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Autore Discussione: La minoranza interna vuole l'eleggibilità ... tanto per fare casino.  (Letto 2353 volte)
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« inserito:: Settembre 15, 2015, 05:09:31 pm »

Riforme, Renzi: "Gran parte impianto profondamente condiviso".
Resa dei conti in Senato
La minoranza interna vuole l'eleggibilità diretta dei futuri senatori.
Emendamenti restano. Bersani. "Non si vota per disciplina di partito".
Finocchiaro e Guerini: "Articolo 2 non si tocca".
Grasso: "Su emendamenti deciderò solo in aula"


08 settembre 2015

ROMA - "La grande parte dell'impianto di cui stiamo discutendo è profondamente condiviso. Avvertiamo la responsabilità di superare finalmente il bicameralismo paritario". Lo ha detto il premier Matteo Renzi all'assemblea dei senatori Pd sulle riforme.

Nessuna spaccatura nella minoranza dem dunque. Stando alle fonti interne, nessuna mediazione con la maggioranza del partito. Restano 17 gli emendamenti presentati. Tre sono quelli che si riferiscono al nodo dell'articolo 2, fra cui anche la proposta di diminuire da 630 a 500 i deputati. E il ministro delle Riforme, Maria Elena Boschi - ospite di Otto e mezzo a pochi minuti dalla riunione del gruppo al Senato dove è arrivata insieme al premier - dice: "La maggioranza c'è e l'auspicio del governo è che ci sia anche tutto il Pd". E ancora: "La gazzetta ufficiale è piena di provvedimenti del nostro governo che in teoria non dovevano avere i numeri per passare, e poi sono passati tutti. Abbiamo dimostrato che c'è ampia disponibilità al confronto, all'ascolto, abbiamo fatto tantissime riunioni di gruppo e del partito... Noi nei primi diciotto mesi abbiamo fatto 24 direzioni, Bersani ne aveva fatte nove".

Riforme, Renzi: "Gran parte impianto profondamente condiviso". Resa dei conti in Senato
Il presidente del Consiglio Matteo Renzi al Senato, dov'è arrivato accompagnato dal ministro Maria Elena Boschi per incontrare i senatori del Pd sul tema della riforma della Costituzione

"Pronto a una intesa sulle riforme, ma nessuno pensi di ripartire da capo" aveva detto Matteo Renzi ieri sera a Porta a Porta, rivolgendosi soprattutto all'opposizione interna del Pd che sul nuovo Senato insiste per non eliminare l'eleggibilità diretta dei futuri senatori. Messaggio ricevuto e rinviato al mittente dopo poche ore da Pier Luigi Bersani: "Non si tocca l'articolo 2 della riforma (non eleggibilità dei futuri senatori, ndr)? Renzi ha ragione a chiedere che non si apra un vaso di Pandora, ma poi c'è il libero convincimento". E quindi la stoccata: "Non si può chiamare alla disciplina di partito davanti alla Costituzione. Non si è mai fatto in nessun partito".

Una premessa certo non incoraggiante per il premier in vista della decisiva riunione con i senatori Pd in programma questa sera. Insiste ancora Bersani: "Spaccare il Pd sulle riforme? Io sono per il sì, non per il no" alla riforma costituzionale. "Ma qui non è in gioco il superamento del bicameralismo perfetto, il doppio voto di fiducia. Tutti vogliono la riforma e intendono portarla in porto, qui è in gioco se, dopo la legge elettorale, noi possiamo avere un parlamento dove la grandissima parte dei membri viene scelta a tavolino".

"La questione è questa - prosegue - e qui non c'è Bersani ma il libero convincimento di un numero di senatori con i quali bisogna discutere e trovare una soluzione. Non mi risultano tentativi di mediazione". Quanto all'ipotesi listino, circolata in questi giorni come possibile terreno d'incontro, "è priva di sostanza", poiché, a detta di Bersani, "non si può scrivere una cosa in un articolo e poi correggerla in un altro". La questione è "sì a un ruolo degli elettori. Punto".

Passano le ore e sono gli stessi senatori della minoranza dem a rimarcare le posizioni. Al termine di una riunione convocata al ritorno dalla pausa estiva, oggi, si apprende che le posizioni espresse in queste ultime settimane dai due fronti restano le stesse. "L'articolo 2? L'impostazione non si capovolge", ripete Anna Finocchiaro, presidente della commissione Affari costituzionali e relatrice della riforma del Senato, sul timing del ddl Boschi. E sulla disciplina di partito, ribadisce: "Abbiamo la responsabilità di un percorso riformatore che vogliono tutti senza distinzione: è possibile arrivarci con un accordo politico e istituzionale".

"Siamo disponibili a confrontarci, ma non siamo disponibili a tornare al punto di partenza", ripete vicesegretario Pd Lorenzo Guerini replicando a Bersani. "A noi interessa portare a compimento la riforma della Costituzione, una riforma che si aspettava da anni e ora è a portata di mano. Serve responsabilità".

Per il senatore Pd Vannino Chiti, esponente della minoranza, "senza modificare l'articolo 2 non è possibile un'intesa: non per pregiudiziali ma per serietà e rispetto della Costituzione. Ed anche per rispetto dei cittadini. Non si può avere un senato semi-elettivo. Non si può chiedere ai cittadini di partecipare a mezzo servizio, senza contare e decidere. Noi abbiamo fatto uno sforzo per un compromesso degno della costituzione: purtroppo ad ora abbiamo trovato un muro, una chiusura tanto dogmatica quanto assurda rispetto alle coerenze che deve avere la Costituzione". Insomma, alla vigilia della resa dei conti dei senatori in Senato, le posizioni restano cristallizzate.

Intanto fa sentire la sua voce il presidente del Senato, Piero Grasso, determinante per la decisione che prenderà sugli emendamenti al ddl Boschi: "Io mi potrò pronunciare solo in Aula, quando avrò gli emendamenti da valutare". Poi un invito al dialogo: “Ogni giorno che passa senza un confronto vero tra le parti, a tavolino e non sui giornali, è un giorno sprecato, e fra un mese comincia la sessione di bilancio.
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08 settembre 2015

Da - http://www.repubblica.it/politica/2015/09/08/news/senato_bersani_attacca_non_si_vota_per_disciplina_di_partito_-122432992/?ref=HREA-1
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