LA-U dell'OLIVO
Novembre 23, 2024, 03:37:03 pm *
Benvenuto! Accedi o registrati.

Accesso con nome utente, password e durata della sessione
Notizie:
 
   Home   Guida Ricerca Agenda Accedi Registrati  
Pagine: [1]
  Stampa  
Autore Discussione: LUTTWAK: "L'Ue ha fallito, chi resta dentro è destinato alla non crescita"  (Letto 1814 volte)
Arlecchino
Global Moderator
Hero Member
*****
Scollegato Scollegato

Messaggi: 7.763


Mostra profilo
« inserito:: Gennaio 20, 2016, 04:15:12 pm »

Luttwak: "L'Ue ha fallito, chi resta dentro è destinato alla non crescita"
Il docente del Centre for Strategic & International Studies di Washington fa il punto della situazione sulle crisi economica del Vecchio continente e la situazione geopolitica mondiale che minaccia la ripresa

Di RAFFAELE RICCIARDI e GIULIANO BALESTRERI
17 gennaio 2016

MILANO - Focolai di tensione in tutto l’emisfero, crisi economica ancora irrisolta, tenuta dell’Unione continuamente minacciata da pressioni esterne e interne. La rubrica dei tasti dolenti globali è quanto mai densa, ma a sentire il professor Edward Luttwak, coi suoi concetti estremi nati per far discutere, nella maggior parte dei casi si tratta di "fenomeni prevedibili, che sapevamo si sarebbero verificati, con il solo dubbio di quando sarebbe successo". Il docente del Centre for Strategic & International Studies in Washington racconta il suo punto di vista in questo colloquio raccolto in occasione della Conferenza annuale sugli investimenti 2016 di Etf Securities, a Milano.

Partiamo dalla nuova ondata di incertezza sui mercati, di cui è in gran parte responsabile il rallentamento cinese.
In Cina ha "accelerato la decelerazione", che si spiega soprattutto con le campagne anti-corruzione. Hanno fermato la crescita perché la politica locale ha smesso di convertire pezzi di terra, in un processo di industrializzazione che era lubrificato dai soldi degli imprenditori ai burocrati. Ora, bisogna vedere se i cinesi riusciranno a diventare ricchi - come gli europei o i giapponesi -, prima di invecchiare. Diversamente non saranno mai, compiutamente, un’economia di consumo.

L'Europa rischia di pagarne la conseguenze?
Gli europei si stanno accorgendo che i maggiori successi si hanno in Svizzera, che è fuori dall’Ue, in Inghilterra, che è per tre quarti fuori, o in Svezia. Più stai fuori, meglio stai. Il mercato comune è stato un successo, ma la struttura governativa e burocratica che gli è stata messa sopra non funziona. Sta fallendo, chi ci rimane dentro è destinato alla non crescita.

Anche l’Italia?
Da quando l’Italia è in Europa ha registrato crescita zero. Cosa dire di più? L’euro toglie competitività e da Bruxelles arrivano nuovi lacci e lacciuoli, in aggiunta a quelli interni. Anche i grandi sforzi di Renzi hanno in realtà risultati modesti. L’esperimento è fallito.

Di certo non aiuta il Medio Oriente tornato ad essere una pentola in ebollizione. Il ruolo dell’Occidente è confuso.
Oggi ci sono contraddizioni oltre il livello ‘normale’, per quelle terre. Dalla stessa base aerea gli americani bombardano per appoggiare i turchi e i turchi bombardano i curdi. Ci sarà bisogno di uno o due secoli per una stabilizzazione. C’è frenesia, ma si può già intuire la mappa del futuro.

Pensa già a una nuova cartina?
La Turchia perderà un quarto del suo territorio per uno Stato curdo. Non puoi usare l’aviazione per bombardare un popolo e chiedergli che resti tuo cittadino. Non ci sarà probabilmente uno Stato siriano o iracheno riconoscibile, ma uno alawita con qualche minoranza inclusa, come i cristiani. Parimenti, ci sarà uno Stato sunnita di Siria e nord Iraq. La Primavera araba è stata ingenua e sincera, ma l’area del Mediterraneo sarà stabile solo con forme diverse di dittature semi-tecnocratiche.

La tensione tra Arabia Saudita e Iran è salita di livello. Questa lotta per l’egemonia nella regione è la minaccia maggiore?
Credo che l’Iran sarà il primo Stato veramente post-islamico. E’ solo questione di tempo: il trend è iniziato nei quartieri più ricchi di Teheran, scenderà verso la parte bassa della capitale. I veri ricchi saranno post-islamici e anti-clericali e presto lo diverranno anche gli altri.

Non crede che il conflitto con Riad riaccenda pulsioni identitarie in chiave religiosa?
No. Il post-islam iraniano non dipende dalla politica estera. Ogni iraniano sa bene che la sua povertà corrisponde alla ricchezza della schiera clericale degli ayatollah. I persiani disprezzano l’Islam saudita ancor di più, proprio perché stanno diventando post-islamici.

La Turchia martoriata da attentati e lotte interne, è sempre più lontana dall’Europa. Una carta giocata male da Bruxelles?
L’Europa è stata ignorante e ideologica: ha legittimato l’Islam e creduto che Erdogan fosse un interlocutore ‘occidentale’, ma era chiaramente assurdo. Ora come ora la Turchia non potrà mai essere europea, a meno che l’Europa non voglia tagliarsi la gola. Chi non capisce questo non ha idea di cosa sia la Turchia oggi.

Che ruolo per l’Isis, nella sua mappa?
E’ un fenomeno che per l’Islam esiste da sempre: attaccare i non-musulmani. Al Qaeda lo è stato, i talebani pure. In forme diverse, o in zone periferiche, esiste da secoli. L’Isis può crescere, può viaggiare, scomparire e riapparire. E’ un fenomeno antico che continua a ricorrere, espressione dell’Islam portato alla sua logica finale.
 
© Riproduzione riservata
17 gennaio 2016

Da repubblica.it
Registrato
Pagine: [1]
  Stampa  
 
Vai a:  

Powered by MySQL Powered by PHP Powered by SMF 1.1.21 | SMF © 2015, Simple Machines XHTML 1.0 valido! CSS valido!