “con il sorriso” (parole del premier italiano). “Per me le politiche di austerity da sole non funzionano”, è stato il refrain renziano, perché “portano alla sconfitta dei governi, portano l’Europa a fallire” e aiutano l’avversario comune, cioè il populismo. “Per me – ha spiegato – è necessaria una crescita economica che combatta la disoccupazione e quindi il populismo”. Merkel non si è spinta così in là, attenta a mantenere i panni di Cancelliera piuttosto che di leader ombra dell’Ue (ma il premier si è premurato di portare con sé il futuro ambasciatore italiano in Europa, Carlo Calenda, per presentarglielo). Berlino si limiterà a osservare la partita tra Roma e Bruxelles, intervenendo solo quando sarà necessario. Per i propri interessi, anche elettorali.

Da - http://www.unita.tv/focus/merkel-si-tira-fuori-dalla-contesa-tra-renzi-e-lue/
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« Risposta #2 inserito:: Gennaio 30, 2016, 12:46:15 pm »

Renzi: su flessibilità Juncker rispetti i patti.
Merkel: decide la Commissione Ue

Con un commento di Gerardo Pelosi
29 gennaio 2016

«C’è bisogno di più Europa». Lo ha detto la cancelliera tedesca Angela Merkel in conferenza stampa al termine dell’incontro in cancelleria a Berlino con il premier italiano Matteo Renzi, che ha ribadito: «Vogliamo un’Europa più forte ed efficiente, capace di dare risposte a tutti i problemi, dall’economia, all’occupazione, all’immigrazione». E ha aggiunto: «Per la prima volta non sono qui con un elenco di promesse ma con un elenco di riforme e risultati». Sul tema dell'immigrazione, per Renzi «Germania e Italia stanno dalla stessa parte». Serve una «gestione europea», dai rimpatri alle richieste di asilo. E ha aggiunto: «Non siamo d'accordo su tutto, ma crediamo insieme che combattere la disoccupazione significa combattere il populismo. Il nostro avversario è lo stesso». Con una postilla: «Siamo pronti a superare le incomprensioni che pure ci sono state». Tanto più che «i punti che uniscono Italia e Germania sono più di quelli che ci dividono». E che «se l’Europa perde Schengen, perde se stessa».

Sull’economia Renzi ha ribadito: «Le politiche di austerity da sole non servono, ma noi siamo i primi a dire che dobbiamo far scendere il debito». Quanto alla flessibilità «è una condizione necessaria dell'accordo che ha portato all'elezione di Juncker, io non ho cambiato idea sulla flessibilità, spero che non lo abbia fatto Juncker». Di diverso avviso la cancelliera per la quale sulla questione della flessibilità «spetta alla Commissione europea decidere». E ha aggiunto: «Noi al Consiglio europeo ne prendiamo atto»

Merkel: da Renzi riforme ambiziose
«Viviamo in un momento di gradi sfide», «c'è uno spirito europeo che ci unisce» ha spiegato la cancelliera tedesca Angela Merkel che ha aggiunto: «Il tempo a disposizione è stato poco ma si è trattato di colloqui veramente amichevoli». E ha riconosciuto a Renzi di essere «partito con una agenda di riforme molto ambiziosa» e che «il Jobs Act si muove nella direzione giusta». Poi ha chiosato: «Il successo di queste riforme sarà un contributo importante all'Europa e all'Italia»

«Combattere illegalità, lotta a scafisti»
Sul tema migranti e rifugiati Merkel ha spiegato che la priorità è «combattere l'illegalità e il traffico di esseri umani». E ha sottolineato la necessità dell'«avvio di una lotta efficace contro gli scafisti». Poi ha incalzato: «Vanno protette le frontiere esterne» della Ue e va «combattuta l'illegalità», sottolineando la necessità «di attuare gli accordi con la Turchia».

Renzi: ok fondi a Turchia, ma aspettiamo risposte Ue
«Non abbiamo nessun problema né con la Turchia né con la Germania. L'Italia è disponibile a fare la sua parte» ha replicato Renzi, che ha aggiunto: «Stiamo aspettando che le istituzioni europee ci diano alcune risposte sul modo di intendere questo contributo». Per la cronaca l’Ue ha pronti 3 miliardi di euro alla Turchia per impedire i passaggi in massa dei profughi verso l’Europa, facendosene carico. L'Italia concorda con la Germania (che è il principale sostenitore del progetto) ma chiede anche che i fondi siano svincolati dal patto di stabilità. «Speriamo che le risposte che abbiamo chiesto a Bruxelles in ordine alla computazione di questi denari possano arrivare il prima possibile» ha spiegato Renzi in conferenza stampa. Anche perché «se l'Europa perde Schengen perde sé stessa» ha scandito il premier, che ha ricordato: «Per mesi l'immigrazione sembrava soltanto un problema italiano, adesso è un problema europeo che durerà mesi, forse anni».

«Noi i primi a dire che il debito deve scendere»
Sul debito pubblico “monstre” Renzi ha assicurato i tedeschi: «Siamo i primi a dire che dobbiamo far scendere il debito: non lo dico per fare un piacere ad Angela, ma per fare un piacere ai miei figli». E sulla flessibilità ha assicurato: «Noi non stiamo chiedendo come Italia di cambiare delle regole, ma che le regole siano applicate senza equivoci». Del resto la flessibilità (sul cui utilizzo si sono registrate diversità di opinioni tra Italia e Germania), per Renzi «è una condizione necessaria dell'accordo che ha portato all'elezione di Juncker, io non ho cambiato idea sulla flessibilità». «Spero - ha aggiunto - che non lo abbia fatto Juncker».

Merkel: sulla flessibilità decide la Commissione Ue
«La cosa bella è questa - gli ha fatto eco la cancelliera tedesca (evidentemente di diverso avviso, ndr) - che anche quando si tratta della comunicazione della flessibilità, entrambi accettiamo che ci siano interpretazioni della Commissione divergenti». «Non mi immischio in queste cose - ha aggiunto -. È compito della Commissione Ue decidere l'interpretazione».

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Da - http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2016-01-29/incontro-renzi-merkel-c-e-bisogno-piu-europa-135802.shtml?uuid=AC6FDwJC
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