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Autore Discussione: ISemplici-Cittadini ...  (Letto 14859 volte)
Arlecchino
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« Risposta #15 inserito:: Gennaio 12, 2017, 12:19:09 pm »

La storia
Eros e la moglie in coma da 5 anni «Adesso, vi prego, fateci morire»
La lettera di un 92enne di Milano inviata al ‘Corriere’: «Mia moglie trattata come una valigia, non voglio che capiti ad altri»

Di Giangiacomo Schiavi

Ogni giorno quando si presenta nella sua camera e la accarezza, rimbocca le lenzuola e aspetta un impossibile sguardo, Eros Mischi, 92 anni, si chiede se ne valeva la pena, se questo calvario si poteva evitare, se non c’era un’altra forma di assistenza, accudimento, pietas per rendere meno feroce un addio. Da cinque anni la sua vita non è vita, è rabbia, disperazione, una battaglia persa nel reparto moribondi della residenza sociale assistita Golgi Redaelli, a cercare di ritrovare la donna che era e continua a essere sua moglie diventata un corpo muto, assente, una statua che respira da alimentare, ripulire, alzare, allettare, issare e rivoltare.

L’ammirazione dei figli
L’ora è sempre quella, pomeriggio presto, quando l’assistenza è rarefatta e si prepara il buio. Si porta dietro gesti, sguardi, movimenti, l’odore di mensa e di corsia, la fatica di un vuoto da riempire, ma accetta tutto per tutelare quel che resta di una vita insieme, di un amore che non ha età. I tre figli lo ammirano perché si fa carico di questo per non sconvolgere anche le loro vite, provvede ai costi della degenza che gli porta via l’intera pensione, ottanta euro al giorno, duemilaquattrocento al mese, centoquarantamila in cinque anni. Per fortuna in pensione c’è andato con il massimo, dopo quarant’anni di lavoro, prima alla Pirelli poi al Credito italiano, ispettore e quadro dirigente. Ma è dura convivere con la vita svalutata che ha davanti, accettare un sistema che fa dell’accudimento una catena di montaggio: c’è la fredda e burocratica quotidianità, c’è la rarefazione dell’assistenza, la sensazione di essere sempre più solo nel dolore e nella speranza perduta. Così nei giorni intorno a Natale, quando si sente di più il peso dell’assenza, Eros Mischi ha preso carta e penna e scritto al Corriere. Una lettera, in una bella e antica calligrafia, affidata alle Poste, senza passare dalla Rete e dai social. Poche righe che riassumono il messaggio di un uomo che si domanda cosa si può fare per rendere più dignitoso il prolungamento sine die di un’agonia e si concludono così: «Ben venga l’eutanasia, che ponga fine per entrambi alle nostre tribolazioni. Per favore, fateci morire!».

Viene in mente Eluana
Non c’è una risposta ai mille dubbi che solleva una lettera del genere, ma con la ricostruzione della sua odissea Eros Mischi vuole gettare un sasso nello stagno della rassegnazione, fare in modo che per altri non si ripeta quel che è accaduto a lui. C’è un filo che lega la sua storia ad altre storie, viene in mente Eluana, il tormento del coma apparentemente senza ritorno, la scelta del padre che ha deciso per lei «Ne parlavamo con mia moglie», ricorda Mischi, «mi diceva non vorrei finire così», ma quando capita non c’è preavviso, nessuno immagina di dover gestire una simile emergenza. Sua moglie, cinque anni fa era già malata. Diagnosi di Alzheimer. Poi l’ictus. Ricoverata all’ospedale San Carlo, trasferita al Golgi Redaelli per la riabilitazione. Qui le cose si complicano. Scrive nella lettera: «Per mancanza di esami o per disattenzione non è stato diagnosticato il suo stato di diabetica. Ho notato buste di glucosio in vena. È disidratata, mi dicevano». Poi drastica comunicazione: «Ha cinque giorni di vita. Qui non può morire, verrà trasferita altrove, poi potrà portarla a casa. Ma il responsabile del nuovo reparto in cui viene trasferita riscontra subito il diabete e, purtroppo, la salva…». Questo «purtroppo» gli pesa, è un altro dolore, ma vedere sua moglie «trattata come una valigia da aeroporto» fa male di più. Dal 2012 è in coma: non vede, non parla, completamente paralizzata, alimentata con un tubicino, perennemente sotto ossigeno, dolorante, catetere, pannolone e, da mesi, morfina ogni otto ore. L’assistenza è affidata a una cooperativa. «Come per le pulizie», scrive Mischi. Manda lettere, si indigna, denuncia carenze nell’assistenza anche alla ministra Lorenzin. «Vorrei almeno un po’ di umanità». Nessuna risposta.

Il pensiero del suicidio
Ognuno può trarre le conclusioni più opportune: se questa è ancora vita, se bisognava fermarsi prima, se bisogna sempre tentare, se non si deve pensare seriamente al testamento biologico, se l’accudimento delle persone in coma vegetativo in alcune strutture è umano oppure no. Scrivendo questa lettera, Eros Mischi dice di aver forzato se stesso e il suo pudore. «Ho pensato spesso al suicidio e anche all’omicidio». Ha resistito per la ragione, per la speranza, e per qualcosa di più: si chiama dignità.

9 gennaio 2017 (modifica il 10 gennaio 2017 | 07:57)
© RIPRODUZIONE RISERVATA

Da - http://www.corriere.it/cronache/17_gennaio_10/eros-moglie-coma-5-anni-43367178-d6ab-11e6-b48b-df5f96e3114a.shtml
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« Risposta #16 inserito:: Gennaio 29, 2017, 08:40:16 pm »

Permettetemi una osservazione critica ma non cattiva, il pezzo sul SOSIA a me pare abbassi l'immagine che La Stampa deve invece accrescere per il valore che ha e che gli necessita ancora più in futuro.

Nel panorama dei Media (oggi tristissimo e "taroccato") La Stampa deve essere un faro di buona qualità.

Il Sosia è un pezzo nazional-popolare, degno di un quotidiano di provincia. Alzatevi!

ciaooo
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« Risposta #17 inserito:: Gennaio 29, 2017, 09:00:30 pm »

Da FB del 29 gennaio 2017

Io a D. D'Angelo Il digiuno giova all'Arte, se dura il tempo dell'ispirazione (Immaginare). E' dannoso e ingiusto quando va oltre e condiziona il Conoscere e peggio ancora il Realizzare. Ciaooo

…………….

Gianni Gavioli Il fenomeno immigrazione sta violentando i valori dei nativi Italiani. L'accoglienza gestita in modo disordinato, gestita dalla corruzione o dalla malavita oppure scaricata in malo modo sulla gente non è accoglienza possibile da sopportare, è il caos. Caos che favorisce il razzismo della destra.

Da FB del 29 gennaio 2017
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« Risposta #18 inserito:: Gennaio 29, 2017, 09:06:20 pm »

Se esistono le Primarie (da rivedere e correggere) perchè non creare le "secondarie", di Movimento o di Partito, a metà legislatura che "giudichino" il lavoro degli eletti, cassando eventuali "porcherie" di percorso.

Anche per i politici gli esami non devono finire MAI. ciaooo
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« Risposta #19 inserito:: Gennaio 29, 2017, 09:08:13 pm »

Da me a Cesare P.

Io non mi sogno di parlare di raccatto dei voti ... anzi se parlo di sovranità popolare intendo l'elettore come "sovrano" della decisione presa con il suo voto, a tal punto che possa giudicare e gestire l'esito del suo voto. Non essendo favorevole alla "gente in piazza" per fare pressione, ma neppure alla beffa del voto telematico regalato in mano ai furbetti stellati o meno. Io immagino (ma è tutto da studiare) a modifiche nella partecipazione democratica e attiva dell'elettore attraverso strutture giudicanti all'interno del Movimento (o del partito) che periodicamente "soppesino" il valore del Progetto votato nelle politiche. Come la circolazione sanguigna è essenziale alla vita, allo stesso modo la partecipazione dei Cittadini non deve limitarsi al solo voto e "stiamo a vedere". Ovvio che tale "circolazione del consenso" all'interno del Movimento o Partito deve essere regolato non soltanto dallo Statuto ma definito da una cornice legale garantita dallo Stato. Ciaooo

DA FB
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« Risposta #20 inserito:: Febbraio 14, 2017, 05:30:31 pm »

ISemplici Cittadini

Pubblicato da La Stampa · 5 minuti fa ·

Con qualunque legge elettorale in vigore, dopo le elezioni per governare sarà necessario fare coalizioni.
Se saranno intorno ad un Programma preciso e serio sarà un bene, se si faranno tanto per fare, si tornerà al "solito casino”.
Ho sempre pensato che la sinistraSinistra che ambisce al potere nel PD e non ci riesce, farebbe bene (a tutti) se uscisse e formasse un partito di sinistra radicale.
Avrebbe un 10% dei voti e sarebbe (se non altro) un oppositore onesto e visibile, oppure, meglio, un alleato in un Progetto di coalizione in cui potrà mettere del suo.

Da FB del 14/02/2017
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« Risposta #21 inserito:: Febbraio 28, 2017, 11:10:08 pm »

arlecchinoulivista
Il tuo commento è in attesa di essere approvato
Solidarietà di partito nel PD non è possibile. I Neo comunisti (ex PCI) hanno sempre remato contro (dall'Ulivo a Renzi). In misura diversa anche gli ex-Margherita hanno lavorato male.
In prospettiva l'alternativa alla "disfatta" di oggi è la creazione del POLO DEMOCRATICO formato da partiti diversi, dell'area di Centro e di Sinistra, che si uniscono per la formazione di un governo e di un Progetto Paese, restando ognuno indipendente per la politica in generale.
POLO DEMOCRATICO per governare il paese e per realizzare un Progetto-Paese. Ognuno poi le beghe ataviche se le "gratterà" come Partito, al suo interno, ma restando fedele all'impegno preso per il POLO. ciaooo

…..
arlecchinoulivista
Il tuo commento è in attesa di essere approvato
La Fine Vita è un modo DIGNITOSO di Vivere il Libero Arbitrio, da parte di ogni Cittadino.
Il resto è ipocrisia. ciaooo
….
arlecchinoulivista
Il tuo commento è in attesa di essere approvato
Ok definirsi Signora Ministro. ciaooo
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« Risposta #22 inserito:: Marzo 16, 2017, 05:45:50 pm »

Sabato 11 marzo 2017

    “La vita è come un gioco a carte: la mano che ti viene servita rappresenta il determinismo; il modo in cui giochi è il libero arbitrio.”

SRI JAWAHARLAL NEHRU


Da frasicelebri.it
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« Risposta #23 inserito:: Marzo 25, 2017, 01:39:38 pm »

Un governo senza un Progetto-Paese condiviso da chi lo sostiene "NON ha i piedi per terra".

Il POLO DEMOCRATICO a questo servirà: immaginare un Progetto Paese Condiviso e formare un Governo che entro la legislatura (prossimi 5 anni) lo realizzi. Gg

Da FB del 25/03/2017 Governo Gentiloni fermo sulle emergenze non chiarite
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« Risposta #24 inserito:: Maggio 01, 2017, 05:34:57 pm »

Lunedì 01 maggio 2017

 Frasi di San Francesco d'Assisi   

“Un uomo che lavora con le sue mani è un operaio;
un uomo che lavora con le sue mani e il suo cervello è un artigiano;
ma un uomo che lavora con le sue mani, il suo cervello e il suo cuore è un artista.”


SAN FRANCESCO D'ASSISI

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« Risposta #25 inserito:: Marzo 06, 2018, 02:27:18 pm »

Una partita (elezioni) fra stressati (incazzati) ci mostra risultati strampalati.

Ma sarebbe un grave errore non evolversi da essi.

L'Economia e l'Europa sono le "livelle" che li pialleranno per far nascere senza "errori" la Terza Repubblica.

In caso contrario avremo la "balcanizzazione" del pollaio Italia.   

ciaooo
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« Risposta #26 inserito:: Marzo 17, 2018, 12:55:16 am »


“La sinistra riparta dai suoi temi e abbandoni le primarie”

Lo scrittore Francesco Piccolo: «Non si possono trattare gli elettori come cretini»

Pubblicato il 15/03/2018 - Ultima modifica il 15/03/2018 alle ore 10:27

Massimo Vincenzi

Nel 2013 Francesco Piccolo ha scritto il romanzo premio Strega “Il desiderio di essere come tutti”, a cavallo tra l’autobiografia e la politica, che in lui spesso coincidono. Il riferimento è al titolo apparso sull’Unità nel giorno dei funerali di Berlinguer. E dentro «quel tutti non erano compresi solo i militanti del Pci, ma tutti gli italiani, tutti gli uomini che al tempo si riconoscevano, al di là delle differenze ideologiche, in una certa idea di Paese», spiega. Ora lo stesso Paese, dopo il voto del 4 marzo, è un mosaico frantumato in mille pezzi, con la Sinistra ridotta ai minimi storici, e con rabbia e paura come parole d’ordine della nostra quotidianità. Da qui parte lo scrittore per cercare di interpretare il terremoto delle elezioni.

Cosa è successo al Pd e in più generale alla Sinistra? 
«Intanto durante i governi Berlusconi ci siamo estraniati dal Paese, non l’abbiamo voluto riconoscere più, e questo è stato il primo degli errori. Poi il Partito democratico è andato a Palazzo Chigi, sempre con numeri stentati, ma ci è andato. Andare al potere rende sospettosi gli elettori di sinistra, si sentono a disagio, cercano subito i motivi di dissenso. Il guaio è che in Italia non c’è una cultura riformista, ma prevale l’elitarismo e un’anima apocalittica. Tutte queste cose insieme ci hanno resi reazionari e senza voglia di responsabilità. Per fare politica serve una speranza di migliorare, se si parte dall’idea che il mondo è orribile, non c’è motivo per impegnarsi». 

Ho letto che lei cita tra le calamità anche l’introduzione delle primarie. È così? 
«Penso che siano le maggiori colpevoli dell’autodistruzione. Tutto parte da lì. Le primarie hanno fatto nascere dispute feroci, i dirigenti si sono impegnati di più nel distruggere l’amico che nel combattere i nemici esterni, seguendo l’esempio di un campione della specialità come D’Alema che ha concentrato nella lotta intestina una intera vita politica. Dentro il partito sono nati muri, steccati. Chi ha vinto, ogni volta, ha occupato il partito con le proprie idee, usando la mannaia contro gli altri, portando così gli sconfitti a odiare chi aveva prevalso. Sono stati fatti Congressi di mezz’ora, in questo modo è impossibile sintetizzare il pensiero di tutti: come invece dovrebbe permettere un buon segretario che ha il compito principale di avere una linea, ma di non perdere pezzi per strada. È inutile girarci intorno, o noi le primarie non le sappiamo fare, oppure sono il vero male della Sinistra».

Queste lotte poi si sono riflesse sugli elettori. Con quali effetti? 
«La base si è sentita lontana da tutto questo, abbandonata. E anche le altre persone non hanno più trovato nella Sinistra le risposte ai loro problemi. Invece un partito riformista serio si deve caricare sulle spalle anche le cose che non gli piacciono, i difetti che non capisce e provare a dare risposte di Sinistra». 


In mezzo poi ci sono gli intellettuali che rispetto al passato sono stati abbastanza defilati. Non trova? 
«Ci sono ragioni quasi antropologiche alla base di questo silenzio. L’intellettuale di sinistra si sente in imbarazzo più di tutti, quando la Sinistra è al Governo. Nonostante siano state fatte leggi civili storiche, ci si sente come imbavagliati. Ora, anche se può sembrare una battuta, siamo finalmente nel posto giusto: possiamo tornare a criticare, a dire quello che non ci piace, mentre eravamo a disagio a stare in difesa. Il referendum ne è un esempio lampante».

In che senso? 
«Io l’ho votato anche se magari non era perfetto, ma gli intellettuali di sinistra, certi padri della patria hanno reagito in maniera scomposta andando persino contro quelle che erano le loro convinzioni sino al giorno prima. Per anni ho sentito urlare contro il bicameralismo (vecchia battaglia del Pci), poi all’improvviso è diventato il valore imprescindibile della democrazia. Questo dimostra che alle élite piace parlare di rivoluzione, ma non vogliono farla perché dopo non saprebbero più vivere senza invocarla».

In quest’ottica c’è stato anche un atteggiamento elitario nei confronti degli elettori di 5Stelle e Lega? 
«Non si può dire agli elettori che sono cretini, atteggiamento che da Sinistra abbiamo dal 1994. O la pensate come noi che siamo nel GIUSTO, scritto tutto maiuscolo, o siete degli ignoranti. Il compito della politica è spiegare con pazienza quello che accade e i rimedi che si possono adottare. Prendiamo l’immigrazione: avere paura è un diritto, e anche se non fosse un diritto, è un fatto. Allora bisogna mettere regole, norme, produrre idee chiare e moderne, prima che vincano quelle sbagliate e cattive. Non basta dire: accogliere è giusto e questo può bastare. E lo stesso vale per l’enorme problema del lavoro, per i giovani che si sentono esclusi. La Sinistra si è limitata a dire siamo nel giusto e se non ci votate peggio per voi. Poi si sono fatte scissioni per dire cose ancora più giuste ed essere sicuri di perdere per non metterle in atto». 

Lei è stato un sostenitore di Renzi, come ha potuto l’ex premier dilapidare un consenso così grande in così poco tempo? 
«Ha sbagliato a insistere sul referendum anche quando era ormai chiaro che aveva contro tutto l’arco parlamentare e buona parte del suo partito. Ha sbagliato subito dopo a concentrarsi sulla battaglia nel Pd, andando avanti a testa bassa, con la scusa di aver rivinto le maledette primarie. Avrebbe dovuto accogliere tutti, facendo una politica condivisa. C’è da dire anche che da un certo punto in poi l’unico interesse nel suo partito era quello di farlo fuori. E ci sono riusciti».

Da dove si può ripartire oggi? 
«Si deve ricostruire il partito a partire dai temi storici della Sinistra. Devono rientrare quelli di LeU, e il Pd deve accogliere tutte le idee, farne una sintesi riformista e progressista con un segretario che sia garante di tutti. Quindi un segretario eletto in un congresso vero, di idee, e che rappresenti tutti».

E forse recuperare anche quel po’ di autoironia che lei racconta bene nel suo libro e che è andata perduta. Non trova? 
«Quando si combatte tra fratelli, il sorriso diventa ghigno, anche la satira diventa di parte per sbeffeggiare il tuo nemico interno. Ma ora sono convinto andrà meglio».

Come? 
«Dal 5 marzo siamo tutti più sereni, la sconfitta è nel nostro Dna e finalmente ci sentiamo a nostro agio e torneremo a sorridere».

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Da - http://www.lastampa.it/2018/03/15/italia/politica/la-sinistra-riparta-dai-suoi-temi-e-abbandoni-le-primarie-zDBLqDZ1X6TrmFTJAEOrfK/pagina.html
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