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Autore Discussione: No alla commissione d'inchiesta sul G8  (Letto 4083 volte)
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« inserito:: Ottobre 31, 2007, 12:17:07 am »

Idv e udeur votano con l'opposizione

No alla commissione d'inchiesta sul G8

La proposta bocciata nella commissione Affari costituzionali della Camera

 
ROMA - Nuova crepa nella maggioranza per la mancata attuazione di uno dei punti del programma elettorale dell'Unione: la creazione di una commissione parlamentare d'inchiesta per accertare le responsabilità istituzionali nei fatti del G8 di Genova. La commissione affari costituzionali della Camera, con un voto di parità, 22 a 22, ha infatti negato al relatore il mandato di riferire favorevolmente in aula sull'istituzione della commissione d'inchiesta. «Con la Cdl - spiega Graziella Mascia (Prc) - hanno votato Idv e Udeur e i socialisti erano assenti. È un fatto di grande gravità che impedisce di attuare il programma proposto agli elettori». Il capogruppo dell'Idv in commissione, Carlo Costantini, ha motivato il voto del suo partito sulla commissione - proposta per fare luce sulla gestione dell'ordine pubblico durante i giorni del G8 del luglio 2001, caratterizzati da violenze che culimarono nella morte del giovani Carlo Giuliani, nelle devastazioni compiute da alcuni gruppi di manifestanti e nelle brutalità da parte di agenti di polizia contro alcuni dimostranti che dormivano in due scuole della città - dicendo di non voler avallare «verità parziali». «Fino all'ultimo, anche in dichiarazione di voto, abbiamo manifestato la nostra disponibilità al dialogo, a condizione che l'attività della commissione d'inchiesta sul G8 fosse estesa anche alle azioni violente dei manifestanti. Questo perché da un'indagine parziale non potrebbero che scaturire verità parziali, come tali del tutto inutili», ha detto in una nota. «Di fronte all'indisponibilità dei colleghi di maggioranza abbiamo confermato la nostra contrarietà al testo ed al mandato del relatore».

CENTRODESTRA - Immediate le reazioni positive da parte del centrodestra. «La bocciatura - dice Maurizio Ronconi (Udc) - apre anche alla Camera una voragine nel centrosinistra. Con il voto contrario dell'Udeur e dell'Idv viene certificata la crisi della maggioranza, contraddicendo un punto importante del programma dell'Ulivo. Una maggioranza che sino ad oggi si puntellava con i voti della Camera frana clamorosamente, aprendo una crisi politica obiettiva e definitiva». Incalza Maurizio Gasparri (An): «È stata cancellata una irresponsabile iniziativa della sinistra per mettere sotto processo in Parlamento le forze dell'ordine. An si è impegnata particolarmente contro questa sciagurata ipotesi che dimostra come la sinistra non abbia a cuore la sicurezza, ma la difesa dei centri sociali e di altri gruppi di violenti. Nonostante i tentativi di fare imbrogli durante le votazioni in commissione, la sinistra è stata sconfitta. I violenti del G8 vanno ricercati tra i gruppi di estremisti, non tra chi indossa la divisa».


30 ottobre 2007

da corriere.it
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« Risposta #1 inserito:: Ottobre 31, 2007, 09:42:05 pm »

Commissione G8, tutti contro Di Pietro e Mastella


Il giorno dopo la bocciatura su una commissione d'inchiesta sui fatti al G8 di Genova del 2001 tutti gli occhi sono puntati su chi ha votato no, insieme alla Cdl di Berlusconi, e contro il programma scritto e firmato da tutti i partiti dell’Unione poco prima delle elezioni. La commissione Affari costituzionali della Camera ha bocciato la proposta con 22 voti contro 22, ma questo risultato è stato il frutto dell’assenza di due socialisti e del voto contrario di Idv e Udeur.

Il ministro delle Infrastrutture, Antonio Di Pietro, ha cercato di difendersi aggiustando il tiro e concedendo ben due interviste. Italia dei Valori, spiega Di Pietro, non è contraria a dar vita a una commissione, ma ad una condizione: «Che si indaghi a 360 gradi, in tutte le direzioni».

«Non è nostra intenzione creare una frattura politicamente insanabile con l'area di sinistra della coalizione di governo – si scusa Federica Rossi Gasparrini, presidente del Consiglio nazionale dei Popolari-Udeur -, ma non possiamo nemmeno rinunciare alla nostra ispirazione moderata, di area cattolica e di centro».

Ma la bocciatura oltre che fratture ha causato lo sdegno in chi cerca la verità per quei fatti. «Provo amarezza», dice Haidi Giuliani, madre di Carlo, il ragazzo ucciso durante gli scontri per il G8. «E poi sono preoccupata per la democrazia - continua -, una democrazia che ha paura dei fatti, di assumersi le responsabilità. Non si può sostenere, come fa Di Pietro, che non si può indagare sulla Polizia perché la delegittimiamo». La senatrice del Prc spiega di aver pensato anche alle dimissioni: «È stata la prima reazione. Mi sono detta: ho fallito il mio mandato, me ne torno a casa. Poi mi hanno spiegato che riporteremo in Aula la richiesta». «La nostra democrazia - conclude - deve avere il coraggio di affrontare una sua brutta pagina».

«Umiliate le vittime e mortificata la Costituzione», dicono invece Enrica Bartesaghi e Lorenzo Guadagnucci del Comitato Verità e Giustizia per Genova. «Dal giugno scorso, quando Gianni De Gennaro fu nominato capo di gabinetto del ministero dell'Interno - dicono i due, l'una presidente del Comitato e madre di una ragazza arrestata alla Diaz, l'altro arrestato lui stesso - non avevamo più illusioni sulla commissione e sulla reale capacità del parlamento e del governo di fare i conti con la rottura della legalità costituzionale avvenuta nel 2001 al G8 di Genova». «Resta la delusione nel constatare sul piano storico - aggiungono - che il parlamento ha rinunciato ad esercitare le proprie prerogative su una vicenda che ha scandalizzato il mondo, e che ai vertici dello Stato, in sette anni, e senza significative divergenze fra centrodestra e centrosinistra, si è scelto di coprire e legittimare gli abusi compiuti dalle forze dell'ordine. Per le vittime è un'ulteriore umiliazione, per la Costituzione un'altra mortificazione».

Da Genova il sindaco Marta Vincenzi lancia un appello. «La città di Genova rivendica una commissione d'inchiesta sui fatti del G8. Chi ha votato contro la sua costituzione, ha voluto sommare ai giochi di potere del G8 i giochi di "palazzo" nella sua versione attuale, quella più deteriore».

«Credo che una politica - ha sottolineato il procuratore generale di Torino Giancarlo Caselli - che anche attraverso le commissioni di inchiesta dimostri di voler fare il suo mestiere fino in fondo è una politica che fa un buon servizio. Poiché naturalmente sia una commissione d'inchiesta preoccupata di accertare la verità a 360 gradi, non come qualche volta avvenuto nella passata legislatura con Commissione Mitrokin, Telecom Serbia, ecc. che forse avevano qualche volta preso una piega un po’ diversa».

Rifondazione Comunista è la più colpita dalla bocciatura. «L'irresponsabilità di Di Pietro e Mastella, che votano costantemente con la destra, non può ricadere sempre su di noi, sulla sinistra», ha detto il segretario di Rifondazione Comunista, Franco Giordano. «Stavolta - ha aggiunto Giordano - sul programma non ci possono essere interpretazioni di sorta: c'è scritto chiaramente che c'è la commissione d'inchiesta sul G8. Non si può permettere a Di Pietro e Mastella di votare ogni volta insieme alle destre, e noi invece avere sempre la responsabilità di quanto accade. Serve fare chiarezza».

E Francesco Caruso, parlamentare indipendente di Rifondazione Comunista, lancia l’appello: «Sabato 17 novembre torniamo in massa a Genova per un corteo di protesta contro il tentativo di criminalizzazione dei movimenti». «Mentre i processi contro i manifestanti vanno avanti - afferma Caruso - , con richieste abnormi di secoli di carcere, squallidi peronaggi come Di Pietro tentano di affossare la commissione d'inchiesta parlamentare. Torniamo in migliaia il 17 novembre per le strade di Genova, quelle stesse strade che abbiamo percorso correndo con i blindati che ci inseguivano per investirci, asfissiati dai gas lacrimogeni CS vietati dalla convenzione di Ginevra sulle armi di guerra, con 22 proiettili sparatici addosso di cui fortuitamente uno soltanto finito dritto in fronte a un manifestante, con le barricate alzate con le lacrime agli occhi per difendere i nostri compagni e i nostri fratelli da quel folle dispositivo di repressione cilena».

«La storia di Genova, la verità su Genova noi la conosciamo già - continua il deputato del Prc - perché la violenza, i pestaggi, le brutalità le abbiamo viste in faccia, quella verità la grideremo per le strade di Genova, con la rabbia e l'indignazione di chi in quei giorni ha perso i denti, spaccati a colpi di manganello, di chi ha perso un figlio, di chi ha perso il sonno. Torniamo a Genova - aggiunge Caruso - per abbattere quel muro delle reticenze, degli insabbiamenti, delle omertà, dei depistaggi, dietro la quale tentano di nascondere le responsabilità politiche e istituzionali della mattanza di Genova. La verità a 360 gradi la pretendiamo noi e non certo Di Pietro», conclude polemicamente il deputato del Prc.

Pubblicato il: 30.10.07
Modificato il: 31.10.07 alle ore 16.25   
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« Risposta #2 inserito:: Ottobre 31, 2007, 09:45:07 pm »

Gianclaudio Bressa: «La brutta sorpresa? Quei socialisti in fuga...»

Massimo Solani


«Stiamo cercando negli archivi se esistono precedenti, ma certo è un problema vero. È possibile che l’aula voti comunque la proposta di legge, ma a questo punto stiamo studiando le strade percorribili». Gianclaudio Bressa è il relatore in commissione affari costituzionali della Camera della proposta di legge per l’istituzione della commissione d’inchiesta sul G8, e di passaggio nel suo ufficio fra una riunione e l’altra non nasconde la propria amarezza.

Onorevole, non se l’aspettava?
«Certo che no. La vera sorpresa è stata la non partecipazione al voto dei deputati socialisti. Udeur e Idv, invece, avevano sempre sostenuto la loro contrarietà visto che a loro dire si sarebbe trattato di una commissione che avrebbe messo sotto accusa l’operato delle forze dell’ordine. Tesi totalmente infondata visto che all’articolo 1 del ddl c’è scritto che il compito era quello di “ricostruire in maniera puntuale la dinamica degli scontri e gli avvenimenti accaduti a Genova”. E ancora, riprendendo il testo della risoluzione del parlamento europeo che accusava il parlamento italiano di essere stato inadempiente con la commissione della precedente legislatura: “accertare se durante i giorni del vertice si sia verificata la sospensione dei diritti fondamentali garantiti, ricostruire la gestione dell’ordine pubblico facendo luce sulla catena di comando e sulle dinamiche che hanno provocato azioni violentemente repressive nei confronti dei manifestanti”».

Gli onorevoli socialisti Dato e Piazza hanno detto di essere pronti a votare a favore della commissione se saranno fatte modifiche al testo...
«Altre? L’onorevole Piazza aveva anche apprezzato i cambiamenti che avevamo fatto sui testi originali da cui erano stati espunti tutti i riferimenti a fatti puntuali, proprio per non sovrapporci alle indagini della magistratura e ai processi in corso».

Cosa è successo ieri mattina in commissione?
«Non riuscivamo a parlare con i deputati socialisti e abbiamo capito cosa stava accadendo. Io so soltanto che Piazza era a Bologna e la Dato era irraggiungibile... »

Si è votato ed è finita in pareggio. Ritiene che ora si apra un problema politico?
«Io so che ancora una volta il parlamento italiano si è rifiutato di svolgere la propria funzione di indagine e conoscenza sui fatti di Genova. È un grave atto di deresponsabilizzazione».

Il ministro Mastella dice di non aver letto nel programma dell’Unione la parte sulla commissione di inchiesta...
«Evidentemente il ministro della Giustizia è stato un disattento lettore del programma di governo».

Secondo Gianfranco Fini la commissione era «una cambiale da pagare agli amici dei black block». Come risponde?
«È solo l’ultima delle molte falsità dette dalla destra su questa vicenda. Io non ho cambiali da pagare a nessuno. Ho fatto parte della precedente commissione di inchiesta e mi sono vergognato dei suoi risultati, volevo soltanto restituire dignità al parlamento italiano andando a fare chiarezza su una delle pagine più oscure della storia della nostra Repubblica. E invece sono stato sconfitto».

Pubblicato il: 31.10.07
Modificato il: 31.10.07 alle ore 15.27   
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« Risposta #3 inserito:: Ottobre 31, 2007, 09:48:40 pm »

Macelleria parlamentare

Furio Colombo


Non ci sarà nel Parlamento italiano una commissione di inchiesta su ciò che è avvenuto nel G8 di Genova ovvero in quei giorni di luglio del 2001 in cui il governo Berlusconi, con la sua supervisione personale dell’allora vicepresidente del Consiglio Gianfranco Fini, ha debuttato nella sua versione liberticida, guidando la polizia italiana a comportamenti che un dirigente di quella polizia ha così descritto ai giudici: «Ho visto scene di macelleria messicana. Non ho osato parlare prima per un senso di appartenenza. Ma ora sento il dovere di dire che ho provato orrore per quello che ho visto fare».

La dichiarazione, raccolta e resa pubblica dai giudici di Genova, in uno dei processi in corso, ci dice che la polizia italiana non si è mai arruolata sotto le bandiere «messicane» (sarebbe più esatto dire «cilene») di Berlusconi, ed è rimasta fedele alla Costituzione. Soltanto alcuni gruppi e dirigenti, non sappiamo se arruolati o volontari, si sono prestati allo sfregio alla democrazia italiana con comportamenti da squadre d’azione (le unità con cui ha debuttato il regime di Mussolini) e con orridi e ripugnanti rituali di tipo esplicitamente fascista, diffamando l’immagine dell’Italia di fronte a tanti ragazzi e ragazze non italiani che credevano di avere partecipato a una dimostrazione in un Paese libero.

Come si vede chiaramente, e come sta emergendo dal processo di Genova in cui dure condanne sono state chieste o saranno chieste per coloro che - secondo la magistratura - hanno violato la legge, dai dimostranti violenti, ai poliziotti dentro la scuola Diaz (il luogo del pestaggio più violento, in piena notte, contro gente addormentata), gli aspetti di un collasso delle garanzie costituzionali, una sorta di black out, per fortuna temporaneo che ha coinvolto centinaia di migliaia di persone, si può ricostruire (e si deve) in due modi diversi.

Non solo perché diverse sono le autorità e le competenze, ma perché diverse sono le questioni. La linea di demarcazione più importante, che rende imbarazzanti e ridicole le grida di trionfo di Ignazio La Russa, tornato improvvisamente missino, e rende incomprensibile e non spiegabile ciò che hanno detto Di Pietro e Mastella per vantarsi di avere votato contro, è la seguente. L’autorità giudiziaria si basa sul principio che la responsabilità penale è personale, riguarda un cittadino alla volta.E infatti, di fronte a comportamenti illegali i giudici puntano alla responsabilità di chi li ha compiuti, non al fatto che alcuni gruppi fossero dimostranti e altri gruppi fossero composti di agenti di polizia (con alcuni comandanti) e carabinieri.

Una commissione parlamentare ha invece il compito di chiarire, spiegare, accertare le responsabilità politiche. E tutti sanno che nel G8 di Genova il problema di accertare le responsabilità politiche è grande e urgente, anche in difesa della polizia. Per esempio: chi ha dato certi ordini?

È vero che il nostro sistema di indagine parlamentare è stato seriamente umiliato e offeso da speciali commissioni-calunnia come la commissione Mitrokhin e la commissione Telekom Serbia create, con rilevante spesa del contribuente, al solo scopo (neppure tanto larvatamente golpista) di eliminare dalla scena politica colui che era allora capo dell'opposizione - Romano Prodi - o con l'accusa di essere una spia sovietica o con quella di essersi impossessato di pubblico danaro. Le due commissioni-calunnia (strumento incompatibile con la democrazia) sono state smascherate dalla magistratura che ha provveduto a identificare e arrestare i testimoni falsi, i calunniatori di professione a cui le due commissioni del parlamento italiano si erano affidate. E poi - come tutti ricordano - c’è stato l’atroce omicidio del consulente chiave della commissione Mitrokhin Litvinenko.

È anche vero che questa sarebbe stata una buona occasione per dare un senso e una chiave di spiegazione politica a ciò che è accaduto a Genova in un clima tragico che - a parità di manifestazioni e disordini avvenute con la stessa gravità in altri Paesi democratici del mondo - non ha mai portato alla uccisione di un ragazzo, Carlo Giuliani, non ha mai portato né ai feroci pestaggi notturni né a prolungate violenze subite dai giovanissimi arrestati nei luoghi di detenzione.

È comprensibile che La Russa esulti non in difesa della polizia, che ha già risposto o risponderà ai giudici in una inchiesta che ha rivelato la partecipazione volontaria di alcuni, fuori da ogni regola democratica, ma anche l'indignazione e anzi la denuncia di altri, molti altri, in nome della Costituzione.

È comprensibile la danza un po’ scalmanata di La Russa perché il voto (che è un veto) di Di Pietro e Mastella lo libera, e libera tutta An, dalla domanda: che cosa faceva il vicepresidente Fini nella centrale operativa di Genova, in cui Fini è apparso presente nei momenti peggiori, mentre erano all'opera gruppi di pubblici ufficiali che si sono prestati a violare tutte le regole democratiche di condotta?

Tutto ciò rivela non solo la differenza fondamentale, nota ad ogni giurista (ma anche, nei Paesi democratici, a tutti i cittadini) fra inchiesta della magistratura, che punta alle responsabilità personali, e commissione di inchiesta parlamentare che si pone, a nome di tutti, domande politiche e punta ad accertare nell'insieme il senso di un evento e la responsabilità politica di quell'evento.

In questo senso la commissione sarebbe stata l’occasione e la sede giusta per risalire, da specifiche azioni di polizia, alla fonte e alla responsabilità politica di quelle azioni e dell’insieme repressivo che deliberatamente era stato creato certo non dalle forze dell’ordine ma dal governo.

Dunque se La Russa ha ragione di essere contento (e la sua ragione non è la difesa della polizia, ma lo scampato pericolo di Gianfranco Fini alla necessità di rispondere) di che cosa si vantano Di Pietro e Mastella? Di avere impedito al Parlamento democratico di funzionare con uno dei suoi strumenti più importanti? Conoscono un altro Paese in cui la maggioranza impedisce a se stessa di funzionare e di seguire un programma accettato e condiviso prima delle elezioni? La risposta non c’è e non verrà.Ed è inevitabile dover dire che questo è stato un giorno umiliante per la democrazia italiana.

Pubblicato il: 31.10.07
Modificato il: 31.10.07 alle ore 15.28   
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