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Autore Discussione: MARCELLO ESPOSITO. La lente della Commissione Ue sulla Stabilità.  (Letto 1678 volte)
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« inserito:: Novembre 15, 2015, 08:56:20 pm »

La lente della Commissione Ue sulla Stabilità. Ecco perché è presto festeggiare
Bruxelles ha confermato in linea di massima le previsioni di crescita del governo, ma è su altri parametri che c'è da preoccuparsi: il percorso di rientro su deficit e debito è ben distante dagli impegni presi con il Piano di Stabilità.
Possibile la richiesta di una correzione da 0,1-0,2 punti di Pil, con l'Italia rimandata al marzo prossimo per un'altra verifica. Difficile, poi, strappare le stesse concessioni per il 2017 e il 2018

Di MARCELLO ESPOSITO
12 novembre 2015

MILANO - Il ciclo di monitoraggio delle finanze pubbliche dell'area dell'euro sta entrando nella sua fase più delicata e mediatica al tempo stesso. E' un processo estremamente complesso, che coinvolge 17 paesi dell'area euro (Grecia e Cipro seguono un'altra procedura essendo ancora in un piano di assistenza finanziaria) e che culminerà, a fine novembre, con una "pagella" sui conti pubblici di ciascun paese. La Spagna, a causa delle imminenti elezioni, ha anticipato di un mese il processo e ha già ricevuto il giudizio. E non è stato lusinghiero per Mariano Rajoy.

Stupisce, quindi, che la stampa italiana e il Governo abbiano già data per scontata una promozione a pieni voti del budget italiano. Il fatto che la Commissione abbia concordato con la stima del Pil effettuata dal Governo non vuol certo dire che all'Italia non verrà richiesto un intervento correttivo. Forse a causa della opacità e della confusione della documentazione prodotta, si omette di evidenziare che, nello stesso documento, la Commissioni conferma, in peggio, lo sforamento degli obiettivi di deficit e debito concordati nell'ambito del Patto di Stabilità e Crescita. Certamente, lo scenario peggiore sarebbe quello di una bocciatura in primo appello, con l'apertura di una procedura di disavanzo eccessivo a causa della dinamica del debito pubblico. Ma un giudizio di non-conformità, come quello che abbiamo ottenuto lo scorso anno, non è proprio una cosa di cui andare così fieri.

Ma facciamo un passo indietro per inquadrare meglio tutto il processo decisionale europeo in materia di finanza pubblica. I paesi che appartengono all'area dell'euro sottopongono entro metà ottobre i loro Documenti programmatici di bilancio (Dpb) all'esame della Commissione Europea che ne deve valutare la conformità rispetto agli obiettivi di medio termine necessari per la sostenibilità dei conti pubblici. In estrema sintesi, questi obiettivi si concretizzano, per i paesi che non siano già pienamente conformi, in un sentiero temporale di deficit e debito pubblici che viene esplicitato nel Piano di Stabilità di ogni paese e che le politiche fiscali contenute nei Dbp dovrebbero conseguire. La Commissione in una prima fase, che si è conclusa il 5 novembre, analizza i Dpb e per ogni paese formula le proprie previsioni su una serie di variabili macroeconomiche, tra cui la crescita economica e l'inflazione, ovviamente, i rapporti deficit/Pil e debito/Pil.

DATI: Crescita, le stime
DATI: Inflazione, le stime

Sulla base di tali previsioni, la Commissione effettua la valutazione complessiva ed entro la fine di novembre emette il giudizio di conformità ("Opinion"), tenendo conto da un lato degli squilibri di partenza del paese e dall'altro del contesto macroeconomico, di situazioni eccezionali (ad esempio, la crisi dei migranti) e del costo delle eventuali riforme strutturali.

Se gli squilibri di partenza sono molto elevati, il paese è inserito in quello che si chiama il "braccio correttivo" ed è sottoposto ad un controllo più stringente sul rispetto quantitativo e qualitativo degli interventi correttivi concordati. Nel braccio correttivo ci sono tutti i paesi nei confronti dei quali è stata aperta una procedura per i disavanzi eccessivi. La procedura scatta quando un paese ha un deficit superiore al 3% del Pil e/o il suo debito non converge in maniera sufficientemente rapida verso il livello del 60%. Fino a quest'anno, la procedura è scattata solo con lo sforamento del limite del 3% da parte del deficit/Pil. Il debito eccessivo per ora è solo una possibilità teorica per l'apertura della procedura. L'Italia, che presenta un debito in crescita da otto anni ma non è nel braccio correttivo, ne è la più lampante dimostrazione.

Se gli squilibri di partenza sono meno accentuati, il paese entra nel "braccio preventivo", dove sono concessi margini di libertà maggiori. L'Italia fa parte del "braccio preventivo", anche se il suo elevato e crescente debito pubblico la pone a rischio di procedura per disavanzi eccessivi. I paesi che invece rispettano tutte le norme economiche Ue, come ad esempio il Lussemburgo, vengono considerati in equilibrio e possono quindi adottare le politiche fiscali preferite, purché si tengano entro i limiti del Trattato di Maastricht (deficit <3% e debito <60%).
Paese    Tipologia di monitoraggio
Austria    Braccio Preventivo
Belgio       Braccio Preventivo
Cipro       Programma di Assistenza
Estonia    Braccio Preventivo
Finlandia    Braccio Preventivo
Francia    Braccio Correttivo
Germania    raggiunti gli obiettivi di medio termine
Grecia       Programma di Assistenza
Irlanda    Braccio Correttivo
Italia       Braccio Preventivo
Lettonia    Braccio Preventivo
Lituania    Braccio Preventivo
Lussemburgo    raggiunti gli obiettivi di medio termine
Malta       Braccio Preventivo
Olanda    raggiunti gli obiettivi di medio termine
Portogallo    Braccio Correttivo
Slovacchia    Braccio Preventivo
Slovenia    Braccio Correttivo
Spagna    Braccio Correttivo

Veniamo quindi alle previsioni della Commissione Europea. Le stime per il 2015 mostrano sul fronte del deficit pubblico un generalizzato miglioramento rispetto alle stime della scorsa primavera.

DATI: Deficit/Pil, il quadro nell'Eurozona

Un'eccezione di rilievo è costituita dalla Spagna dove la Commissione stima un deficit al 4,7% del PIL, con un peggioramento dello 0,2% rispetto alla stima della scorsa primavera. La stima della Commissione tra l'altro differisce in maniera considerevole da quella del governo spagnolo, che invece vede per il 2015 un deficit al 4,2%, perfettamente in linea con l'obiettivo del Programma di Stabilità. La divergenza tra la stima della Commissione e l'obiettivo di deficit che la Spagna dovrebbe conseguire è grave anche in virtù del fatto che la Spagna è ancora nel "braccio correttivo". E il problema è che la divergenza si amplifica ulteriormente nel 2016 e nel 2017, anche se nel Dbp della Spagna si afferma invece il raggiungimento dell'obiettivo in entrambi gli anni.

Quali le conseguenze per la Spagna? La Spagna ha già ricevuto l'Opinione della Commissione ed è stata "rimandata" a marzo, con molti compiti da fare a casa. Se non dovesse effettuare interventi correttivi, esiste la possibilità che la Spagna venga sanzionata con una multa pecuniaria. Ma non ci aspettiamo un tale esito, visto il precedente della Francia, che lo scorso anno ha deliberatamente violato gli impegni e alla fine si è vista assegnare una rimodulazione degli obiettivi senza subire sanzioni.

L'Italia è perfettamente in linea con l'obiettivo di deficit per il 2015, ma sul 2016 la Commissione stima una divergenza dello 0,4% rispetto al Patto di Stabilità, già corretto al rialzo per tener conto del costo delle riforme strutturali. La divergenza si allarga allo 0,8% per il 2017. In sé queste divergenze non sarebbero preoccupanti, perché l'Italia rimane comunque sotto il 3%. Ma il problema è che l'Italia è sotto osservazione per l'elevato debito pubblico, che già nel 2015 avrebbe dovuto iniziare la discesa. E invece aumenta rispetto all'anno precedente, come sta facendo da otto anni a questa parte. Inoltre, nel 2016 e nel 2017 il debito diminuisce, ma meno di quanto concordato nel Patto di stabilità.

DATI: Debito/Pil, il quadro nell'Eurozona
Ne deriva il rischio che a fine novembre la Commissione ribadisca l'Opinione di non conformità, come lo scorso anno, rimandando l'Italia a marzo del 2016. Probabilmente, la correzione richiesta sarà pari allo 0,1%-0,2% del Pil, in virtù della crisi migranti e di altri fattori mitiganti. Visto l'atteggiamento molto flessibile della Commissione Juncker e visto che la procedura di disavanzo eccessivo non è mai scattata per una questione di debito, appare molto bassa la possibilità che, a marzo 2016, l'Italia venga retrocessa al "braccio correttivo", anche se dovesse decidere di non eseguire alcun intervento correttivo rispetto a quanto previsto nel Dpb. Ma non sarebbe prudente escluderla, perché le regole europee prevedono che le "eccezioni" (clausola migranti, recessione, ...) siano temporanee e siano legate al ciclo economico del paese. Se il paese ricomincia a crescere, come dovrebbe essere per l'Italia nel 2016 e nel 2017, non solo le eccezioni non vengono più concesse ma il paese dovrebbe recuperare il tempo perso. In altre parole, la riduzione del debito e del deficit deve essere accelerata. Forse, non sarà il caso del 2016, ma per il 2017 e per il 2018 è difficile immaginare che la Commissione conceda al Governo Renzi lo stesso margine di manovra.

In una posizione analoga a quella italiana si trova il Belgio che, pur godendo di un debito meno elevato di quello italiano, ha comunque deficit e debito più elevati di quanto promesso nel Patto di stabilità. Bisogna ammettere che dal 2008 a oggi

La Francia invece quest'anno dovrebbe passare l'esame della Commissione senza i conflitti dello scorso anno. Ma questo è il risultato delle concessioni che ha ottenuto nella scorsa primavera quando, come detto sopra, ottenne una rimodulazione del sentiero di convergenza delle finanze pubbliche. Da notare che nel 2016, stando alle previsioni della Commissione, solo la Francia, la Spagna e la Grecia avranno un deficit/PIL superiore al 3%. Nel 2017 solo la Francia.

Un'ultima osservazione sull'evoluzione del debito pubblico in Europa. L'Italia è spesso portata ad esempio, a causa delle dimensioni del debito pubblico. Ma il fatto che il debito sia andato continuamente aumentando dopo la crisi finanziaria del 2007-2008 non è una peculiarità italiana. In tutta l'area euro il debito è aumento, passando dal 64,9% del 2007 al 92,1% del 2014. Guardando ai singoli paesi, solo la Germania ha intrapreso un percorso di riduzione. E nel 2015, tra gli undici paesi che hanno un debito superiore al 60% del PIL, cinque paesi hanno deliberato nel loro Dpb un aumento rispetto all'anno precedente, nonostante le condizioni di ripresa economica e una politica monetaria estremamente espansiva.

DATI: Debito, il (mancato) percorso di risanamento

© Riproduzione riservata
12 novembre 2015

DA - http://www.repubblica.it/economia/2015/11/12/news/commissione_ue_giudizio_legge_di_stabilita_-126977624/?ref=HREA-1
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