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Autore Discussione: Quanto pesano gli choc esterni sulle prospettive del 2016?  (Letto 2225 volte)
Arlecchino
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« inserito:: Gennaio 09, 2016, 05:42:04 pm »

L’ anno si è aperto con la scossa al mercato cinese, l’escalation delle tensioni tra Arabia Saudita e Iran e nuovi rischi geopolitici in Asia.
Nello stesso tempo i numeri europei - inclusi e direi soprattutto quelli italiani - continuano a dare segni positivi e confermano la ripresa.
Quanto pesano gli choc esterni sulle prospettive del 2016?

 Cominciamo dalla Cina. La volatilità di questi giorni è dovuta alla incertezza sul livello a cui si attesterà il tasso di cambio. È da tempo che il mercato spinge la svalutazione dello yuan. Le ragioni sono molteplici: oltre al rallentamento tendenziale ed inevitabile dell’economia cinese, c’è anche l’aumento dei tassi d’interesse negli Stati Uniti con le aspettative di una stretta ulteriore della politica monetaria di quel Paese. Dal mese di agosto i flussi di capitale in uscita dalla Cina hanno determinato una svalutazione sul mercato internazionale (offshore, quello non regolato), di quasi l’8 per cento. Il mercato interno (onshore, regolato dalle autorità) ha solo seguito questa dinamica. Tuttavia la svalutazione di questi giorni ha creato panico. In realtà, l’aggiustamento era inevitabile. L’estrema reazione dei mercati non si spiega con la prospettiva del collasso dell’economia cinese - collasso che a mio avviso non ci sarà - ma con il fatto che i grandi volumi di transazioni finanziarie globali inducono a un’elevata volatilità dei prezzi dei tassi di cambio e dei prezzi degli attivi finanziari. Pensate a cosa avvenne un anno fa quando la Banca centrale svizzera ha interrotto la parità fissa del franco con l’euro.
 
 La Svizzera è una piccola economia, ma quella mossa sarebbe un enorme impatto sui mercati mondiali. Tutto ciò deve farci riflettere sull’architettura del sistema finanziario internazionale e su come si potrà mettere al sicuro la sua stabilità. Non deve invece farci temere, almeno per il momento, per la nostra ripresa. Dietro questa instabilità non c’è il collasso dell’economia cinese, ma la ipersensibilità dei mercati ad aggiustamenti necessari e anche auspicabili. Diverso è il caso dell’instabilità geopolitica. Gli eventi recenti in Arabia Saudita hanno per ora avuto effetti limitati sui mercati internazionali: il prezzo del petrolio è salito per poi tornare a scendere e tensioni si sono verificate sui mercati dei cambi poiché, data la pressione politica ed economica a cui è sottoposto il Paese, è probabile che l’Arabia non sarà più in grado di mantenere la parità della sua moneta con il dollaro. Ma questi sono solo piccoli sintomi. Il vero pericolo è che le tensioni della regione sfocino in una vera e propria guerra in grado di coinvolgere Europa e Stati Uniti. Nello scenario più probabile, tuttavia, la ripresa in Europa si dimostrerà solida e il 2016 confermerà e probabilmente rafforzerà la crescita del 2015. I dati degli ultimi mesi sono infatti incoraggianti. Ma ad accompagnare questo scenario positivo deve esserci una analisi dei rischi. Di eventi, cioè, possibili anche se poco probabili. Io penso che nel 2016 i rischi saranno politici più che economici. In questi anni i mercati hanno ignorato quelli politici poiché le tensioni esistenti sono state considerate conflitti locali, circoscritte in aeree geografiche ben definite. Tuttavia gli eventi recenti, non solo le tensioni tra Arabia Saudita e Iran ma anche quelle che coinvolgono Russia e Corea del Nord, gli attacchi terroristici, i contrasti tra Paesi europei sui migranti, sono legati tra loro e quindi non potranno più essere ignorati dai mercati. Per questo sarà la capacità di affrontarli della leadership politica mondiale a determinare la solidità delle nostre prospettive di crescita.

8 gennaio 2016 (modifica il 8 gennaio 2016 | 07:34)
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Da - http://www.corriere.it/editoriali/16_gennaio_08/zavorra-mercati-non-cina-ca3f416c-b5ce-11e5-89eb-0068f7a213a8.shtml
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