Barcellona, la piazza esulta dopo il voto: «Barça-Madrid 72-0!»
Festa per il risultato nelle elezioni regionali: «Cancellate i nomi borbonici dalle vie!»
Di Francesco Battistini, inviato a Barcellona
Gridano «Barça batte Madrid 72 a zero!». Si strappano di mano le bandiere estreladas dell’indipendenza, i cellulari per gli storici selfie, le birre per il brindisi atteso da una vita. Sventolano stelle catalane e stelline europee. Quando gli exit poll diventano dati certi, compare in piazza anche il vincitore assoluto, l’uomo più intervistato di Catalogna dopo Messi. Battezza la vittoria e fa la prima dichiarazione politica, «abbiamo un mandato democratico e non falliremo, faremo onore al mandato», poi partono le canzoni, i balli, i fuochi d’artificio: «Chi negava che questo voto fosse un plebiscito, che cosa dirà davanti al 76 per cento degli elettori?». Qualcuno gli urla già la prima proposta: «Artur, cancella dai monumenti tutti i nomi dei Borbone!». «Aspettavo questa serata da quand’ero piccolo», piange una signora: «Ho chiamato mia nonna, lei si ricorda quando qui non si poteva nemmeno pensare in catalano!...».
Obiettivo marzo 2017, Rajos scende agli inferi
Catalunya decideix. Più che un voto amministrativo, è stato il referendum che volevano. Alla maggioranza assoluta dei seggi, sicura fin dall’inizio, deve corrispondere una maggioranza assoluta dei voti: il 50 per cento richiesto dal sistema proporzionale, per proclamare l’indipendenza unilaterale, non c’è. Ma il dato politico è già nella festa della notte: la piattaforma indipendentista ha ricevuto il mandato e se i suoi leader si confermeranno d’accordo, se l’estrema sinistra secessionista del Cpu ci starà, da qui al marzo 2017 si partirà per l’indipendenza. La stravittoria di Mas (e la probabile discesa agl’inferi del premier spagnolo Mariano Rajoy, che s’è giocato tutto nello scontro frontale e a destra ha preso la metà dei suoi avversari di Ciudadanos, tre mesi prima delle elezioni politiche) è il primo passo: i sogni del leader nazionalista prevedono l’istituzione d’un ministero del Tesoro, la nomina d’ambasciatori, la Dichiarazione solenne; la realtà parla d’un necessario negoziato, probabile e assai duro, con chi da fine dicembre governerà a Madrid. «Ha vinto il sì all’indipendenza – dice Mas -, andiamo avanti». Fin dove, si vedrà.
27 settembre 2015 (modifica il 28 settembre 2015 | 09:39)
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