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Autore Discussione: Andrea Carugati. Ecco come Renzi ha convinto la minoranza.  (Letto 2090 volte)
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« inserito:: Settembre 22, 2015, 06:38:19 pm »

Riforma Senato, arriva il lodo Tatarella.
Ecco come Renzi ha convinto la minoranza.
Bersani: "Un'apertura significativa"

Andrea Carugati, L'Huffington Post
Pubblicato: 21/09/2015 20:03 CEST Aggiornato: 52 minuti fa

Di lavoro da fare ce n’è ancora molto, e toccherà ai senatori farlo nei prossimi giorni. Ma dal punto di vista politico, sul delicatissimo tema delle riforme, la direzione sembra aver consolidato l’intesa dentro il Pd. Un’intesa che, ironia della sorte, prende la forma di “lodo Tatarella”, dal nome dell’ex leader di An che inventò, insieme a Leopoldo Elia, la legge regionale del 1995, la prima volta che gli elettori designarono il presidente della Regione. “Designarono” e non “elessero”, e in queste due parole c’è la soluzione. Renzi, infatti, in direzione ha accolto la proposta avanzata domenica dal senatore ribelle Vannino Chiti, che aveva appunto fatto riferimento alla legge Tatarella: una legge in cui il presidente della Regione veniva scelto dagli elettori, ma nominato formalmente dai consigli regionali. È lo stesso destino che, se l’intesa passerà al vaglio dell’Aula del Senato, toccherà a quei consiglieri regionali che saranno scelti come senatori. Nella relazione, il premier ha parlato esplicitamente di “designazione”. Nelle conclusioni, Renzi ha chiarito bene il punto: “Quando mi riferisco a Tatarella, intendo dire che c’è una designazione dei senatori da parte degli elettori, come accadde ai presidenti di Regione nel 1995. In Emilia Romagna i cittadini scelsero Bersani, che poi fu eletto formalmente dal consiglio regionale. Lo stesso in Toscana con Vannino Chiti”.

A stretto giro arriva la risposta di Pier Luigi Bersani, a Modena per partecipare alla festa dell'Unità. "Mi pare che Renzi abbia fatto un'apertura significativa: se si intende che gli elettori scelgono i senatori e i consigli regionali ratificano va bene, perché è la sostanza di quello che abbiamo sempre chiesto. Meglio tardi che mai: vedremo al Senato come verrà tradotta questa indicazione".

Allo stato attuale, non c’è alcuna ipotesi su come questi senatori saranno eletti. Renzi ha chiarito che non c’è alcuna ipotesi sui meccanismi elettorali, e che il riferimento a Tatarella non era ai listini di consiglieri che venivano affiancati al nome del candidato a governatore. La nuova Costituzione affiderà a una legge ordinaria le modalità di elezione dei senatori: una legge quadro, votata da Camera e Senato, che rimanderà per alcuni aspetti alle singole regioni le modalità di scelta.

Per la minoranza dem, che pure ha deciso di non partecipare al voto finale della direzione, si registra un netto passo avanti. Un’intesa praticamente chiusa. “La proposta di Chiti, ha detto in direzione Gianni Cuperlo (anche a nome dei bersaniani), “può rappresentare il punto condiviso, che riconosca l'utilità e l’opportunità di un criterio più diretto di selezione da parte degli elettori, con una rappresentanza legittimata da un voto popolare, mantenendo ai consigli regionali il compito di una formale ratifica. Su questa base possiamo mandare all'esterno un messaggio di unità”. Lo sbocco pare proprio il “lodo Tatarella” enunciato da Renzi. “Non ci sono scalpi da esibire”, ha detto Cuperlo. “Non è in corso un braccio di ferro o una prova muscolare e non ci devono essere diktat. Bisogna trovare uno sbocco da rivendicare come successo comune”. Morbido anche il bersaniano Miguel Gotor: “Se le parole di Renzi significano che i cittadini decidono chi sarà senatori e i consigli regionali ratificano la volontà popolare per noi va bene”, spiega a Huffpost.

L’ipotesi a questo punto è quella di un emendamento di maggioranza, a prima firma Zanda, che dia forma all’intesa tra i dem e la allarghi anche altri partner di governo. Si tratta di una modifica al comma 5 dell’articolo 2 del ddl Boschi: “La durata del mandato dei senatori coincide con quella degli organi delle istituzioni territoriali dai quali sono stati eletti sulla base della designazione degli elettori”. L’intesa è tutta nelle ultime sei parole in corsivo. Al comma 2, infatti, i senatori sono eletti “dai consigli regionali con metodo proporzionale”. Al comma 5 la volontà popolare rientra dalla finestra. “In fondo”, spiega ad Huffpost Giorgio Tonini, senatore renziano e protagonista della mediazione insieme a Vannino Chiti al sottosegretario Luciano Pizzetti, Zanda e Finocchiaro, “è lo stesso metodo che si usa per eleggere il presidente degli Usa: anche in quel caso l’elezione popolare è mediata dal voto dei grandi elettori”. “Nel caso italiano”, aggiunge Tonini, quella che fanno gli elettori è “una designazione pesante, di cui i consigli regionali sono obbligati a tenere conto”.

Nella minoranza, che non ha partecipato al voto, resta ancora qualche dubbio sulle reali disponibilità del premier. “Se nelle parole di Renzi si intende che decidono i cittadini, cioè che i senatori non sono scelti nel chiuso di una stanza, ma sono decisi dai cittadini e poi c'è una ratifica dei Consigli regionali, siamo secondo me di fronte a un vero e positivo passo avanti”, spiega Roberto Speranza. L’intesa dunque è vicinissima. Resta sullo sfondo molta diffidenza tra le due parti. E del resto il premier nella sua relazione è stato molto duro con la minoranza. E a D’Attorre che l’ha accusato di aver proceduto nelle riforme a colpi di diktat, ha risposto a muso duro: “Dire questo significa fare a pugni con la realtà”.

Da - http://www.huffingtonpost.it/2015/09/21/riforma-senato-lodo-tatarella_n_8171962.html?utm_hp_ref=italy
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